Dario Franceschini torna ministro dei Beni Culturali

Di Marco Cerniglia – Lo avevamo già visto in questa posizione, e ora è tornato. Dario Franceschini, del Partito Democratico, è il nuovo (ma non troppo) ministro dei Beni Culturali sotto il neo-governo di coalizione PD-M5S, con Giuseppe Conte alla guida.

La posizione era già stata occupata da lui sotto altri due governi, uno di seguito all’altro. Occupa la posizione la prima volta nel Febbraio del 2014, e verrà poi riconfermato nella sua posizione dopo il crollo dell’esecutivo Renzi, nel Dicembre del 2016; continua poi il suo operato nel nuovo governo Gentiloni, fino a Giugno 2018. La lunga durata di questo incarico gli ha garantito il primato non ufficiale, al momento, di ministro dei Beni Culturali rimasto in carica più tempo nella storia della Repubblica.

Tra le sue manovre più note, possiamo ricordare quella che da Luglio 2014 prevede l’ingresso gratuito in musei e luoghi di cultura statali; inoltre, il riconoscimento annuale di Capitale della Cultura è dovuto anche ad una delle sue norme. Attraverso una riunione di emergenza tenutasi dopo degli scioperi improvvisi a Pompei e al Colosseo, inoltre, si è varato un decreto legge nel Settembre 2015, nel quale sono equiparati i musei alle scuole, ai trasporti e agli ospedali come servizi pubblici essenziali.

Il suo predecessore, Alberto Bonisoli, ha provato a modificare alcune delle norme partite dal precedente operato di Franceschini. Una fra queste è stata la modifica della manovra sull’ingresso gratuito nei musei, aggiungendo che la regola andava applicata “a discrezione” della direzione dei musei stessi. Inoltre, ha anche portato delle alterazioni alla norma dei cosiddetti “superdirettori” di museo, figure col doppio compito di valorizzare l’istituzione a cui erano assegnati e gestirne la macchina organizzativa.

Alberto Bonisoli

Alcune di queste figure hanno quindi dovuto abbandonare le loro posizioni per via di questa riduzione dell’autonomia dei musei; la ex direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze, Cecilie Hollberg, ha dovuto infatti lasciare il proprio posto in vista del futuro accorpamento, previsto dalla riforma Bonisoli, al museo degli Uffizi. Il rientro di Franceschini nella posizione ha permesso il congelamento del decreto, in quanto firmato in periodo estivo e in un momento di crisi con difficoltà logistiche e politiche di operato. La situazione rimane tuttavia sospesa, e si dovrà trovare un modo di risolverla.

Il volto di Franceschini non era previsto nel nuovo governo; in un primo momento, Nicola Zingaretti, segretario del PD, avrebbe voluto solo volti nuovi. L’eccezione di questa assegnazione è dovuta al fatto che la posizione aggiuntiva di Dario Franceschini sarà quella di “capo-delegazione” dei ministri del PD, come contraltare del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ricopre un ruolo analogo tra i ministri del Movimento 5 Stelle. La linea di quasi continuità che il nuovo ministro rappresenta potrà essere importante per garantire la fluidità di questo Ministero, che lo stesso Franceschini definisce “il ministero economico più importante del paese”?


Foto copertina da https://www.adnkronos.com