CovidArt, dall’isolamento rinasce la bellezza

La quarantena è un fatto. Questa condizione, così come il distanziamento sociale (la necessità di tenerci almeno ad un metro di distanza l’uno dall’altro), hanno trasformato le nostre vite improvvisamente e radicalmente. Abbiamo dovuto dire addio alle nostre abitudini, arrivederci ai nostri cari. Abbiamo reimparato il nostro lavoro, e (re)imparato a fare la pizza. Da un giorno all’altro, con l’arrivo del coronavirus, ci siamo trovati troppo lontani o estremamente troppo vicini alle nostre famiglie e, soprattutto, a noi stessi.

Da più di un secolo ormai, l’umanità viveva con il piede sull’acceleratore: il mondo, sempre più interconnesso, bombardava le nostre menti con stimoli, idee, notizie, ambizioni. Trovare un momento per riflettere sulla vita, sulla bellezza, sul bene e sul male, era un difficile privilegio di pochi. Poi un giorno tutto si è fermato. Il piede si è spostato dall’acceleratore al freno, facendoci schiantare la faccia sulla realtà. Tutte quelle scadenze, l’incubo dei treni in ritardo, le ferie mai godute perché a lavoro c’era bisogno di noi, la scalata verso il successo, lo stress, all’improvviso nulla ha avuto più senso.

Oggi viviamo giornate composte da troppe ore, costellate da troppe emozioni. Lo sconforto si alterna alla speranza, il dolore delle perdite alla necessità di ricominciare. Abbiamo bisogno di una valvola di sfogo, di pensare ad altro, di creare cose nuove o riscoprire bellezze perdute, e ne abbiamo bisogno tutti. Proprio per questo, abbiamo iniziato a cantare dai balconi alle sei di ogni pomeriggio, per poi provare vergogna per il senso di libertà che questo semplice sfogo ci provocava. Ma non siamo riusciti a smettere, per fortuna (l’appuntamento con Fedez e Chiara Ferragni è uno dei più attesi nella martoriata Milano).

«Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori» cantava l’illuminato De André, e dalla nostra quarantena, qualcosa di buono sta nascendo. L’hashtag #CovidArt restituisce su Twitter decine di migliaia di immagini, su Instagram se li contende con #coronavirusart e #coronaart. Non solo autoritratti sfregiati dalle mascherine ma anche innumerevoli mani che vorrebbero sfiorarsi, amanti che vorrebbero abbracciarsi. L’isolamento sta creando un nuovo movimento artistico, fatto di emozioni impossibili da esprimere perché vietate, non da un dittatore ma dalla durezza della realtà.

È nata una pagina, CovidArt appunto, creata da giovani artisti in quarantena, che contiene tutti i video e le performance artistiche di coloro che non possono, né vogliono, smettere di esprimere la propria arte. Gli attori recitano Shakespeare nella solitudine della propria stanza, immaginando il pubblico oltre l’occhiello della videocamera. Lo stesso fanno cantanti, musicisti e ballerini, riadattando l’orizzonte del mondo alle quattro mura nelle quali sono confinati. Sono tantissimi gli artisti già noti (Jovanotti in prima linea) che dedicano il loro tempo ad addolcire il nostro, a lenire noia e solitudine.

Non solo arte ma anche tanta cultura. Nascono idee come i #FocolaiDiBellezza (invenzione dell’associazione no profit Educare alla Bellezza), che ogni giorno raccolgono consigli su libri, film, musica e serie tv, tutto ciò che può essere utile ad aggiungere un po’ di positività a queste lunghe giornate distorte.

La quarantena è un fatto, dicevamo, ma le sue conseguenze potevano essere innumerevoli: non ci siamo messi in fila per accaparrarci armi e carta igienica, non abbiamo puntato il dito contro lo Stato, non ci siamo arrabbiati con la vita (forse un po’ si). Eppure, da tutto questo disastro, siamo riusciti a trarre qualcosa di estremamente positivo: quando il mondo si è fermato, la nostra mente è ripartita.


Copertina: “Lovers” (Bryne, Norway) di Pøbel

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