La “matassa calabrese”, una Strada senza uscita

 
 

La notizia di un’intesa tra Emergency e Protezione Civile sbroglia soltanto parzialmente la “matassa calabrese” delle ultime due settimane.


«Abbiamo definito un accordo di collaborazione tra Emergency e Protezione Civile per contribuire concretamente a rispondere all’emergenza sanitaria in Calabria. Inizieremo domani mattina a lavorare a un progetto da far partire al più presto. Ringrazio il Governo per la stima che ha dimostrato per il lavoro di Emergency e le tante persone che ci hanno dato fiducia, offrendo da subito il loro sostegno». Con questo comunicato, arrivato ieri a tarda sera sui suoi profili social, Gino Strada, fondatore di Emergency, ha provato a fare chiarezza sulla vicenda del commissario alla Sanità della regione Calabria. 

In realtà la notizia del raggiungimento di un’intesa tra Emergency e Protezione Civile sbroglia soltanto parzialmente la “matassa calabrese”, venutasi a creare nelle ultime due settimane. Se non ci fosse di mezzo la salute e la vita di tante persone umane, ci si potrebbe scrivere il copione di una commedia. In dieci giorni abbiamo infatti assistito a un susseguirsi di eventi e colpi di scena degni sicuramente di una pièce teatrale, tra dimissioni, nomine revocate, rinunce e incarichi a metà. 

In principio c’era Saverio Cotticelli, generale dei carabinieri in pensione, nominato commissario nel dicembre 2018 sotto il primo governo Conte sostenuto dall’allora maggioranza giallo-verde. Confermato nel 2019, nonostante il cambio della compagine governativa, Cotticelli è stato recentemente rimosso dal suo incarico a seguito di un’intervista televisiva durante la quale ha palesato una profonda ignoranza delle sue mansioni. 

Si passa quindi a Giuseppe Zuccatelli, ex presidente di Agenas e manager ospedaliero, molto vicino al ministro della Salute Roberto Speranza. Nemmeno il tempo dell’insediamento ed ecco che un video, nel quale venivano espresse tesi ai limiti del negazionismo sull’uso delle mascherine e sulla trasmissione del virus, inchioda Zuccatelli. Caos politico con conseguente pressing per le dimissioni e nuova ricerca del commissario. 

Il nome di Gino Strada viene fatto trapelare con sempre maggiore insistenza come possibile soluzione di garanzia. Tra indiscrezioni, endorsement e smentite, si arriva al week end scorso in una situazione di stallo imbarazzante. Il ruolo di commissario viene proposto a Eugenio Gaudio, ex rettore della Sapienza di Roma. Per Strada si prospetta invece un incarico da consulente non meglio precisato. 

“Non c’è due senza tre”, forse il proverbio più noto della cultura popolare italiana, diventa tristemente realtà nella “matassa calabrese”. Gaudio infatti risulta essere indagato dalla procura di Catania in concorso per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, nell’ambito di una maxi inchiesta su una serie di concorsi nell’Università della città siciliana. La sua posizione è prossima all’archiviazione ma tanto basta per renderne “opaca” la nomina a commissario per la Sanità in Calabria. 

Siamo quindi agli ultimi fatti in ordine di tempo. Ieri Gaudio rinuncia ufficialmente all’incarico, adducendo motivazioni di natura familiare: “mia moglie non ha intenzione di trasferirsi a Catanzaro. Un lavoro del genere va affrontato con il massimo impegno e non ho intenzione di aprire una crisi familiare”. Strada si trova dapprima costretto a precisare di non aver ricevuto dal governo alcuna proposta formale, quindi in serata annuncia l’accordo tra Emergency e Protezione Civile. 

In un contesto già di per sé critico, che vede la regione sotto la guida del presidente “facente funzione”, Antonino Spirlì (a seguito della morte della presidente eletta Jole Santelli) e attualmente collocata in “fascia rossa”, questa vicenda ha assunto giorno dopo giorno contorni sempre più tragicomici. 

Le responsabilità dell’attuale situazione sono sparse su più livelli e probabilmente anche per tale ragione non se ne verrà mai a capo in maniera scrupolosa, come sarebbe invece necessario fare in un Paese civile. Al di là dei nomi, dei curricula e del penoso scarica barile cui stiamo assistendo impotenti, si delinea ancora una volta il ritratto imbarazzante e inquietante di un’Italia travolta dalle sue stesse incapacità ancor prima che dalle emergenze. 

Accanto a quella sanitaria e a quella economica, esiste una terza emergenza, sotto certi aspetti più complessa da superare: quella relativa alla manifesta incompetenza delle nostre classi dirigenti. Per far fronte alla prima si stanno adottando provvedimenti restrittivi su base regionale, scongiurando per il momento un nuovo lockdown generalizzato, confidando inoltre sulla distribuzione dei vaccini per l’inizio del 2021. Per far fronte alla seconda sono state messe in campo una serie di misure di sostegno (decreto Rilancio, decreto Ristori) e si spera altresì nel superamento dello stallo decisionale a livello delle istituzioni europee. Per far fronte alla terza? 

“Gli italiani hanno una classe dirigente sulla quale adesso molti sparano, ma la classe dirigente siamo noi che la votiamo. Ogni Paese ha la classe dirigente che si ‘merita’ e se noi da mezzo secolo abbiamo sempre gli stessi problemi è segno che noi li alimentiamo o li tolleriamo o ci campiamo dentro bene”. Il timore di chi scrive è che queste parole di Eugenio Scalfari, uno dei più grandi giornalisti italiani, ci descrivano molto realisticamente.