Cent’anni di Sciascia, lettera da Racalmuto

A cent’anni dalla nascita di Leonardo Sciascia, la libertà da una conoscenza “indotta” della vita e delle opere dello scrittore è il regalo che ogni giovane racalmutese dovrebbe farsi. La lettera aperta di chi vive ogni giorno, dalla sua nascita, il ricordo di un grande maestro. 


L’8 gennaio 2021 Leonardo Sciascia avrebbe compiuto cento anni. E chi, vivendo a Racalmuto, il paese dell’agrigentino che allo scrittore ha dato i natali, l’ha in qualche modo conosciuto, non ha potuto fare a meno di unirsi, anche solo idealmente, agli innumerevoli tributi che, nel centenario dalla nascita, hanno celebrato uno dei più grandi intellettuali italiani del Novecento.

Sia stato questi un allievo dello scrittore, un ragazzino determinato a scorgere lo sguardo di chi, il giorno prima, aveva parlato in tv, uno studente universitario affamato di cultura, un politico alle prime armi desideroso di confronto e di consigli, un ospite occasionale di una chiacchierata estiva, nella sua campagna di contrada Noce o un paesano curioso semplicemente di imbattersi nel suo “illustre concittadino”, non ha potuto estromettersi dal raccontare l’arguzia, la profezia e il coraggio del “Maestro di Regalpetra”, continuando a tramandarne il ricordo ai racalmutesi che, come nel caso di chi scrive, non hanno avuto la fortuna di conoscerlo.

Se sei nato a Racalmuto e hai meno di trent’anni, infatti, per ragioni anagrafiche Sciascia non l’hai potuto incontrare e hai imparato a conoscerlo anzitutto così, “per induzione”: dai racconti di chi lo ha frequentato, dai luoghi in cui ha vissuto e che sono, inevitabilmente, anche i tuoi.

Il corso principale del tuo paese ti ha sempre “imposto” la presenza di un uomo di bronzo che passeggia, flemmatico e solitario, e che hai avuto modo di “contemplare” spesso, una volta conosciutane l’identità. Per quanto tu non ci abbia sempre fatto caso, l’immagine scolpita dello “Scrittore” ti ha iniziato al mondo delle parole: se possono “valere” una statua – hai pensato – allora dovranno significare molto (e questo, probabilmente, non l’hai scordato più).

Se sei nato a Racalmuto e hai meno di trent’anni, sempre “per induzione”, a scuola, ti sei imbattuto negli scritti di Sciascia. Nella migliore delle ipotesi, a dodici anni ti sei ritrovato a sfogliare le pagine de Il giorno della civetta, domandandoti, probabilmente, il perché di un tale “supplizio”.

Non per tua volontà, a quattordici, ti sei immedesimato nell’ossessione del professor Laurana, a cui anche ti sei affezionato, o nella sincerità di Candido, antitesi perfetta (capirai dopo) all’ipocrisia della Prima Repubblica. E alle porte della maggiore età, ti è toccato in sorte Il Contesto o, peggio, L’affaire Moro, alla cui sola introduzione hai votato ore interminabili dei tuoi pomeriggi estivi.

Se sei nato a Racalmuto e hai meno di trent’anni, “per provenienza” sai del maestro silenzioso e attento, dell’intellettuale pungente e anticonformista, dell’osservatore acuto e razionale, intriso di “sicilianità”, che volti noti e penne illustri, in questi giorni, stanno ricordando e che tu mai probabilmente potrai riuscire a incontrare, fintantoché non ti sarai liberato della conoscenza “indotta” che hai della sua vita e delle sue opere. 

Se sei nato a Racalmuto e hai meno di trent’anni, infatti, nessun racconto, nessun ricordo, nessuna lettura “obbligata”, potranno mai restituirti un’immagine veritiera dell’uomo dallo sguardo magnetico e penetrante, che hai imparato a intercettare nelle foto. E per quanto tu possa avere la sensazione di conoscerlo da sempre, l’unico modo che ti rimane per “incontrare” veramente Sciascia, è quello di cercarlo tra le sue pagine. Di fiondarti, volontariamente e con ostinazione, nei suoi scritti, per provare a captarne pensieri, idee e illazioni.

Checché se ne dica, Sciascia imparerai a conoscerlo leggendolo da te. Ritornando a lui e alle sue pagine, ogniqualvolta avrai a che fare con la storia e la politica del suo e del tuo tempo; ogniqualvolta che, in generale, avrai a che fare con gli uomini. Rileggerai con piacere alcuni passaggi, e mentre apprezzerai l’attualità delle tematiche (mafia, giustizia, politica, terrorismo), continuerai ad accorgerti che parlano anche di te. E, soprattutto, che parlano a te.

A cento anni dalla nascita di Leonardo Sciascia, allora, la “libertà dall’induzione” è il regalo che, da giovane racalmutese, dovresti (o dovresti continuare) a farti. Per goderti il tuo, personalissimo, incontro con Sciascia e avere libero accesso alle sue “grandi domande”; per appropriarti del mistero, del sospetto, del dubbio del suo “illuminismo alla rovescia” (per citare Moravia) e fare della ragione “sciasciana” non la tua meta ma la tua partenza: lo strumento, il percorso “reale” e dunque tortuoso, per guardarti attorno, per interrogare e interrogarti, per indagare e analizzare, per ricercare, sempre, la verità.

Per quanto sempre approssimata e parziale, la conoscenza “libera” di Sciascia sarà comunque una conoscenza vera. L’unica che ti consentirà di rivendicare, un giorno, il diritto di custodire gelosamente la sua grandezza e le sue idee.

In copertina “Ritratto di Leonardo Sciascia” (1986), Totò Bonanno