Assegno unico, una sola misura a sostegno delle famiglie
L’assegno unico, misura introdotta dal governo per sostenere le famiglie con figli a carico, unifica alcuni sostegni non sempre accessibili a tutti.
L’assegno unico e universale è una delle novità introdotte recentemente dal governo e che entrerà in pieno vigore dal 2022. È volto «a riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico» ed è una misura che è stata pensata per sostenere non solo i lavoratori dipendenti, ma anche altri soggetti del mondo del lavoro che rimanevano esclusi dalle detrazioni per figli a carico e/o dall’Assegno per il nucleo familiare (ANF).
Per tale motivo il nuovo assegno prevede l’unicità, in quanto si riferisce a un’unica misura che racchiude tutti i precedenti interventi previsti per dare sostegno alle famiglie, e l’universalità, perché mira a coprire la pluralità dei lavoratori, in modo che tutti coloro che abbiano figli ne siano soggetti. Il beneficio economico è pensato per sostenere e incentivare la natalità e l’occupazione, soprattutto quella femminile.
A chi è rivolto l’assegno?
L’assegno è rivolto a tutte le famiglie con figli, compresi i lavoratori autonomi, disoccupati e percettori di altro sostegno al reddito. È riconosciuto, poi, mensilmente per ciascun figlio nascituro a decorrere dal settimo mese di gestazione; per ciascun figlio che non abbia compiuto 18 anni a carico; per ciascun figlio maggiorenne a carico fino al 21esimo anno di età purché frequenti un percorso di formazione scolastica o universitaria o professionale, stia svolgendo un tirocinio con reddito inferiore a un limite riconosciuto annualmente, sia disoccupato registrato al Centro per l’impiego o agenzia interinale o svolga il Servizio civile nazionale; per ciascun figlio disabile, anche oltre il 21esimo anno di età purché ancora a carico.
L’assegno spetta a entrambi i genitori o, in mancanza, a chi ha la potestà genitoriale. I destinatari devono avere cittadinanza italiana o essere cittadini comunitari o extracomunitari con permesso di soggiorno UE di lungo periodo, per motivi lavorativi o di ricerca; devono essere soggetti al pagamento dell’Irpef in Italia; essere residenti o domiciliati in Italia.

L’assegno è liquidato o sotto forma di credito d’imposta o con erogazione mensile ed è compatibile con il reddito di cittadinanza o di pensione. L’ammontare della somma è calcolato sulla base della situazione economica del richiedente, individuata attraverso l’indicatore Isee, e sarà proporzionata al suo valore.
L’assegno unico sostituirà sei distinte misure di sostegno che il nostro ordinamento prevede per le famiglie: 1) l’assegno per il nucleo familiare; 2) le detrazioni per i figli a carico; 3) l’assegno ai nuclei con almeno tre figli minori; 4) l’assegno di natalità; 5) il premio alla nascita o adozione; 6) il fondo di sostegno alla natalità. Restano, invece, escluse dall’essere inglobate nella nuova misura i bonus asili nido, i congedi parentali, la Carta famiglia e il Fondo politiche per la famiglia.
Assegno unico come misura “ponte” a partire dal 1° luglio 2021
Come detto inizialmente, l’assegno unico entrerà in pieno vigore da gennaio 2022 per tutte le famiglie con i requisiti sopra descritti. Il Consiglio dei Ministri, a causa dei tempi tecnici richiesti per l’adozione dei decreti delegati, ha approvato con il D.L. n. 79/2021 una misura “ponte” che vada ad aiutare tutti quei soggetti che, per varie ragioni, non hanno accesso all’Assegno per il nucleo familiare.
Il D.L. 79/2021 contenente “Misure urgenti in materia di assegno temporaneo per figli minori” prevede – per il momento – un assegno per quelle famiglie con solo figli minori a carico e il cui richiedente presenta un Isee inferiore a cinquantamila euro annui, individuata come soglia massima per averne accesso, e come requisiti quello di essere cittadino italiano o cittadino comunitario o extracomunitario con permesso di soggiorno; essere soggetto al pagamento dell’Irpef in Italia; essere residente o domiciliato in Italia con figli a carico, non avere diritto a percepire l’Assegno per il nucleo familiare.
Si parla, quindi, di una vasta platea che tocca lavoratori autonomi, disoccupati che non sono più soggetti alla NASpI, ma anche lavoratori dipendenti che non hanno i requisiti per accedere all’ANF e i beneficiari del reddito di cittadinanza. L’importo dell’assegno è proporzionato al reddito indicato nell’Isee e varia a seconda del numero dei figli, dell’età e condizione. Potrà andare da un minimo di 30 euro a un massimo di circa 200 euro per ciascun figlio.
L’assegno “ponte” è, dunque, temporaneo e copre l’arco temporale che va dal 1° luglio 2021 al 31 dicembre 2021. Per ottenerlo, i richiedenti dovranno presentare domanda online all’Inps o farsi aiutare dai patronati, ma bisognerà attendere che l’Ente previdenziale dia istruzioni operative sulla procedura.
Pro e contro dell’assegno
Dall’analisi delle nuove disposizioni è emerso, però, che l’assegno non sarà una misura positiva per tutti i soggetti spettanti, così come è stata presentata dal governo. Se, da un lato, l’intervento mira a eguagliare la possibilità di sostegno a tutte le famiglie che presentano certi requisiti, come gli autonomi, dall’altro, molti lavoratori subordinati perderanno parte degli incentivi che fino a ora gli venivano riconosciuti: il passaggio più evidente è il superamento delle attuali disposizioni sulle detrazioni per figli a carico.
Così come riporta l’approfondimento del 9 aprile 2021 della Fondazione studi Consulenti del lavoro, l’Istat ha stimato che, a fronte di un aumento del 40% delle risorse che dovranno essere impiegate, il 68% delle famiglie registrerà un beneficio, circa il 29,7% dei richiedenti registrerà un peggioramento economico e il restante 2,3% non noterà alcuna differenza.