Il Reddito di Cittadinanza avanza

Di Ugo Lombardo – Come stabilito dal D.L. n.4/2019, convertito in Legge n.26/2019, è possibile richiedere il Reddito di cittadinanza (Rdc) a partire dal 6 marzo 2019, obbligandosi a seguire un percorso personalizzato di inserimento lavorativo e di inclusione. Ad oggi (dati provvisori aggiornati al 17 luglio 2019), il Reddito di cittadinanza, a fronte di 905 mila domande accolte, ha coinvolto 2,2 milioni di persone, di cui 1,4 milioni nelle regioni del Sud e nelle Isole, 480 mila nelle regioni del Nord e 308 mila in quelle del Centro.

Come si può notare dal grafico (in basso), al momento sono state accolte il 65% delle domande, mentre il 28% sono state o respinte o cancellate. I dati pubblicati in questo report dell’Osservatorio statistico si basano sulle domande trasmesse all’Istituto dai Caf, dai Patronati e dalle Poste Italiane. Più precisamente, al 17 luglio 2019 risultano pervenute all’Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS) 1,4 milioni di domande di cui 905 mila sono state accolte, 104 mila sono in lavorazione e 387 mila sono state respinte o cancellate. Le regioni del Sud e delle Isole, con 777 mila domande (56%), detengono il primato delle domande pervenute, seguite dalle regioni del Nord, con 388 mila (28%), e da quelle del Centro con 230 mila (16%).

Domande per il Reddito di cittadinanza – Osservatorio statistico

In generale, dai dati dell’Osservatorio, i principali nuclei familiari che percepiscono il Reddito di cittadinanza sono concentrati nelle regioni del Sud e nelle Isole, raggiungendo il 61% del totale delle prestazioni erogate, a cui segue il 24% delle regioni del Nord ed infine quelle del Centro con il 15%. Per quanto riguarda la Pensione di cittadinanza (Pdc) che viene percepita dal nucleo familiare composto esclusivamente da uno o più componenti di età pari o superiore a 67 anni, è maggiormente concentrata nella regione Campania (19% delle prestazioni erogate), seguita dalla Sicilia (17%), dal Lazio e dalla Puglia (9%) e nelle quattro regioni citate risiede il 54% dei nuclei beneficiari. Delle oltre 2,2 milioni di persone coinvolte, 580 mila sono minorenni. È interessante sottolineare come la cittadinanza del richiedente la prestazione è nel 90% dei casi italiana, nel 6% si tratta di un cittadino extra-comunitario in possesso di un permesso di soggiorno, nel 3% di un cittadino europeo ed infine nell’1% di familiari dei casi precedenti.

Ultimo aspetto molto interessante di questo rapporto è quello che riguarda il confronto tra Reddito d’Inclusione (ReI) e Reddito di cittadinanza. A giugno 2019 risultano in pagamento 93 mila prestazioni di ReI, il cui picco massimo di pagamenti è stato raggiunto nel mese di dicembre 2018 con 358 mila beneficiari e un importo medio mensile di 281 euro. Da quanto è stata istituita questa misura, fino a giugno 2019, risultano aver percepito almeno una mensilità 507 mila nuclei familiari, coinvolgendo 1,4 milioni di persone e con un importo medio mensile di 293 euro. Il 34% dei nuclei percettori di Reddito/Pensione di Cittadinanza risulta aver percepito almeno una mensilità di ReI nel periodo Gennaio 2018 – Giugno 2019; al 93% di tali nuclei viene erogato un importo medio del Reddito di Cittadinanza superiore a quello del Reddito di Inclusione di circa 382 euro.

Distribuzione mensile degli importi medi erogati – Osservatorio statistico

L’introduzione del beneficio RdC/PdC comporta l’erogazione di importi mensili decisamente più elevati rispetto al precedente ReI: ad oggi, il massimo importo medio erogato, secondo i dati dell’Osservatorio, ha sfiorato i 500 euro mensili nel mese di prima emissione della prestazione. Limitandoci al confronto al Reddito di Inclusione con il Reddito di Cittadinanza (escludendo la Pensione di Cittadinanza), dal Grafico seguente emerge che l’importo medio erogato è mediamente più elevato dell’80% rispetto all’importo medio del Reddito di Inclusione (526 euro vs 293 euro).

Quindi, concludendo, da questi primi numeri si può constatare come, in modo molto simile al ReI, il Rdc è un sostegno economico ad integrazione dei redditi familiari finalizzato al reinserimento lavorativo e sociale. Come ha recentemente dichiarato il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, alle giornate del Lavoro, organizzate dalla Cgil, a Lecce. «Sul piano attuativo» – ha sottolineato il premier – «la forza di quello strumento è recuperare persone emarginate dal mercato del lavoro, se non riusciamo a fare questo rischiamo di avere una misura meramente assistenziale che lascia il tempo che trova». Di conseguenza, il secondo step del procedimento – che riguarda quello di immettere nel mondo del lavoro coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza – sarà fondamentale per verificare il reale obiettivo di questa misura che, se non verrà raggiunto, si riassumerebbe in un mero costo per lo Stato italiano, senza alcun ritorno positivo.


Foto in copertina da Il Mattino

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