Rui Inàcio, un viaggio nell’effimero

Palermo ospita da venerdì 27 ottobre a sabato 20 gennaio la ricerca di Rui Inàcio (Loures, 1971) con un progetto dell’associazione ‘Nuvole’ a cura di Giulia Ingarao, con il patrocinio e la collaborazione dell’Ambasciata del Portogallo e del Comune di Palermo.

Ó mar de Deus amansai  ovvero “Ho domato il mare di Dio”, è il titolo del percorso espositivo dell’artista portoghese e anche un verso di un quartetto della poesia popolare O mar na poesia popular inclusa nella raccolta di poesie tradizionali portoghesi O folclore da llha do Pico; l’artista propone la rielaborazione del suo viaggio nella natura, ed il tempo trascorso a Pico è l’esperienza che domina il suo spirito creativo tradotto in acrilici e acquarelli che nello spazio delle nuvole si scompongono alla nostra vista per poi ricomporsi nella nostra mente.

L’esperienza con la mostra è un viaggio, e noi i viaggiatori. Entriamo nello spazio della galleria Nuvole Incontri d’Arte ed il mare ci accoglie come una linea di orizzonte potente, strato su strato questo mare si fa presente. Sfuggendo dall’instabilità del fluido del mare entriamo in un altro spazio dove la presenza della montagna e della vegetazione ci dona stabilità. Su una parete ci sovrasta una grande montagna; sempre lo stratificarsi del colore rende compatta e solida l’immagine, ma sembra quasi un’ombra. Il suo profilo è preciso, ogni frastagliatura è razionale – Rui nel suo lavoro si appoggia a materiale fotografico che utilizza per mantenere la precisione di questi profili della natura – e sotto la montagna si materializza una pietra: sta lì, solida, al centro della sala, ma anche lei è fatta di carta e gioca tra fragilità e solidità. E poi ancora il mare con tre disegni posizionati in modo da ricreare il movimento del viaggiatore su una barca. Ed è su questo mare, ondeggiando, che siamo trascinati nuovamente a terra, catapultati in un mondo di fantasia. È la foresta degli alberi surreali. La loro rappresentazione dal contorno preciso richiamano però un assente: lo sfondo; quest’ultimo è annullato, mentre l’immagine dei tronchi è una sorta di negativo fantastico. Nella zona della biblioteca troviamo poi altri lavori sempre sugli alberi, ancora sul particolare della corteccia ma qui lo sfondo non è più annullato. Si tratta di un lavoro antecedente a quello proposto dalla galleria, ma spiega il processo di ricerca di Inàcio.

La mostra in galleria tutta da scoprire culmina in uno spazio mistico, e costituisce un arricchimento della potenza poetica dell’opera site specific di Rui Inàcio. As ondas do mar são brancas (“Le onde del mare sono bianche”), l’opera site specific, viene concepita per lo spazio della chiesa di Santa Maria dello Spasimo. Lo spazio dello Spasimo recuperato e riaperto al pubblico da quattro anni, si fa palcoscenico di eventi per ridare vita e dignità ad una struttura che è un bene culturale della città di Palermo. Qui l’opera effimera dialoga benissimo con il suo ambiente. Le due montagne si guardano, l’una specchio dell’altra, sono simili ma diverse, l’isola di Pico e la Sicilia su un solo blocco di erba che crescerà, mutando questo paesaggio. È un’opera che cambierà volto ogni giorno.

Perché le due isole? «Le due isole perché il progetto nasce dall’esperienza del viaggio come luogo di incontro in uno spazio di natura altro» spiega durante l’inaugurazione la curatrice Giulia Ingarao. «L’incontro con la natura avviene attraverso una prima esplorazione che si traduce soprattutto in una prima tappa che è fotografica, un modo per prendere appunti del paesaggio […] che poi si traducono in schizzi acquarelli ed infine in opere d’arte».

La traccia di questo racconto proviene dall’esperienza del viaggio in Sicilia e quella della scorsa estate nelle Azzorre che si traduce in questo confronto tra i due vulcani. L’erba che separa i due atolli è il mare e le zolle delle isole rappresentano quel «desiderio di incontro, di comunione attraverso il paesaggio» come scrive Giulia Ingarao.

Virginia Monteleone