“Lo Zen è uno spettacolo”, bellezza e tradizione sono un bene comune

Lo scorso weekend è calato il sipario sulla seconda edizione di “Lo Zen è uno spettacolo!”, iniziativa promossa dall’Associazione Culturale In Medias Res, in partenariato con il Laboratorio Zen Insieme e l’Associazione Alf Leila. 


Il progetto, finanziato con i fondi dell’8 per mille della Chiesa Valdese, ha visto protagonisti i bambini del Punto Luce Save The Children, ospitato, insieme allo Spazio Mamme, all’interno del Laboratorio Zen Insieme, nel cuore dello Zen 2 di Palermo.  A partire dalla fine di gennaio, i piccoli di età compresa tra i sette e i dodici anni sono stati coinvolti in una serie di incontri, coordinati dal referente di In Medias Res, Ariele Pitruzzella, e da Maria Carmen Fasolo, la referente di Laboratorio Zen Insieme per i programmi educativi, il supporto alla fragilità genitoriale e i rapporti con i servizi territoriali.

Coniugando aspetti didattico-educativi con percorsi di tipo creativo, i piccoli partecipanti sono stati condotti alla scoperta di una delle più antiche e resilienti tradizioni siciliane: l’opera dei pupi. 

Mentre nell’edizione del maggio 2018 sono stati trattati i temi dell’educazione ambientale e della cura degli spazi di comunità (attraverso il riadattamento della storia di Colapesce e di un racconto, tratto da L’uomo che piantava alberi di Jean Giono) quest’anno l’iniziativa si è incentrata sulle storie di Giufà, celebre personaggio della novellistica popolare palermitana. In lui, infatti, è possibile ritrovare lo sguardo, irridente e insofferente alle autorità, di tutti quei bambini che, armati  solamente delle loro peculiarità e della propria forza d’animo, si trovano, giorno per giorno, ad affrontare situazioni problematiche e spesso troppo grandi per loro.

Locandina realizzata da Letizia Depedri

Il percorso, strutturato in quattro fasi, si è aperto con un’attività di lettura accompagnata e di comprensione del racconto, svolta all’interno della biblioteca di quartiere, inaugurata nel marzo 2017 dal Laboratorio Zen Insieme e intitolata proprio a Giufà. In seguito, i bambini sono stati guidati dagli operatori di Alf Leila nella costruzione pratica dei burattini e nella creazione dei fondali da utilizzare nello spettacolo. Una volta prodotti i materiali di scena, ha preso il via la terza fase del progetto, riguardante la vera e propria introduzione alla drammaturgia e l’organizzazione della messa in scena, poi culminata in una rappresentazione teatrale.

Quest’ultima ha avuto luogo, lo scorso venerdì pomeriggio, all’interno del “Giardino Planetario” di Via Primo Carnera, un tempo incolto e disseminato di sfabbricidi e, successivamente,  restituito ai residenti nell’ambito della biennale d’arte contemporanea Manifesta12, dal paesaggista francese Gilles Clément e dal collettivo Coloco, con la collaborazione di Laboratorio Zen Insieme, Orto Capovolto, Ground Action e Coldiretti Sicilia

Lo spettacolo, aperto alla cittadinanza, è stato presentato e diretto da Maurizio Maiorana, fondatore di Alf Leila e attore, mentre la chitarra e il violino di Daniele Saguto e Luisa Cerami hanno accompagnato e commentato le disavventure di Giufà, divertendo grandi e piccini e trasformando la giornata in una grande festa di comunità. I piccoli pupari, sostenuti dal loro pubblico, hanno rappresentato con grande sicurezza ed entusiasmo alcune tra le storie precedentemente imparate, utilizzando le marionette realizzate e il teatrino di legno, costruito e dipinto durante la prima edizione del progetto; ogni timidezza ed inibizione è stata cancellata dalla magia tipica di ogni atto creativo e dalla consapevolezza di aver dato vita a qualcosa che prima non c’era. 

Nella mattina di sabato, a completamento delle attività svolte, i bambini sono stati accompagnati a visitare il Museo internazionale dei Pupi e delle Marionette Antonio Pasqualino, dove hanno potuto conoscere da vicino la tradizione dei pupi siciliani e l’arte delle ombre cinesi, taiwanesi e giapponesi. Un gelato e un sorriso felice sono stati la degna conclusione di uno spettacolo, del quale si sta già immaginando il prossimo atto. 

I burattini non hanno una voce propria e perché le loro storie arrivino al pubblico devono attendere che qualcuno parli al posto loro. Il ruolo da recitare è predefinito e tutti noi lo conosciamo bene, ma a volte capitano delle giornate in cui anche la storia più nota può essere raccontata in maniera diversa e può tenerci lì, davanti alla scena, con gli occhi spalancati e le guance arrossate a chiederci se forse dopotutto stavolta il finale non potrà essere diverso. 

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