Roma: Cuarón tinge Netflix di bianco e nero

Da Inchiostro Virtuale

Di Roberto Gessi – Roma racconta la storia di Cleo, una giovane ragazza messicana che svolge la professione di domestica presso una facoltosa famiglia di Città del Messico. Il viso di Cleo tradisce le sue origini indigene e parla di un Paese diviso tra il suo passato procolombiano e un presente popolato dai bianchi, come lo sono la famiglia di Sofia e Antonio, la coppia presso cui vive e lavora Cleo.

Roma, del resto, prende il nome dall’omonimo quartiere che, a partire dal Ventesimo secolo, ospitò le famiglie più benestanti di Città del Messico. Un quartiere aristocratico, dunque, europeo, che fu costruito proprio a immagine e somiglianza delle città del vecchio continente. Lì si possono trovare, ancora oggi, gli elementi in stile Art Nouveau e Neoclassici che furono fortemente voluti da chi lo progettò. Elementi che ritroviamo anche negli interni della casa dei protagonisti (che non mancheranno di colpire cultori e non) abitata da complementi d’arredo d’antiquariato, oggetti che oggi definiremmo vintage e architetture essenziali ma pregevoli.

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Lo stile. Roma è un film lento, delicato, a tratti rassegnato, soave. In questo, sembra quasi rispecchiare il carattere della protagonista che, a dispetto della sua giovane età, si ritrova già a vivere una vita monotona e priva di particolari guizzi. Le sue giornate sono scandite dalle abitudini e dai riti quotidiani della famiglia presso cui è occupata: i gusci delle uova alla coque da rompere con il cucchiaio, la merda del cane da raccogliere, il bucato da stendere sull’attico…

Quei gesti – banali, abituali, noiosi – sono esaltati da inquadrature così intense e lunghe da divenire quasi fotografie. Se Cleo approfitta dei servizi igienici del cortile della casa in cui vive, l’inquadratura si sofferma sugli esterni di quel piccolo ambiente: come se lo spettatore dovesse attenderla, come se quel bisogno avesse la stessa importanza di qualsiasi altro momento del film, anche quelli più intensi. Come quando Cleo, scopertasi incinta, deve confessare la sua condizione alla sua datrice di lavoro, temendo il licenziamento; come quando i figli più piccoli della signora Sofia rischiano di annegare.

Il merito. No, non mancano le emozioni, in Roma. Il bianco e nero della pellicola, la lentezza, la rassegnazione che sembra trasparire nella protagonista non lo rendono un film dal valore meramente estetico. Roma, anzi, svela come anche in una vita in cui ogni giorno sembra replicare quello precedente, ci siano imprevisti, sangue, morte, amore, ideali, risate.

roma-locandina905-675x904Lo sforzo di Cuarón, l’esercizio che meglio ha eseguito, è stato quello di non indugiare troppo su particolari elementi o precise vicende bensì di raccoglierle tutte in quello che potrebbe dirsi un album di fotografie. Sì, ci sono gli scontri politici del Messico degli anni Settanta; no, non manca il classismo; sì, c’è la fine del matrimonio tra Sofia e Antonio che fa da sfondo, ma nulla toglie spazio ad altro.

Vincitore del Leone d’Oro alla 75a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Roma è distribuito da Netflix. In Italia è stato proiettato in pochissime sale cinematografiche e solo in alcune giornate. È visibile – in lingua originale e sottotitolato in italiano – sulla piattaforma di streaming.


 

Originariamente pubblicato su Inchiostro Virtuale

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