La sinistra che vince

Di Francesco Puleo – A poche ore di distanza dal termine dello spoglio, il risultato delle elezioni spagnole è chiaro: i socialisti del premier uscente Pedro Sanchez sono il primo partito con il 28,7% e si aggiudicano 123 seggi.

Pablo_Iglesias

Pablo Iglesias

Va male il centrodestra: il partito popolare di Pablo Casado e i Ciudadanos di Alberto Rivera si attestano entrambi attorno al 16%. Stesso risultato per Podemos di Pablo Iglesias, che in barba alle previsioni dei sondaggi riesce a recuperare terreno. Non sfonda l’estrema destra di Vox, che entra per la prima volta in parlamento con il 10,3% dei voti, al di sotto delle aspettative pre-elettorali.

L’esito di questa tornata, che si segnala per un alto tasso di partecipazione vicino al 75%, è chiaro. Gli elettori hanno premiato Pedro Sanchez, che dopo la sconfitta elettorale del 2016 sembrava arrivato al tramonto. Nei pochi mesi di governo seguiti alla crisi dell’esecutivo di centrodestra guidato da Mariano Rajoy, Sanchez ha infatti lanciato un segnale chiaro al paese e al suo elettorato, formando un governo composto in maggioranza da donne e alleandosi con Podemos, il partito di sinistra anti-sistema nato dal movimento degli indignados che ha destabilizzato il bipolarismo e l’alternanza tra i due partiti tradizionali.

Sebbene la manovra di bilancio, definita da molti la “più a sinistra nella storia della Spagna”, non sia stata approvata per il veto degli indipendentisti catalani, il governo Sanchez è riuscito a fare passare per decreto un aumento del salario minimo. Evidentemente, il messaggio di Sanchez è arrivato a destinazione.

santiago abascal

Santiago Abascal

A destra vale invece l’esatto contrario. Il dato più importante è il crollo del Partito Popolare, storica formazione di centrodestra, il cui consenso è praticamente dimezzato rispetto alle ultime elezioni. La nuova leadership di Pablo Casado non ha convinto gli elettori, che si sono spostati o verso i liberali di Ciudadanos o verso l’ultradestra di Vox.

Ed è proprio la formazione di estrema destra guidata da Santiago Abascal la vera novità di questa tornata elettorale: per la prima volta, una forza politica neo-franchista entra in parlamento. Buona parte del voto di destra più identitario e tradizionalista è finito lì, attratto da una retorica che condensa tutti gli elementi della nuova destra contemporanea: anti-islamismo, anti-immigrazionismo, lotta contro il femminismo e la cosiddetta “ideologia gender”, difesa della “famiglia tradizionale”.

copertina 2Il risultato al di sotto delle aspettative per la destra spagnola fa riflettere anche su un’altra questione: quella dell’indipendenza catalana. La sconfitta delle destre significa infatti sconfitta dell’unionismo: in Catalogna, la sinistra repubblicana e indipendentista di ERC è la prima forza politica, seguita da altre forze di sinistra e autonomiste. Ed è proprio ERC il soggetto politico che farà da ago della bilancia, sia per il successo elettorale ottenuto (ben 15 seggi) sia in quanto forza indipendentista più aperta al dialogo con Sanchez.

Quali sono dunque gli scenari post-elettorali? L’ipotesi di una coalizione sul modello andaluso, ovvero di un governo di destra con Partito popolare e Ciudadanos con l’appoggio di Vox, è esclusa: non ci sono i numeri.

Altrettanto improbabile è lo scenario di un’alleanza tra i socialisti di Sanchez e i liberali di Ciudadanos, dal momento che i secondi hanno rivendicato la leadership del centrodestra e la base del partito socialista è nettamente contraria a quest’opzione. L’ipotesi più probabile è quella di un’alleanza tra socialisti e Podemos, sul modello del governo uscente, con l’appoggio della sinistra indipendentista catalana.

«Il partito socialista ha vinto le elezioni generali in Spagna e con queste ha vinto il futuro. E ha perso il passato. Abbiamo mandato un messaggio all’Europa e al resto del mondo. Si può vincere l’autoritarismo e l’involuzione.» Queste le parole di Sanchez a margine della serata di ieri. Parole che, al netto della retorica, lanciano un messaggio chiaro alla sinistra tradizionale di tutta europa: dove la sinistra si apre ai movimenti e alle istanze più progressiste, la destra sovranista e reazionaria perde.