Europa 2017. La Brexit supera il primo “livello”
Dopo mesi, abbastanza complicati, di trattative, con diverse tensioni fra le parti, ecco che la Brexit ottiene il primo via libera da parte dell’Ue. Dopo l’ok da parte della Commissione europea, giunto l’8 dicembre, ecco arrivare il placet anche del Consiglio Europeo, il quale, con i leader degli altri 27 paesi, ha confermato che «i progressi fatti nella prima fase del negoziato sono sufficienti per passare alla seconda fase relativa alla transizione e alla cornice del rapporto futuro».
Nessun completo accordo, com’è inevitabile che fosse. Ma, ad oggi, viene esaudita la condizione improrogabile, imposta dall’Ue e accettata malvolentieri da Londra, dei «sufficienti progressi» su tre punti individuati come oggetto della futura separazione: diritti dei cittadini europei residenti nel Regno Unito; impegni finanziari di Londra; e infine, la questione dei confini tra Irlanda del Nord e Irlanda, paesi com’è noto, uno facente parte del Regno e l’altro dell’Ue.
I cittadini europei che si trovano in Gran Bretagna manterranno gli stessi diritti di oggi, almeno fino al 2020, e saranno sottoposti al giudizio delle corti britanniche alle condizioni previste dalla legge Ue. Sugli impegni finanziari, invece, l’intesa è stata raggiunta solo sul metodo per calcolare la somma, stabilita in euro, che Londra dovrà sborsare. Più complessa è la questione irlandese, dove se da una parte, la May ha fornito la propria garanzia che non ci sarà «alcuna frontiera fisica» tra Irlanda e Irlanda del Nord, con conseguente applicazione delle medesime regole su mercato unico e unione doganale, dall’altra la premier le garanzie le pretende affinché ciò non determini una frontiera tutta interna al Regno Unito. E proprio su quest’ultimo punto, ad oggi nessuna soluzione sembra esser stata trovata.
Ma, al netto delle inevitabili distanze ancora presenti, siamo di fronte a una svolta, che soddisfa in particolare, Theresa May, la quale per l’appunto ha parlato di «passo importante sulla strada per realizzare una Brexit liscia e ordinata». La premier conservatrice, nelle scorse settimane, aveva voluto inserire un emendamento al Repeal Bill, la legge quadro sul divorzio dall’Ue, con cui metteva nero su bianco giorno e ora della Brexit, ossia venerdì 29 marzo alle ore 23. Una data indicativa, utile alla May per lanciare un segnale forte nei confronti dei propri “nemici” interni al partito, e per certi versi anche alla sua popolazione.
Della serie «indietro non si torna», nonostante alcuni sondaggi, l’ultimo quello commissionato dal quotidiano britannico «The Independent», parlino di un netto ripensamento da parte degli elettori. Lo stato d’animo dei sudditi di Sua Maestà rappresenterà, però, un fattore non indifferente nel prosieguo delle trattative che, superato il primo ostacolo, continueranno ad essere complesse, come hanno lasciato intendere tutti i vari leader dell’Unione.
Mario Montalbano
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