«Giordano Furioso», paladino dell’ignoranza

Di Virginia Monteleone – E anche questo Halloween è passato, tra chi lo ha festeggiato mascherato da mostro mangiando dolci a forma di zucca assassina e bevendo cocktail dentro delle finte sacche di sangue e chi non ha fatto nulla di tutto questo. Si sa, ogni tipo di festività non ha un particolare obbligo.

Ora direte “ok Halloween non è una nostra festività”. Non lo è nemmeno San Patrizio, eppure il colore verde e la birra non fanno dispiacere a nessuno – escluse le affinità politiche. Scherzi a parte, c’è però qualcuno che ha preso la questione in maniera molto seria, quasi come se le bancarelle con i costumi mostruosi e le atmosfere di questa “straniera” festività fossero come degli obblighi silenti; così come il sapore di islamizzazione giace sovente tra le preoccupazioni della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, per Mario Giordano, affermato giornalista di Mediaset, questa minaccia va combattuta con una mazza tricolore.

«Io Halloween non lo voglio festeggiare!». Così recita l’urlo di battaglia del Giordano Furioso, che brandisce la mazza tricolore fracassando delle zucche – finte, eh! Non sia mai scatenare polemiche sullo spreco di cibo! – con una ferocia inaudita tutta televisiva. Davanti a Fuori Coro su Rete 4, un telespettatore ignaro della libertà di scelta sul praticare o no questo “doppio carnevale”, avrà quasi temuto che questa festa fosse entrata nella Carta costituzionale e diventata legge. Ma cosa spinge le persone ad accanirsi contro un evento totalmente innocuo atto solo a muovere l’economia di fine ottobre?

Dovunque, su Facebook, mamme si allarmano sull’orlo di una crisi mistica, impegnate ad informare i loro contatti che loro non festeggeranno la festa del demonio. Pubblicità di aziende che portano alto il vessillo anti-Halloween, gente impegnata ad offendere chi ha ancora voglia di mascherarsi e andare a ballare. Ma perché tutto questo odio? Intolleranza epocale.

La festa di Halloween come ormai molti sapranno grazie all’uso basilare di internet, Google e Wikipedia, ha origini celtiche. Addirittura alcuni studiosi hanno rintracciato le sue origini nella festa romana dedicata a Pomona – dea dei frutti e dei semi – o nella festa dei morti chiamata Parentalia. Qualunque sia la sua nazione di origine, nasce generalmente come una ricorrenza legata al ciclo della natura, dato che, inizialmente, nel calendario il 31 ottobre era la fine dell’estate. Si tratta sostanzialmente di feste, come molte, che storicamente scandivano i tempi del raccolto.

Nell’840, sotto papa Gregorio IV, la Chiesa cattolica istituì ufficialmente la festa di Ognissanti per il Primo novembre: probabilmente questa scelta era indirizzata a creare una continuità col passato, sovrapponendo la nuova festività cristiana a quella più antica pagana. Nella tradizione celtica le festività di fine stagione avvicinavano i vivi al regno dei defunti, e da qui il legame con la morte, e il macabro. Con l’avanzare dei secoli e l’avvento delle sotto-religioni cristiane, questa festa pagana rimase definitivamente legata alla ricorrenza di Ognissanti.

Le sfaccettature macabre e incentrate sul consumismo sfrenato nascono nei primi del Novecento negli Stati Uniti – la nazione nata dal multiculturalismo stratificato! – e da lì si sono diffuse un po’ ovunque. I mostri messi in scena dalle maschere hanno legami con la letteratura e il cinema. Halloween è direttamente ispirato alle ricorrenze sui defunti: le zucche, in origine rape, che venivano intagliate per farne delle lanterne atte a ricordare le anime bloccate nel Purgatorio, divennero il simbolo oggi affermato perché erano più diffuse e più grandi, quindi più facili da modellare. La verità è che questa festa è profondamente intrecciata con quelle cristiane – che poi si tratta quasi sempre di feste pagane convertite! Forse è quella sfumatura macabra che rende l’occasione in qualche modo legata ad un immaginario demoniaco. Immaginate dei dolci dalle fattezze umane, magari a simboleggiare un caro defunto, messo a centro tavola e cannibalizzato dai parenti commensali per ricordare il caro estinto. Dove accade? In Sicilia, per la ricorrenza dei Morti il 2 novembre. In questo giorno anche il lato commerciale è molto enfatizzato perché è usanza che i bambini ricevano dei doni portati dai morti stessi. Macabro anche questo no?

L’elemento zucca viene utilizzato come tradizione anche in Italia: a Serra San Bruno, in Calabria, vi è la secolare tradizione del Coccalu di muortu. I ragazzini, dopo aver intagliato una zucca riproducendo un teschio (“Coccalu di muortu”), gironzolano per le vie del paese tenendola in mano bussando agli usci delle case oppure rivolgendosi direttamente alle persone che incontrano per strada, esordendo con la frase: «Mi lu pagati lu coccalu?» (“Me lo pagate il teschio?”). In Friuli e in Veneto era diffusa la tradizione di intagliare zucche con fattezze di teschio (dette lumère, suche baruche o suche dei morti), oltre alla credenza che nella Notte dei morti questi potessero uscire dalle tombe, muoversi in processione, irretire i bambini e infine che gli animali nelle stalle potessero parlare. A Massafra, cittadina in provincia di Taranto, gli anziani raccontano che la notte del 31 ottobre l’aneme du priatorie (“anime del purgatorio”) lasciano il cimitero e percorrono in processione le vie del centro storico usando il pollice a mo’ di candela e raggiungendo le chiese per celebrare la messa dei Morti e se incontrano qualcuno per strada lo portano con sé.

Quante similitudini vero? Il motivo principale è che tutte le ricorrenze religiose o pagane derivano da un primo e unico culto: quello della terra, della natura. L’essere umano, in origine cacciatore e contadino, affrontava la vita scandendola coi ritmi del raccolto in una serie di fasi di transizione fra una stagione e l’altra. Tutto nel tempo si evolve e con l’avvento del dio denaro ogni cosa ha assunto un aspetto più spettacolare, esagerato, quasi cannibalistico. Quello che però possiamo tenere a mente è che nulla di tutto ciò ci è imposto.

Forse è proprio la nostra cultura cristianizzata, fatta spesso di paure e ipocrisie, a imporci delle scelte. Padre Gabriele Amorth, esorcista della diocesi cattolica di Roma, affermò che «festeggiare la festa di Halloween è rendere un’osanna al diavolo. Il quale, se adorato, anche soltanto per una notte, pensa di vantare dei diritti sulla persona». Ecco come una frase assolutamente “deviante” riesce a fare breccia su altra gente altrettanto “deviata”. Questo è quello che Giordano dovrebbe riempire di mazzate: quel senso diffuso di ignoranza che si impone a verità. La stessa ignoranza e ingenuità che spinge la gente a prendere sul serio un atteggiamento come il suo. Restando pagani: «Esiste un solo bene, la conoscenza, ed un solo male, l’ignoranza» diceva Socrate.


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