Limitazioni alla libertà di espressione e violazione dei diritti umani: l’Egitto imbavaglia le Ong

Il parlamento egiziano ha approvato nel novembre del 2016 una nuova legge sulle Organizzazioni non governative, ponendo ulteriori pressioni sul loro operato. Tale legge, ratificata a fine maggio di quest’anno dal presidente Abdel Fattah al-Sisi, pone le ONG che operano sul territorio egiziano sotto il controllo dell’esecutivo.

Essa vieta le indagini, la pubblicazione di sondaggi e i rapporti annuali previo consenso dello Stato, il quale controllerà le attività attraverso un dipartimento legato ai servizi segreti. La legge, inoltre, conferisce alle autorità ampi poteri per sciogliere le ONG e perseguire penalmente i loro dipendenti per “minaccia all’unità nazionale” e “turbativa all’ordine pubblico”. Le 46mila ONG che operano in Egitto attendono la pubblicazione dei regolamenti esecutivi che modificheranno la loro modalità di intervento; dopodiché avranno un anno per conformarsi alle nuove disposizioni o saranno sciolte dal tribunale egiziano.

Questa legge, denominata “legge bavaglio”, è uno dei tanti provvedimenti di Al-Sisi che sta contribuendo al deterioramento dei diritti umani in Egitto.

Salito al potere con un colpo di Stato nel 2013, Al-Sisi ha instaurato il suo regime autoritario dopo aver destituito Mohamed Morsi, che era stato eletto dopo la rivoluzione del 2011, conosciuta come la Primavera Araba. La sua strategia politica, iniziata con la dura repressione contro i Fratelli musulmani, estesa successivamente contro tutti coloro che si mostravano contrari al regime e conclusasi con processi di massa e condanne a morte, è stata fortemente condannata da Amnesty International.

Gli interventi limitativi della libertà di espressione proseguono nel 2013, con l’approvazione della legge che permette alle autorità l’uso della forza contro le manifestazioni, fornendo così una giustificazione legale all’uso eccessivo della forza contro i manifestanti, ormai punibili per legge. Al-Sisi ha attuato, inoltre, dei provvedimenti contro la libertà di stampa processando, solo nel 2015, 14 giornalisti con l’accusa di aver pubblicato notizie false.

Le ONG e i giornali indipendenti hanno denunciato l’alto numero di condanne a morte emesse dai tribunali tra il 2013 e il 2015, contro imputati accusati di terrorismo e spionaggio e di arresti arbitrari da parte delle forze di sicurezza per gli stessi motivi, ma tutto ciò non ha fermato le gravi violazioni dei diritti umani.

Dal report annuale di Amnesty International 2016/2017 si evince che nel solo 2015 almeno 700 persone sono state messe in detenzione preventiva per più di due anni senza essere stati condannati da un tribunale. Secondo il gruppo indipendente Horreya al Gaddaan (Libertà per i bravi) oltre 163 giovani egiziani sonariti tra aprile e giugno del 2015 e solo 64 sono stati rilasciati dopo essere torturati e detenuti in centri di detenzione segreti.

Le notizie dell’attuale situazione geopolitica egiziana e delle gravi violazioni di diritti umani giungono a noi grazie all’operato di ONG e gruppi indipendenti egiziani che, nonostante il regime autoritario e le dure repressioni, continuano a denunciare grazie a indagini indipendenti e alle pubblicazioni di report annuali. Con la nuova legge bavaglio si aggiunge un nuovo ostacolo alla trasparenza e alla libertà di pensiero che dovrebbero essere assicurate ad ogni Paese che possa essere definito civile e democratico, aggettivi che, purtroppo, difficilmente possono essere considerati appropriati per descrivere il regime di Al-Sisi.

Valentina Pizzuto Antinoro


1 commento

I commenti sono chiusi