Il paradosso siciliano: un patrimonio culturale e ambientale inestimabile minacciato da degrado e abusivismo

Di Sabrina Landolina – La Sicilia è tra le regioni d’Italia con il maggior numero di siti riconosciuti nel patrimonio UNESCO. Secondo l’Osservatorio turistico, nei primi sei mesi del 2017 si è registrato un incremento del 20 per cento di arrivi rispetto all’anno precedente. Nonostante l’aumento del turismo, la bellezza del patrimonio culturale siciliano è offuscata dal degrado e dall’abusivismo.

Raymond Bondin, ambasciatore Emeritus Unesco, ha lanciato l’allarme sullo stato del patrimonio artistico e monumentale siciliano sottolineando la mancanza di controllo sui progetti di restauro e conservazione e la precarietà economica delle Soprintendenze. Uno dei siti siciliani con notevoli problemi di conservazione è il parco archeologico di Selinunte, nei pressi del quale si trova un enorme villaggio abusivo.

Molti i siti “sprecati”: in Sicilia, ci sono delle tonnare bellissime, non valorizzate, e molte di loro sono in uno stato pessimo; l’hangar di Augusta con la sua porta scorrevole in ferro, una rimessa nata per scopi militari tra il 1917 e il 1920, presenta da decenni segni di deterioramento. Seppure si siano promosse iniziative, anche legislative, a favore della conservazione del patrimonio isolano, la situazione rimane precaria.

Vincenzo Vinciullo, ex parlamentare all’Ars (dove ha ricoperto la carica di Vicepresidente Vicario della II commissione Bilancio e Programmazione) ha presentato un disegno di legge per istituire il parco archeologico della Neapolis di Siracusa, uno dei più importanti siti archeologici della Regione ma anche tra i più sofferenti, tanto che è toccato alle guide turistiche della città denunciarne il grave degrado, tra monumenti inghiottiti dalla vegetazione o transennati ai visitatori.

Mario Zito, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, rileva la necessità di restauro e conservazione dei monumenti palermitani, ponendo la sua attenzione per esempio a San Giovanni degli Eremiti lungo il percorso arabo-normanno e la facciata di Palazzo Alliata di Villafranca a piazza Bologni, danneggiati dall’inquinamento atmosferico.

Sulla necessità di ripristinare i nostri gioielli architettonici con l’aiuto della tecnologia si è discusso durante il meeting “Nanotecnologia e beni culturali, nuove sfide verso il futuro” tenutosi il 25 ottobre 2017. L’azienda italiana 4Ward360 Nanotechnology, leader da vent’anni nella ricerca e sviluppo di produzione e applicazione di nanoparticelle in tutto il mondo, ha espresso la sua disponibilità per restaurare un monumento siciliano. Purtroppo, in Sicilia, la mancanza di collaborazione e interlocuzione con le istituzioni non ha portato a risultati concreti.

Oltre ai monumenti e le aree boschive, i segni dell’incuria sono evidenti lungo la nostra area costiera ormai deturpata dal selvaggio abusivismo. Legambiente Sicilia ha presentato all’Ars il dossier dal titolo “Il consumo delle aree costiere italiane. La costa siciliana: l’aggressione del cemento ed il cambiamento del paesaggio”, per denunciare il disagio isolano.

Da uno studio condotto sulla costa siciliana da Legambiente, stilato in base a delle foto satellitari dal 1988 al 2013, dei 1.088 chilometri di costa il 21 per cento è tutelato; mentre il 18 per cento è costituito da paesaggio agricolo; la parte rimanente, il 61 per cento della costa, è urbanizzata. Nonostante  l’approvazione della legge Galasso che avrebbe dovuto impedire altre costruzioni abusive sulle coste siciliane, gli abusi edilizi sono aumentati.


 

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