Eros, donne e tabù: intervista alla fumettista palermitana Ester Cardella

Dopo il grande successo al Palermo Comic Convention 2021, incontriamo Ester Cardella, la fumettista palermitana che sta conquistando il web. 


Dark, erotica e fantasy: l’espressione figurativa dell’erotismo la fa sentire libera, rompe le convenzioni della illustratrice donna che incarna lo stereotipo creatosi  nel corso dei decenni che vuole le illustratrici più orientate ai libri per bambini e le favole che non alla raffigurazione della sessualità e autoerotismo femminile.

Raccontaci un poco di te, chi è Ester? Qual è il tuo percorso? «Sono Ester Cardella, ho 29 anni e sono una fumettista indipendente. Sono nata e vivo a Palermo, ho studiato al liceo artistico e alla scuola del fumetto di Palermo. Sono un’amante dell’Heavy metal, ho uno stile dark, amo i tatuaggi old school, amo i film horror. Il mio è stato un percorso a ostacoli, letteralmente parlando, il che è ciò di cui ho effettivamente bisogno: odio annoiarmi, odio la monotonia, le abitudini, la ciclicità delle cose».

Come hai cominciato a illustrare? E come è diventato un lavoro? «Ho sempre amato disegnare, sin da bambina, ma grazie al mio percorso di studi ho acquisito la possibilità di gestire alcune tecniche di inchiostrazione e di disegno. Fondamentale è stato però lo studio che ho fatto su me stessa nel momento in cui ho finito il percorso accademico: sono dell’idea che bisogna conoscere le tecniche e le regole per potersi definire professionista, ma per essere originale e poter parlare di “arte” bisogna prendere queste regole e farle proprie, romperle e ricomporle a propria misura. 

Grazie ai social ho potuto sempre far girare i miei lavori, inizialmente mi giudicavo molto, poi ho cominciato a ricevere delle richieste di commission e mi sono lanciata!  Ho lavorato anche con la casa editrice Inkiostro a delle storie horror ambientate nel Medioevo, ma dopo circa un anno sentivo che quella non era la mia strada, che volevo parlare di altro, volevo far uscire fuori la mia femminilità, la carica erotica, il mio vero e proprio carattere, volevo far arrivare dei messaggi, parlare d’indipendenza. Da lì mi sono lanciata, ho rischiato, ma adesso non tornerei mai indietro».

Come nascono le tue illustrazioni erotiche? E che messaggio veicolano? «Nascono da una necessità ben precisa, che è quella di dar voce a tutti i miei desideri, alle mie esperienze, alla mia voglia di eliminare dei tabù che circondano e soffocano la libertà che ho di esprimermi in quanto donna».

Chi è il tuo cliente tipo? «Fortunatamente sono riuscita a crearmi una rete di contatti parecchio mista e variegata: ricevo commissioni da tutto il mondo, ho spedito i miei originali in tanti Paesi, dall’America, all’Inghilterra, alla Francia, Messico, Spagna, Slovakia, Australia e potrei continuare! Fondamentalmente lavoro con collezionisti o semplici appassionati al genere, inizialmente erano più committenti maschi, penso sia dato da una sorta di pudore e decoro che cerchiamo inutilmente di mantenere, quando in realtà in ciò che disegno non c’è niente di male, non c’è mai violenza, nessuno subisce, sono tutti consenzienti, facciamo tutti parte di un gioco. 

A volte sono delle coppie a chiedermi commission, o gente appassionata al mondo BDSM, gruppi musicali per cui realizzo copertine (gruppi Heavy metal o HC) oppure, la cosa che amo di più, sono quelle persone timide che non riescono a parlarmi nemmeno di ciò che vogliono senza cadere nell’imbarazzo, e io realizzo per loro i loro desideri».

Quanto è importante per te la collaborazione e la solidarietà tra donne nella pratica artistica? Vuoi raccontarci la tua esperienza? «Se posso dire la verità, e sono parecchio fiera di dirlo, sono state tante le donne più e/o meno giovani che mi hanno detto di essere per loro un punto di riferimento, un esempio da seguire, mi è stato detto “grazie a te so che posso esprimermi senza paura” e ammetto che anche adesso come allora mi commuovo, perché so quanto ho lavorato su me stessa per essere ciò che sono adesso, e se le donne mi vedono come un esempio sono contenta, per me è il regalo più bello che potrei mai desiderare. 

Io supporto tutte le mie colleghe e mi sento parecchio ricambiata: chi non ricambia, perché si sente scandalizzata, in realtà fa sì che il mio lavoro aumenti di valore, perché sì, creare scandalo è una delle altre cose che amo. Una cosa molto particolare che mi è successa è stata ricevere un direct su Instagram da una donna islamica che mi ha riempita di complimenti, mi ha detto “vorrei essere così libera, ma se ti lascio anche un solo like o il follow rischio grosso” mi ha ringraziato di fare quel che faccio, in realtà sono stata io a ringraziarla infinitamente».

In questi anni molte polemiche e discussioni pubbliche si sono dibattute a proposito dell’ipersessualizzazione del corpo femminile. Come ti rapporti con la questione dell’oggettificazione e l’ipersessualizzazione della donna nella società odierna?  Puoi darci il tuo punto di vista? «Le donne che disegno non sono oggetto, ribaltiamo questa visione che ci hanno sempre affibbiato: siamo soggetto principale, protagoniste. Per me disegnare non è soltanto un lavoro, ma è un modo per lanciare un messaggio, per parlare a uomini e donne di come vorrei fossimo tutti e tutte: liberi e libere di fare e mostrarci come vogliamo, di esprimere la nostra sessualità come vogliamo senza dipendere da nulla. Qui si vive la sessualità come la cosa più bella del mondo, non come un obbligo, un peccato, o come qualcosa che ci mette su una scala indicando il valore della nostra persona. E per poter dire questo ho dovuto lavorare molto su me stessa, per uscire da quei canoni che mi erano stati imposti dalla società in maniera subdola. E se dovessi star lì a dare adito a chi dice che “sessualizzo” i miei personaggi, sicuramente non avrei ottenuto i risultati che ho oggi» .

ester cardella arte

Ricevi critiche? Se sì, quali? «Eccoci qua alla fatidica domanda: eh sì, poche ma buone. Una volta mi è stato detto “se disegni queste cose devi essere per forza una maniaca sessuale! Sei una depravata!”. Onestamente mi ha fatto molto ridere la cosa, non mi sono sentita offesa, perché penso in realtà che ad avere qualche problema fosse la persona che mi ha fatto questa critica».

Com’è andato il ComiCon? «È andato davvero bene per quanto mi riguarda, ho presentato anche le t-shirt che ho realizzato ultimamente in serigrafia (sono ancora disponibili, si potranno acquistare dal mio sito web non appena sarà online) e sono andate a ruba, tantissime ragazze l’hanno acquistata dimostrandomi tantissimo apprezzamento. Uno dei momenti più belli è stato vedere una madre con la figlia di 13 anni che voleva assolutamente avere una delle mie t-shirt: la grafica rappresentava una suora intenta a praticare autoerotismo all’interno di una chiesa, con una bibbia in mano. Ho avuto la possibilità di incontrare nuove persone e di farmi conoscere, ho avuto un bellissimo dialogo con tutte le persone».

Progetti per il futuro? «I progetti sono tanti, voglio restare indipendente, e ampliare quanto mi è possibile il mio raggio d’azione. Sono molto contenta che i miei originali e stampe arrivino in così tante parti del mondo ma vorrei anche che la gente indossasse i miei disegni, quindi, dopo le t-shirt farò molto altro!».

Manda un messaggio al pubblico. «Sono una persona molto passionale, in quello che faccio metto sempre il cuore, ma a volte non basta. Bisogna studiare tanto, impegnarsi e sacrificarsi. E se qualcuno vi giudica per quello che fate cercate di capire come vi sentite rispetto a questa cosa ma non date giustificazioni a nessuno, se i vostri intenti sono mossi da buone intenzioni, anche personali, la gente apprezzerà. E se non sarà subito, prima o poi accadrà. Non fatevi dire da nessuno qual è la vostra strada, siate intraprendenti, fate in modo di non dipendere da nessuno e viceversa. Siate voi stessi e voi stesse, esploratevi, cercatevi, ma prima di tutto, amatevi».


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