Pulsioni autoritarie nella Grecia di Mitsotakis

A pochi mesi di distanza dalle elezioni dello scorso luglio, il clima politico in Grecia sembra decisamente cambiato. Il nuovo primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha inaugurato un nuovo corso, dopo l’esperienza di governo della sinistra radicale di Syriza guidata da Alexis Tsipras. Cinque anni in cui, complice anche il fardello della crisi finanziaria del 2010 e delle richieste dei creditori internazionali, il desiderio di cambiamento sentito dalla maggioranza dei greci non si è avverato.

Il nuovo governo di centrodestra di Mitsotakis è stato eletto sulla base di una programma basato su tagli alle tasse, tagli alla spesa pubblica e “sicurezza”. Quest’ultimo al momento sembra il punto su cui il governo sta spingendo di più, con esiti e misure a dir poco discutibili.

Le prime avvisaglie di una rottura in senso securitario e repressivo si sono sentite a fine agosto ad Exarchia, uno dei quartieri più famosi di Atene sia per la sua posizione centrale che, soprattutto, per la sua storia politica. Exarchia è ormai da decenni un simbolo: un luogo in cui si sperimentano pratiche e stili di vita alternativi, l’epicentro della contestazione e del dissenso nella capitale la cui atmosfera bohemien ha non a caso attirato negli ultimi anni AirBnb e tutte le società interessate a gentrificare il quartiere e trasformarlo in un’attrazione a uso e consumo dei turisti.

Spesso descritto come una zona franca o un quartiere anarchico, Exarchia è in realtà un luogo che pullula di graffiti, librerie indipendenti e spazi sociali autogestiti, molti dei quali hanno svolto un ruolo fondamentale nel gestire la crisi migratoria che ha investito la Grecia negli ultimi anni.

Ebbene, è esattamente in questo luogo che da fine agosto sono iniziati gli sgomberi. Nel mattino del 26 agosto quattro squat sono stati evacuati, due dei quali ospitavano rifugiati e migranti: Spirou Trikoupi 17, Transito, Rosa de Fon e l’occupazione anarchica Gare. Negli edifici non è stata trovata nessuna traccia di droga o armi. Dai due edifici di Spirou Trikoupi 17, 143 persone sono state arrestate e portate al “Dipartimento per gli stranieri” dell’Attica per verificare il loro status migratorio. Di queste 143 persone, provenienti da Iran, Iraq, Afghanistan, Eritrea e Turchia, 57 sono uomini, 51 sono donne e 35 sono bambini. Altri sgomberi sono stati effettuati il 19 settembre, il 23 settembre, il 16 ottobre e il 12 novembre.

La “lotta all’illegalità” ha così spinto le forze dell’ordine a sgomberare centinaia di occupanti, molti dei quali rifugiati e minori, e a trasportarli nei centri di accoglienza o espellerli dal paese. Una gestione emergenziale dei flussi migratori che ha chiaramente mostrato i suoi limiti, come dimostrato dall’incidente avvenuto a metà ottobre nell’hotspot di Samos. Ma questa è solo una parte della storia.

Un altro fatto che ha generato critiche e proteste riguarda l’intera categoria degli studenti. Stiamo parlando della cancellazione della legge sul cosiddetto “asilo universitario”: una legge del 1982 che vietava alle Forze dell’Ordine di entrare nelle università, se non in casi davvero eccezionali e su esplicita richiesta del rettore o del senato accademico. La norma fu approvata in memoria della feroce repressione del 17 novembre 1973 contro le proteste studentesche, quando l’esercito fece irruzione al Politecnico di Atene uccidendo 24 persone.

Le proteste degli studenti sono iniziate a ottobre, alimentate anche dall’annuncio del Ministro dell’Istruzione di voler “espellere” gli studenti universitari che non conseguono la laurea entro un certo numero di anni: una guerra ai fuori corso, che spesso sono semplicemente studenti lavoratori.

Operazione delle forze dell’ordine all’Università di Economia e Commercio di Atene, 11 novembre – Credits: REUTERS/Costas Baltas

In seguito a controlli e perquisizioni effettuati dalle forze dell’ordine all’interno dell’Università di Economia e Commercio di Atene il 10 novembre e all’annuncio della chiusura dell’ateneo per una settimana, il giorno successivo l’università è stata occupata in segno di protesta e la polizia l’ha immediatamente sgomberata con l’utilizzo di lacrimogeni, come dimostra questo video.

Il culmine della contestazione era previsto in occasione del 17 novembre. Le forze dell’ordine erano pronte a rispondere ad eventuali scontri, mettendo in campo un arsenale di 5000 uomini, elicotteri e droni. La manifestazione è stata pacifica e partecipata. Tra i presenti, anche l’ex primo ministro Tsipras. A margine della protesta, sono stati tuttavia segnalati episodi di scontri, arresti e violenze. Lunedì il bilancio era di 33 arresti e 53 fermi solo nella città di Atene.

A completare il quadro appena descritto, ci sono altri due episodi. Tra il 19 e il 20 ottobre, 19 ragazzi e ragazze minorenni (alcuni dei quali accompagnati) sono stati letteralmente costretti a uscire da parte delle forze dell’ordine da un cinema in cui veniva proiettato “Joker” e consegnati alle famiglie. I film vietati ai minori sono quelli che contengono “forti scene di violenza, comportamento e linguaggio disturbante e brevi immagini sessuali”.

Nessun minore tuttavia era stato mai cacciato da un cinema per questo. Il 9 novembre, infine, la polizia ha fatto irruzione in un famoso club di Atene nel distretto di Gazi per un controllo antidroga e ha arrestato 10 persone. La refurtiva è di 12 grammi di cannabis, 3 grammi e mezzo di cocaina, 2 grammi di eroina e due compresse di ecstasy.

Il quadro che emerge, dunque, è quello di un clima sempre più repressivo. Qualcuno potrebbe dire che in fondo è la maggioranza degli elettori greci ad avere legittimato questa politica ferrea di legge e ordine. Tuttavia, resta il fatto che qualsiasi democrazia liberale degna di questo nome si basa sui principi dello stato di diritto e sulla difesa dei diritti delle minoranze, che spesso coincidono con i soggetti più deboli. E che non è affatto scontato che una volta cacciati e arrestati i migranti, gli anarchici e gli studenti la Grecia si risolleverà dalla sua profonda crisi economica e politica.


Foto in copertina di Pantelis Saitas/EPA