Achille Bonito Oliva ricorda l’amico Corrao

Di Daniele Monteleone – “Io ho sempre pensato che l’Arte sia una domanda sul mondo, e invece la politica sia ciò che deve dare le risposte”. Così Achille Bonito Oliva, critico e curatore dell’arte che ha coniato il termine “transavanguardia” – tanto per indicare la caratura di questo personaggio che non ha bisogno di presentazioni – spiega ciò che è stato Ludovico Corrao, storico Sindaco di Gibellina durante i faticosissimi anni della ricostruzione dopo il Terremoto del Belice: la risposta politica alla domanda artistica.

Ludovico Corrao è morto tragicamente il 7 Agosto 2011, accoltellato dal domestico ventunenne, reo confesso, per un movente tuttora rimasto nell’ombra e sul quale si sono fatti pochi approfondimenti di cronaca e di indagine. Da futili motivi al movente economico, la prematura scomparsa, seppur in avanzata età, è stata seguita da numerose reazioni nel mondo politico ma anche e soprattutto nel mondo dell’arte, quel mondo con cui entrò favorevolmente a contatto per la rinascita della comunità di Gibellina.

E’ importante considerare l’impegno che Corrao ha praticato nella sua vita politica, e credo sia stato tra i pochi politici in Italia ad adottare il principio della responsabilità all’interno di un contesto di crisi dei valori e dei principi, dove è stato chiamato a gestire la Cosa Pubblica a Gibellina e allo stesso tempo a ripararne le ferite” racconta il critico Bonito Oliva al Palazzo Riso, sede espositiva dell’ “Omaggio a Ludovico Corrao”, una mostra dedicata all’arte contemporanea degli esponenti più influenti e più presenti nel percorso di ricostruzione di Gibellina, divenuta di fatto “un museo dove si inciampa sulle opere”.

Corrao era consapevole, l’unico sindaco consapevole di quel percorso. Era un dandy, un uomo elegante, una presenza liberty da libertino. Era un uomo coraggioso che aveva messo in conto la solitudine alla quale andava incontro” così il critico d’arte descrive teneramente l’amico scomparso ormai da quasi cinque anni. Ed è nelle parole di Bonito Oliva “l’artista è un’opera biologica, muore, ma le sue opere restano” che si comprende il profondo significato del lavoro svolto a Gibellina, la città definita una veglia continua. Corrao non ha fatto altro che – a dirlo così sembra naturale – creare quell’ “Io collettivo” fondato sulla compresenza di idee, storie, vissuti differenti, esemplificato dal concetto delle trame, l’essenza multiculturale.

Il Museo regionale Riso, nel centro storico di Palermo, ha avviato l’importante collaborazione con la Fondazione Orestiadi, responsabile del “Museo delle Trame Mediterranee” a Gibellina Nuova, proprio presso la residenza di Corrao. Grazie a questo sodalizio tra le due realtà artistiche, e la “benedizione” di Bonito Oliva – nonché curatore della mostra – è stato possibile inaugurare questo percorso di promozione delle risorse che la Sicilia possiede all’interno della produzione dell’arte contemporanea. Un patrimonio costruito anche e soprattutto con l’aiuto delle Istituzioni a partire da quel faro, quel riferimento politico siciliano rappresentato da Ludovico Corrao che ha saputo incanalare l’espressione artistica di grandissimi nomi nella costruzione della bellezza cittadina, quale era l’obiettivo per Nuova Gibellina.

E’ la convenzione tra i due soggetti, Museo Riso e la Fondazione Orestiadi, che sottolinea la volontà di crescita e di sviluppo grazie alla circolazione delle opere contenute al Museo Civico di Gibellina, rese costantemente fruibili alla comunità. Questo è inoltre utile per agevolare la visibilità e l’apertura della dimensione artistica contemporanea, non esente da difficoltà e ostacoli sul mercato italiano. “Questa collaborazione segue la duplice esigenza di rafforzare l’offerta culturale nel contemporaneo, e dare alla Fondazione Orestiadi una presenza stabile nella città di Palermo, per valorizzare la straordinaria collezione accumulata negli anni e il patrimonio di opere dei più grandi artisti contemporanei” ha dichiarato Calogero Pumilla, presidente della Fondazione, all’apertura di questo percorso. Francesca Corrao, figlia del Ludovico, esprime soddisfazione per un progetto che era fortemente voluto anche dal padre: una sede stabile della collezione Orestiadi anche a Palermo. Nella città indubbiamente con maggiore visibilità, anche in fatto di pubblico – aspetto che non deve stupire visto che, come tutto, anche l’arte necessita della “domanda” – economicamente e culturalmente parlando.

La direttrice del Museo Riso, Valeria Li Vigni, ha esposto il suo più sincero apprezzamento per il progetto, capace di dare spazio agli artisti in Terra siciliana che hanno avuto importanti riconoscimenti in tutto il mondo. Per citarne alcuni, indichiamo Consagra, Burri, Accardi, Quaroni, Mendini, Pomodoro, Thermes, Paladino, Guttuso, Isgrò, Lupertz, Boetti, Purini e altri ancora. Artisti che, chiamati da Corrao al compimento di una missione sociale e artistica allo stesso tempo, hanno saputo “interferire con il quotidiano” per contribuire in qualche modo a realizzare quell’utopia che ha accompagnato il Sindaco della Ricostruzione per tutta la vita: l’uscita dall’irredimibilità siciliana. L’amico Leonardo Sciascia fece un mito di questa condizione isolana, ma Ludovico Corrao la pensava diversamente, e invitava giovani e politici a una via alternativa, migliore: “Pensate e agite come se la Sicilia non fosse irredimibile”.


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