Francia e Germania guardano alla Cina

Dopo la sospensione dell’accordo tra Cina e Unione Europea a Maggio, sembra che Francia e Germania vogliano fare un nuovo tentativo di riavvicinamento alla Cina. Che conseguenze avrà questa mossa?


La politica internazionale può essere molto altalenante, sotto tanti aspetti. Un esempio è ciò che sta accadendo in questi giorni in Europa: sembra infatti che i rapporti tra la Cina e alcuni paesi dell’Unione Europea possano rifiorire, dopo un vertice a distanza avvenuto il 5 Luglio.

La cosa, sotto certi aspetti, potrebbe apparire abbastanza plausibile: quasi tutti i paesi dell’Unione Europea hanno legami con la Repubblica Popolare Cinese e non ne fanno certo mistero. In questo caso, si parla di Francia e Germania. Proprio quella Germania che già più volte aveva provato a “esporre il fianco” con accordi commerciali volti a oriente, sembra infatti essere tornata a trattare nonostante gli ostacoli incontrati sinora.

Durante il vertice via video tra la cancelliera Angela Merkel, il presidente Emmanuel Macron, e il presidente Xi Jinping, vari sono stati gli ambiti di discussione. Oltre ad un nuovo confronto sulle prospettive del post-pandemia e su una ripresa economica ancora poco definita, si è parlato anche di nuove collaborazioni per rispondere nel modo migliore alle sfide globali. Con la speranza, da parte della Cina, di “vedere ridotti i pregiudizi per aprire a una collaborazione più profonda”. Secondo le parole del presidente Xi Jinping, l’Europa sarebbe probabilmente un ottimo veicolo per un nuovo multilateralismo che possa andare oltre le storiche divisioni.

Il Ministero degli Esteri cinese riferisce che Macron e Merkel intendono impegnarsi a riaprire la cooperazione con la Cina, in modo particolare per la conclusione dell’Accordo globale sugli investimenti tra Unione Europea e Repubblica Popolare Cinese. Tutto ciò avviene dopo una fase di tensione nelle relazioni tra Pechino e Bruxelles, iniziata lo scorso Marzo dopo le sanzioni imposte dall’UE contro la Cina in risposta alle violazioni dei diritti umani nello Xinjiang, alle quali sono seguite sanzioni contro 10 individui e 4 istituzioni europee da parte della Cina. 

Questa escalation di sanzioni aveva poi portato, a Maggio, alla sospensione dell’accordo. Tuttavia, sembra che ora, secondo quanto rifersice la Xinhua, Francia e Germania abbiano ridato il via alle trattative, senza che le motivazioni per le sanzioni siano più state riconsiderate o ritrattate.

Merkel ha poi confermato di voler continuare a collaborare con la Cina su svariati fronti, dai vaccini alla geopolitica: parte del confronto ha infatti visto particolare attenzione attorno alla questione africana. All’interno del continente africano come sappiamo, la Cina è oggi il primo partner commerciale di molti stati, oltre a possedere tra il 20 e il 30 per cento del debito pubblico degli stessi. Pechino avrebbe rivendicato questi dati anche durante il trilaterale: secondo i media cinesi, la Repubblica sta portando avanti la fornitura di vaccini di più di 40 paesi africani. 

Inoltre, ci sarebbero anche accordi di cancellazione del debito con 19 paesi dell’Africa, oltre a numerosi progetti di ecosostenibilità avviati con fondi e accordi con la Cina stessa. L’Europa, con la voce di Francia e Germania, dovrebbe contribuire allo stesso modo, almeno secondo quanto avrebbe affermato la Merkel durante il colloquio coi corrispettivi francese e cinese.

Tuttavia, in questo quadro manca un attore fondamentale: gli Stati Uniti. Dal suo insediamento, il presidente americano Joe Biden sembra determinato ad allontanare l’Europa dall’influenza cinese e, almeno fino a Maggio, sembrava che le cose stessero procedendo nella direzione sperata dagli USA. Tuttavia, questa ripresa degli accordi sembra un segno che la vecchia alleanza americana è ben lungi dall’essere ricostruita, dopo l’inasprimento negli anni della presidenza Trump.

In effetti, l’operato di Biden sembra aver riportato al vecchio fronte americano almeno alcuni degli alleati storici (tra cui l’Italia di Mario Draghi). Francia e Germania si erano invece già da allora collocate in una posizione diversa, con un Macron che porta avanti la tesi che l’Europa non deve essere soggetto passivo ma attivo della politica internazionale, e una Merkel più moderata che cerca equilibrio nei rapporti.

La politica statunitense, tuttavia, sembra decisamente improntata all’aggressività nei confronti della Cina: l’incontro tra Biden e il presidente russo Vladimir Putin sembra aver quantomeno ricreato una forma di dialogo avversariale tra le due parti, una sorta di patto di non aggressione che permetterà dunque agli USA di concentrare la propria azione unicamente sulla Repubblica Popolare Cinese.

Il sostegno italiano sembra garantito, dato che le dure parole di Draghi implicano che la politica verso la Cina ha assunto toni decisamente diversi da quelli di Conte, e la promessa “attenta revisione” dell’accordo sulla “Via della Seta” con la Cina lascia presagire che le prospettive siano nettamente cambiate. Con queste divisioni all’interno dell’UE e del G7 (di cui Italia, Francia e Germania fanno parte), rimane da scoprire quali potranno essere le conseguenze sui vecchi equilibri internazionali di queste mosse così drasticamente differenti.


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