Viaggio nella Comuna 13, simbolo del riscatto di Medellín

Di Davide RendaPeriferia ovest di Medellín, Colombia. L’atmosfera è vibrante, tesa, perché tutti sanno di camminare in dei luoghi dove fino a meno venti anni fa potevi essere ucciso per una nullità.

Il quartiere di San Javier, nella Comuna 13 di Medellín, rappresentava la tana dei peggiori criminali della città; oggi è animato da turisti, backpackers e curiosi, che passeggiano meravigliati dai numerosissimi murales e graffiti che decorano le mura di case, strade e piazze del barrio. Chi vi scrive ha visitato Medellín e la Comuna 13 all’inizio di questo mese, durante un tour guidato da un ragazzo nato e vissuto nel quartiere. È proprio a partire dagli ultimi della città che Medellín merita di essere raccontata. Un racconto al di là di pregiudizi, stereotipi, che vuole provare ad abbattere i confini di una conoscenza annebbiata da serie televisive e documentari che molto spesso si sono focalizzati sugli esecutori e ben poco sulle vittime del tragico passato di questi luoghi. Ancora meno si parla di chi ogni giorno, da tanti anni, prova a far risorgere il nome della città e delle numerose comunità che ne fanno parte.

Tra gli anni ’80 e ’90 Medellín era considerata una delle città più pericolose al mondo, come la definì il Time nel 1988. Non c’era da stupirsi: solo nel 1991 vennero uccise 6.349 persone, e fino agli anni ‘90 rappresentò il quartier generale del cartello di narcotrafficanti più spietato al mondo, con a capo Pablo Escobar. Il cartello di Medellín piegò l’intera città e la Colombia tutta, in una scia di sangue, terrore e caos che non terminò con la morte di Escobar avvenuta nel 1993. I cartelli della droga, insieme alle guerrillas rivoluzionarie di sinistra, i paramilitari di destra e le numerosissime gang presenti in città non smisero di compromettere la vita degli abitanti di Medellín per ancora numerosi anni.

Nel quartiere di San Javier, nella Comuna 13, si concentravano tutte le problematiche umane, sociali, urbane della regione e della città; il quartiere, così come altri nelle immense periferie della città, si formò dagli anni ’70 a partire dalla costruzione di case abusive costruite con materiali di fortuna che ospitarono la gente scappata dalle campagne, dove la violenza era all’ordine del giorno e dove le opportunità economiche erano scarse. Divario sociale, abitazioni di fortuna, servizi carenti: un’occasione perfetta per chi, nella storia della Comuna 13, si è eretto a protettore del quartiere. Sotto il comando del cartello di Medellín tra gli anni ’80 e ’90, teatro della guerra tra estremisti di destra, sinistra e gangster fino ai primi anni del nuovo millennio, il quartiere e la sua gente presenta ferite profonde che oggi si tenta di ricucire.

Per comprenderne le problematiche sopra citate, è opportuno considerare che il quartiere di San Javier (e il suo controllo) permette l’accesso all’autostrada di San Juan, che rappresenta il collegamento tra Medellín e la costa pacifica della Colombia. Combinate questo fattore, l’importanza del controllo delle strade e dei collegamenti su gomma, nonché l’accesso al mare percorrendo lungo la costa pacifica fino a Cartagena e Indias e Panama, con le esigenze dell’export illegale di sostanze stupefacenti dei cartelli dediti al narcotraffico. Una equazione mortale, che ha pesantemente determinato il destino nefasto del quartiere: tutti i criminali coinvolti nel narcotraffico volevano la Comuna 13. Per tale ragione, considerato che la produzione e il traffico di cocaina è aumentato a dismisura anche dopo la crisi del cartello di Medellín negli anni ‘90, il quartiere di San Javier rimaneva conteso da svariati gruppi. Non importa se eri di destra, di sinistra, o semplicemente un gangster di quartiere in cerca di successo: i profitti potenzialmente derivanti dal traffico di cocaina hanno ammaliato tutti, senza nessuna esclusione.

Operazione Orion, 2002

Il governo colombiano, nel 2002, decise di tentare di porre fine alla violenza nel quartiere, principalmente dominato dalle milizie di estrema sinistra FARC e dall’ELN. Il 16 ottobre 2002 iniziò la cosiddetta Operazione Orión, una impressionante operazione militare che sconvolse il quartiere e le cui ferite e i ricordi sono ancora oggi presenti nei ricordi e nei volti dei suoi abitanti. Mille uomini tra esercito e gruppi paramilitari di destra circondarono la zona in una morsa che non permetteva l’uscita e l’ingresso dal quartiere, che divenne il teatro una violentissima guerra urbana. Vennero usati elicotteri, blindati e armi pesanti, e centinaia di civili vennero catturati, torturati e detenuti, oltre alle decine di morti.

Il dramma più grande è rappresentato dai desaparecidos dell’operazione, centinaia, per molti seppelliti in una discarica che si trova ancora sopra il quartiere di San Javier, la cosiddetta escombrera (discarica). La violenza è drasticamente diminuita dalla fine dell’operazione, anche se il controllo del quartiere fu preso inizialmente dai paramilitari di destra in accordo con l’esercito. Il momento più tragico per il quartiere ha smosso la comunità, che fin dagli anni successivi ha deciso di tentare il miracolo. Attraverso il teatro, la danza (specialmente l’hip-hop), i graffiti e le attività culturali gli abitanti del quartiere sono riusciti a ridare speranza alla propria comunità, autorganizzandosi.

Barrio San Javier, Medellìn

Oggi, possiamo affermare che quel miracolo è proprio avvenuto. È possibile visitare il quartiere con dei tour giornalieri, lasciarsi affascinare dai suoi graffiti e godere della compagnia della sua calorosa e orgogliosa gente, che rappresenta il patrimonio più grande di San Javier. Si possono attraversare liberamente quelle che la guida del tour chiama le “linee invisibili”, quei checkpoint chiari a tutto il quartiere che un tempo determinavano la netta divisione dell’area tra le varie gang. Il loro attraversamento, senza un permesso speciale o aldilà del coprifuoco, impostato alle cinque del pomeriggio per molti anni, poteva significare la morte. L’accesso al quartiere è stato enormemente facilitato dalla costruzione di una funivia nel 2008 che collega l’area al centro città e la visita è resa ancora più facile da un sistema di scale mobili all’aperto interne al quartiere inaugurato nel 2011.

La Comuna 13 rappresenta oggi uno dei simboli della rinascita di Medellín, della sua forza e voglia di riscatto. Nel 2013 la città venne premiata come “Città più innovativa al mondo” dal Wall Street Journal e CitiBank e oggi rappresenta una delle mete più visitate e interessanti dell’intera Colombia.


Foto in copertina di Davide Renda