Comunità LGBT+, una quasi-esistenza e ancora tante discriminazioni

Nella giornata contro l’omo-bi-lesbo-transfobia, sono molti i passi avanti da fare in Italia e nel mondo per eliminare discriminazioni e violenze verso la comunità LGBT+.


Il 17 maggio del 1990, soltanto 33 anni fa, l’omosessualità veniva finalmente eliminata dalla classifica delle malattie dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

Per questo motivo, fu deciso che proprio il 17 maggio sarebbe stata la Giornata internazionale contro l’omobilesbotransfobia

Nonostante i passi avanti fatti negli ultimi anni, la storia dei diritti della comunità queer, molto giovane e recente, è purtroppo segnata da episodi e leggi che fanno capire quanto ancora sia importante lottare per la propria identità, per un’esistenza che è ancora a metà. 

Basti pensare che è soltanto di qualche giorno fa la notizia che anche gli uomini gay e bisessuali potranno donare il sangue negli Stati Uniti, eliminando una restrizione che esisteva da tempo a causa dello steoretipo che lega le persone gay all’HIV. 

Solo negli ultimi anni, poi, in molti Paesi essere gay non costituisce più reato, sono stati legalizzati i matrimoni tra persone dello stesso sesso, riconosciute le famiglie arcobaleno e possono accedere alle adozioni. 

Secondo un recente sondaggio, meno persone nascondono la propria identità e si sentono più supportate nell’ambiente scolastico.

Sebbene, dunque, apparentemente ci sia più apertura e accettazione nei confronti di altre identità e orientamenti rispetto al passato, in realtà ancora oggi anche i gesti più semplici vengono messi in discussione e determinando atti di discriminazione.

La sicurezza della comunità LGBT+

In Italia, il 62 per cento delle persone queer che ha preso parte a un recente sondaggio ha dichiarato di evitare di prendere per mano il proprio partner quando sono fuori insieme. Dato che non sorprende – ahimè – se si pensa che non poco tempo fa una coppia omosessuale era stata aggredita mentre passeggiava mano nella mano per le vie di Palermo. 

Uno dei tanti casi di violenza nei confronti della comunità LGBT+ nel nostro Paese, tant’è che il 32 per cento degli intervistati ha rivelato di aver subito molestie l’anno precedente, e il 41 per cento sostiene che in Italia le discriminazioni sono aumentate nell’ultimo anno; e ancora, il 30 per cento evita di frequentare certi locali o certe zone, potendo anche rischiare la propria vita quando si esce semplicemente con amici, o di essere insultati e presi a calci solo per aver baciato il proprio partner. 

I diritti delle famiglie omogenitoriali

Ma l’omobilesbotransfobia passa anche attraverso la cancellazione della propria identità. Nell’ultimo periodo molti comuni hanno deciso di vietare la registrazione all’anagrafe dei figli di coppie omogenitoriali, permettendo soltanto al genitore biologico di essere riconosciuto, e di fatto quindi negando all’altro genitore alcun riconoscimento legale. 

Non essendo possibile, in Italia, adottare né ricorrere alla maternità surrogata o inseminazione artificiale, molte coppie LGBT+ sono costrette ad andare all’estero, per poi tornare nel proprio Paese e non essere nemmeno riconosciuti, dovendo procedere con l’adozione del proprio bambino per poter essere considerati legalmente come genitori.

Non essere riconosciuti legalmente come genitori significa non aver nessun diritto nel caso in cui il proprio partner stia male, o necessitare di una sua autorizzazione perfino per andare a prendere i figli a scuola. 

Sebbene il 90 per cento di chi si affida alla maternità surrogata sia costituito da coppie eterosessuali, il governo punta comunque il dito nei confronti della comunità LGBT+, privandola ancora di norme che possano tutelarla. 

Il pride: il diritto di manifestare

Perfino dal Parlamento europeo l’Italia è stata sgridata in temi di diritti. «Il Parlamento europeo esprime preoccupazione per gli attuali movimenti retorici anti-diritti, antigender e anti-Lgbtiq a livello globale, alimentati da alcuni leader politici», presentando un emendamento per la depenalizzazione dell’omosessualità a livello mondiale. 

Ma con un governo di destra che porta avanti istanze molto conservatrici, sembra difficile attualmente vedere cambiamenti in questa direzione. Con l’arrivo di giugno, quest’anno, alcuni comuni e alcune università stanno negando il patrocinio al Pride, cosa che non era mai successa prima. 

Le università friulane si sono giustificate dicendo che il manifesto politico di tale manifestazione e i toni usati sarebbero stati troppo forti, e anche la regione Lombardia preferisce evitare “la solita carnevalata”. Credibile, se non fosse che poi la stessa regione ha dato il patrocinio ad un gruppo apertamente neofascista, che fa parte di Lealtà Azione. 

Il clima in Italia è preoccupante e l’idea di una “lobby gay” che possiede tutto è una farsa. La realtà è che la comunità LGBT+ è ancora vittima di pesanti discriminazioni da parte di chi, paradossalmente, alimenta la sensazione di non poter esprimere liberamente le proprie opinioni.

Senza matrimonio egualitario, leggi che tutelino dalle discriminazioni e garantire diritti, è sempre più importante combattere contro l’omobilesbotransfobia, che dilaga anche fuori dal nostro Paese.

Le discriminazioni contro la comunità LGBT+ nel mondo

Per esempio, in Uganda, a causa di una nuova legge, l’essere gay potrà significare il dover andare in prigione, costrigendo molte persone a fuggire via. A Sydney, in Australia, un gruppo LGBT+ è stato attaccato durante una protesta, mentre un gruppo di cittadini mostrava il saluto nazista in supporto di un attivista transfobico, l’ultimo dei tanti episodi intimidatori nei confronti della comunità nel Paese della lontana Oceania. 

In Corea del Sud, a uno dei festival LGBT+ più grandi e partecipati del Paese è stato negato l’utilizzo di una piazza a Seoul per poter invece ospitare un concerto cristiano, organizzato da un’organizzazione che si è sempre battuta contro l’omosessualità e il Pride. 

Nella più vicina Turchia, la situazione non cambia molto. Con la campagna elettorale per le elezioni che si sono svolte lo scorso 14 maggio, il presidente Erdogan non ha perso occasione di ribadire quanto sia contro la comunità LGBT+ e a sostegno di una famiglia tradizionale, reprimendo alcune manifestazioni sparse nel Paese. 

Infine, ritornando agli Stati Uniti, in Florida da poco è stato approvato un emendamento che permette ai dottori di negare cure mediche in base a credi religiosi, etici e morali, una legge fortemente discriminatoria, per la quale anche le persone queer potrebbero non ricevere i trattamenti di cui hanno bisogno soltanto per il fatto di essere queer. 

Dunque, le statistiche, gli episodi, la nostra quotidianità, per chi vi presta attenzione, mostrano chiaramente la grave situazione in cui versa la comunità LGBT+. 

Vivere con la paura di essere insultati, picchiati, privati dei propri diritti, perfino uccisi, condanna le persone queer a una quasi-esistenza, che non permette di essere 100 per cento sé stessi. 

Non è possibile camminare in punta di piedi, per i comodi di qualcun’altro, occorre fare rumore. 

Non è possibile sia soltanto un cantante a sventolare una bandiera a puntare i riflettori e a fare tornare un po’ di speranza affinché si ponga fine a violenze e discriminazioni.

È necessario puntare sull’educazione a scuola, il lessico utilizzato, le norme e le leggi affinché le persone LGBT+ si sentano e siano visibili: cittadini di serie A come tutti gli altri.


... ...