Tra le proteste dei pastori, in Sardegna vince Solinas

Di Valentina Pizzuto Antinoro – Si sono appena concluse le elezioni regionali in Sardegna che ha visto come vincitore il candidato del centrodestra Christian Solinas con il 47,8% contro il Sindaco di Cagliari Massimo Zedda, candidato per il centrosinistra con il 32,9%. Lo spoglio delle 1.840 sezioni iniziato lunedì mattina alle ore 7 ha proceduto a rilento per tutto il giorno. Nonostante lo spoglio non sia ancora finito (mancano una decina di sezioni) già ieri sera la vittoria di Solinas su Zedda era chiara. Il candidato del Movimento 5 Stelle Francesco Desogus ha subito una forte sconfitta con il 11,1% dei voti.

vale internoIl presidente appena eletto otterrà inoltre un premio di maggioranza attribuito a seconda dei voti ottenuti: secondo la legge elettorale della Sardegna se il presidente eletto ottiene tra il 40% e il 60% dei voti gli viene attribuito il 60% dei seggi (36 su 60); se invece ottiene tra il 25% e il 40% dei voti, gli viene attribuito il 55% dei seggi (33 su 60). Nonostante le proteste e le minacce di boicottaggio delle elezioni da parte dei pastori sardi, l’affluenza è stata del 53,75%, circa due punti in più rispetto alle elezioni regionali del 2014.

I candidati. In totale i candidati erano sette, ma quattro di questi non hanno superato il 10% dei voti: Andrea Murgia per la lista Autodeterminatzione (sinistra), Paolo Maninchedda, ex assessore della giunta uscente candidato con il Partito dei Sardi (indipendentista); Vindice Lecis candidato dal Partito Comunista e Mauro Pili per la lista Sardi Liberi (centrodestra). I candidati principali erano tre: Christian Solinas (centrodestra), Massimo Zedda (di centrosinistra) e Francesco Desogus (Movimento 5 Stelle).

 Christian Solinas, 42 anni di Cagliari, è il segretario del Partito sardo d’Azione, partito alleato con la Lega durante le elezioni politiche del 4 marzo 2018. La sua coalizione alle regionali è formata da 11 liste, tra cui Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e il Partito sardo d’Azione. In passato è stato assessore regionale dei Trasporti e consigliere regionali nelle ultime due legislature ed è stato eletto in Senato nelle politiche del 2018.

Il principale candidato del centrosinistra Massimo Zedda, 43 anni, è il sindaco di Cagliari al suo secondo mandato. Nel 2011 è diventato il più giovane sindaco di un capoluogo regionale. La sua coalizione è formata da 8 liste, tra cui il Partito Democratico, Liberi e Uguali, Possibile e Italia in comune.

Il candidato del Movimento5Stelle Francesco Desogus, 58 anni, è un bibliotecario di Cagliari attivista del Movimento alla prima esperienza politica. È stato scelto lo scorso ottobre attraverso le primarie online (con 450 voti su 1.350 iscritti votanti) dopo che è stata ritirata la candidatura di Mario Puddu, ex sindaco di Assemini nel cagliaritano, a causa della condanna per abuso di ufficio.

 Campagna elettorale offuscata dalle proteste contro il prezzo del latte. Più che da campagna elettorale, da ormai cinque mesi la Sardegna è stata dominata dalle proteste dei pastori contro il prezzo del latte di pecora e capra. Da ottobre, infatti, i pastori stanno protestando contro il cartello delle imprese casearie che hanno deciso di fissare il prezzo del latte a 60 centesimi per litro, chiedendo che venga pagato almeno 77 centesimi per litro.

protestaLe manifestazioni sono state caratterizzate da azioni clamorose con l’obiettivo di scuotere la politica e l’opinione pubblica: blocchi del traffico, versamento del latte da loro prodotto per le strade, blocco e svuotamento degli autotrasportatori di latte diretti nei caseifici, danneggiamenti ai caseifici stessi e la minaccia di boicottare le elezioni regionali. Soltanto nelle prime settimane di febbraio i pastori hanno versato per strada migliaia di litri di latte, frutto del loro sacrificato lavoro.

Giorno 21 febbraio il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il ministro dell’Agricoltura Gianmarco Centinaio hanno convocato un tavolo di lavoro per raggiungere un’intesa sul prezzo del latte. Tuttavia gli industriali hanno deciso di non partecipare al tavolo, dunque non è stato raggiunto un accordo. L’unica intesa trovata, come è stato affermato dal presidente della Coldiretti Sardegna Battista Cualbu, riguarda la nomina di un prefetto che avrà il compito di controllare il lavoro dei consorzi e proseguire una trattativa tecnica in Sardegna. Si attendono decisioni nei prossimi mesi, ma ciò che rimane chiaro è che per i pastori e per i loro rappresentanti non si è raggiunto l’accordo sperato.

Intanto si sta verificando una radicalizzazione delle manifestazioni non condivisa dalla maggior parte dei pastori sardi che fino ad adesso hanno manifestato: questa mattina alcuni uomini armati a volto coperto hanno bloccato e dato in fiamme un’autocisterna dopo aver fatto scendere e legato a un albero il conducente. Questo è il secondo caso di blocco armato: il primo è avvenuto il giorno delle elezioni, durante il quale due uomini hanno costretto l’autista a sversare il latte sull’asfalto per poi far perdere le loro tracce.

Inoltre, oltre dieci i pastori sono indagati dalla Procura di Nuoro: i reati contestati vanno dalla violenza privata al danneggiamento e deturpamento della cosa altrui, dal blocco stradale alla resistenza al pubblico ufficiale.

 La dura sconfitta del Movimento 5 Stelle. I voti ottenuti dal candidato del M5S, circa 85 mila (11,1%), registrano un ribaltamento clamoroso rispetto ai risultati ottenuti in passato. Il primo commento del candidato Desogus è stato: «È un risultato netto e chiaro. Per il M5s non è quello delle aspettative, ma vorrei chiarire che sapevo già che sarebbe stata una partita molto difficile».

All’inizio i vertici del M5S hanno persino affermato di essere soddisfatti del risultato ottenuto, in quanto per la prima volta vi saranno rappresentanti del movimento all’interno della regione sarda. Tuttavia il confronto con i risultati delle elezioni politiche è stato quasi inevitabile: il M5S, infatti, alle politiche del 2018 aveva raggiunto in Sardegna addirittura il 42,4%. Secondo Patrizia Cadau, consigliera comunale di Oristano, il Movimento è stato sconfitto perché si è creato uno scollamento tra la base e i portavoce nazionali e bisogna capire come riprendere il contatto con la gente.

Per contrastare la crisi del Movimento il vicepremier Luigi Di Maio ha deciso di di maioaccelerare la sua riorganizzazione strutturale sia a livello locale che nazionale. Per quanto riguarda le percentuali dei voti ottenuti, Di Maio ha difeso il Movimento respingendo i confronti tra risultati elettorali delle politiche e le regionali affermando che i risultati locali  ottenuti dal Movimento non sono stati mai vicini alle alte percentuali nazionali. Inoltre ha commentato: «Non possiamo vincere da soli contro chi si presenta in coalizione con 10 o 11 liste».

A livello nazionale Salvini e Di Maio si rassicurano a vicenda affermando che l’ultimo risultato elettorale non avrà ripercussioni sul governo giallo-verde e il contratto di governo verrà rispettato.

Intanto i due leader si preparano alle prossime elezioni, tra cui le elezioni regionali della Basilicata previste per il 24 marzo. Tuttavia la vera sfida elettorale sarà quella delle Europee 2019 e le elezioni regionali in Piemonte previste per il 26 maggio.


 

1 commento

I commenti sono chiusi