Catalogna, sentenze shock per i secessionisti

Di Mattia Marino – Il 1° ottobre del 2017 si tenne, in tutta la comunità autonoma della Catalogna, il referendum secessionista che prevedeva l’indipendenza dallo Stato Spagnolo. Nel giorno della votazione, dichiarata illegale dal Governo Centrale, e dal Tribunale Supremo Spagnolo (in base all’articolo 2 della Costituzione Spagnola, il quale prevede sì l’autonomia delle Comunità, ma allo stesso tempo l’indivisibilità della Spagna), Madrid si rese protagonista di una durissima repressione, testimoniata da svariate violazioni dei diritti umani da parte delle forze dell’ordine spagnole.

Il 10 ottobre 2017 l’ex Presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, decise di procedere con la Dichiarazione Unilaterale di Indipendenza, la quale provocò, per la prima volta dal 1978 ad oggi, l’adozione dell’articolo 155 della Costituzione Spagnola; il quale prevede la sospensione temporanea dell’autonomia di una Comunità. Madrid assunse il totale controllo politico della regione, destituendo Puigdemont, e tutto l’allora Governo catalano.

La crisi provocò l’arresto di alcuni tra i più importanti esponenti politici catalani, i quali hanno ricevuto lunedì 14 ottobre 2019, la condanna da parte del Tribunale Supremo Spagnolo. Oriol Junqueras, ex Vicepresidente della Generalitat catalana è stato condannato a tredici anni di carcere e tredici anni di inabilitazione professionale assoluta. Il Tribunale ha condannato anche Raul Romeva, Jordi Turull e Dolors Bassa a dodici anni di carcere e dodici anni di inabilitazione professionale assoluta, con l’accusa di delitto di sedizione e malversazione di denaro pubblico. Carme Forcadell, ex presidente del Parlamento catalano, è stata condannata ad undici anni di carcere ed undici anni di inabilitazione professionale assoluta; Joaquim Forn e Josep Rull sono stati condannati a dieci anni e sei mesi di carcere, e dieci anni e sei mesi di inabilitazione assoluta. Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, due attivisti catalani favorevoli alla causa secessionista, hanno ricevuto la condanna a nove anni di prigione e nove anni di inabilitazione professionale assoluta.

Santiago Vila, Meritxell Borràs e Carles Mundò vengono condannati ognuno ad una multa dalla durata di dieci mesi, con una tariffa giornaliera di 200 euro, e ad un anno e otto mesi di inabilitazione assoluta, per delitto di disobbedienza. Josep Rull, Joaquim Forn, Santiago Vila, Meritxell Borràs e Carles Mundò sono stati assolti dall’accusa di delitto di malversazione di fondi pubblici.

Immediate sono arrivate le reazioni alle pesantissime pene emesse dal Tribunale Supremo. Carles Puigdemont, in “esilio” da quasi due anni, tramite Twitter ha fatto notare tutto il suo disappunto verso le condanne inflitte: «Cento anni di carcere in totale. Una barbarità. Adesso più che mai al vostro fianco e a quello delle vostre famiglie. Bisogna reagire, più che mai. Per il futuro dei nostri figli e delle nostre figlie. Per la democrazia. Per l’Europa. Per la Catalogna».

Cosa accadrà invece al fuggitivo Puigdemont? Il magistrato del Tribunale Supremo, Pablo Llarena, ha riattivato il mandato di cattura europeo ed internazionale nei confronti dell’ex Presidente catalano, con l’accusa di delitto di sedizione e malversazione di denaro pubblico. Il Presidente del Governo, Pedro Sanchez, si è espresso a favore della decisione di Llarena, dichiarando che «Puigdemont deve essere a disposizione della Giustizia spagnola».

Nella giornata di lunedì migliaia di persone si sono riversate per le strade di Barcellona al grido di “Libertà per i prigionieri politici!”. Si tratta infatti di una sentenza durissima e senza precedenti nella Spagna democratica. Le proteste hanno avuto luogo anche all’Aeroporto El Prat di Barcellona, dove migliaia di persone hanno occupato il Terminal 1, provocando duri scontri con le forze dell’ordine e la cancellazione di sessantasette voli. La grande concentrazione di manifestanti è stata convocata dalla piattaforma “Tsunami Democràtic”, in protesta alle sentenze di lunedì mattina.

Photo: M. Minocri da El País

La reazione della polizia, come in occasione del 1-O, è stata molto dura; il Sistema di Emergenze Mediche, alle ore 19 di lunedì, aveva prestato servizio a cinquantasei persone, cinquantatré delle quali provenienti dal Prat.


Foto in copertina (Albert Gea / Reuters) da La Vanguardia