Maria Paternò e il primo divorzio alla siciliana

Il divorzio entrò a far parte ufficialmente delle vite degli italiani nel 1974, ma non tutti sanno che già nei primi dell’800 era presente un ordinamento a riguardo, e la prima donna a fruirne senza il consenso del marito fu proprio una siciliana.


Sicilia, terra di primati, ricca di figure di prim’ordine che hanno saputo lasciare il segno e influenzare in maniera decisiva il corso degli eventi. Tra queste, quella di Maria Paternò, baronessa catanese, prima donna a ottenere il divorzio in Italia. Correva l’anno 1808 e a Napoli, capitale del Regno delle Due Sicilie, si era insediato Joachim (Gioacchino) Murat, generale di brigata, aiutante di campo e cognato di Napoleone, del quale aveva sposato la sorella minore, Carolina, il 22 gennaio del 1800. 

Murat, ultimo di undici figli di una coppia di albergatori, ottenne nel 1804 l’alto riconoscimento di Maresciallo di Francia e, quattro anni più tardi, essendo stato suo fratello Giuseppe chiamato al trono di Spagna, si vide offrire da Napoleone la corona del Regno, un tempo appartenuto ai Borboni.

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Gioacchino Murat (1767 – 1815)

Quello francese fu un decennio di politiche “illuminate”, costellato di iniziative estremamente innovative. Murat fondò, infatti, il Corpo degli ingegneri di ponti e strade, dando vita di fatto alla prima Università di Ingegneria in Italia e promuovendo la realizzazione di svariate opere pubbliche; istituì la facoltà di Agraria, e adottò un sistema di educazione e istruzione pubblica basato su principi di uguaglianza e merito. 

Nel Gennaio 1809 introdusse, anche nel Regno delle Due Sicilie, il Codice Napoleonico, che oltre a riformare l’ordinamento amministrativo e giudiziario, legalizzò per la prima volta nella penisola l’adozione, il matrimonio civile e il divorzio, sottraendo così al clero la tradizionale supremazia in ambito familiare.

Non a caso, il filosofo Benedetto Croce, nel suo scritto Il divorzio nelle province napoletane 1809 – 1815, giustificava la particolare esiguità della prassi in materia (la normativa sarebbe stata applicata in tutto solamente in tre occasioni), sostenendo che i giudici fossero restii nella sua concessione in quanto soggetti a minacce di scomunica.

Nello specifico, il primo divorzio di cui Croce trovò notizia, tra le carte dello Stato Civile di Napoli, fu per reciproco consenso: i due coniugi erano Pasquale Pauciello di anni 39 e Angela Maria Francesca de Angelis di 44 anni, di condizione proprietari e domiciliati alla sezione Pendino.

Si erano sposati il 19 dicembre del 1772 e non avevano avuto figli. Regolarono i termini del divorzio consensuale con atto del 1 agosto 1811: il domicilio di lei presso la casa della madre, Maria Salvia, e per gli alimenti la pensione di 3 ducati al mese. La sentenza si ebbe nel 1812.

Questo fatto, questo “primo divorzio”, dato il peso millenario antropologico, sociale, cattolico e la secolare legislazione monogamica, con le dure sanzioni giuridiche, sociali, religiose previste nei casi di infrazione, suscitarono sconcerto e isolamento attorno ai due coraggiosi coniugi.

Ma, come sottolineato dallo stesso Croce, essi «affrontarono impavidi i commenti e la meraviglia e lo scandalo dei parenti, della amici e della gente che li conosceva».

Quanto, poi, agli altri casi individuati nel manoscritto del 1929, interessa qui soprattutto fare riferimento a quello che interessò la baronessa catanese Maria Paternò. Quest’ultima mosse al marito le accuse di «seviziatore turpe e taccagno spilorcio» e ottenne, appellandosi all’articolo 296 del Codice Napoleonico, il divorzio con procedura d’urgenza.

Fu la prima donna italiana a porre fine al suo matrimonio senza il consenso del marito. La travagliata vicenda non sembrò però intaccare la sua fiducia nell’istituzione coniugale: dieci mesi dopo, infatti, convolò a nozze proprio con l’avvocato che l’aveva assistita.

Il Codice Napoleonico restò in vigore fino al 13 Giugno 1815, quando Ferdinando IV di Borbone, appena tornato a Napoli, si affrettò a abolirlo con decreto speciale.

Dovettero trascorrere molti anni prima che in Italia si tornasse a parlare di divorzio. Era il 12 maggio 1974 quando, gli italiani furono chiamati alle urne per il primo referendum abrogativo nella storia della nostra Repubblica.