La finanza al servizio dello sviluppo sostenibile
Di Ugo Lombardo – Il rapporto intitolato “From funding to financing. Transforming SDG finance for country success”, presentato al World Economic Forum, analizza gli ostacoli finanziari, sistemici e comportamentali che influenzano la capacità di ogni Paese di raggiungere i propri obiettivi nazionali di sviluppo sostenibile.

Il rapporto mette in evidenza come sia fondamentale un ripensamento degli schemi della finanza per poter raggiungere gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile e, sebbene gli strumenti finanziari siano aumentati negli ultimi anni (ai capitali pubblici si sono aggiunti quelli privati e oltre alle istituzioni di sviluppo finanziario anche quello della finanza mista), le soluzioni di finanziamento sono ancora agli stadi iniziali.
Più che aggiungere strumenti, infatti, sarebbe necessario ripensare e ristrutturare il processo di finanziamento, individuando le priorità di sviluppo sostenibile paese per paese. Solo in questo modo è possibile trasformare gli obiettivi di sviluppo sostenibile in un investimento di successo nazionale.
I soggetti principali sono i governi che possono permettere, in virtù della posizione che ricoprono, un migliore collegamento per mobilitare i finanziamenti con priorità nazionali di sviluppo sostenibile. Fondamentali sono i processi di pianificazione nazionale che possono consentire una riflessione più strategica su come allocare il capitale pubblico in modo da incoraggiare il capitale privato ad investire in progetti in tutti i settori.
Incoraggiare tale processo di coinvolgimento è già insito nelle strategie dei governi, ma il problema risulta essere proprio quello legato al meccanismo di attuazione in ogni fase della pianificazione del Paese e del ciclo del progetto, al fine di identificare e finanziare progetti pertinenti. Questo è fondamentalmente un gap di capacità/abilità unito ad uno comportamentale.
È necessario, infatti, creare un piano strategico di finanziamento nazionale, che consenta di mobilitare capitale pubblico e privato ed iniziare un processo di assegnazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile ad hoc per ogni Paese, che includa sia capitali pubblici che privati, ove possibile.
È consigliabile, inoltre, integrare i Sustainable Development Goals (SDGs) specifici di ogni Paese all’interno delle politiche e delle strategie nazionali, attraverso il coordinamento tra i diversi ministeri coinvolti e tutti gli stakeholder (settore pubblico, privato, finanza, partner di sviluppo), affinché i ministeri stessi diventino il riferimento per gli SDGs a livello nazionale e internazionale.
Al fine di realizzare il passaggio da un paradigma di sostegno economico allo sviluppo, in cui vengono erogati fondi nazionali e internazionali, ad un paradigma di finanziamento, in cui i Paesi usano strategicamente i fondi esistenti per interventi e progetti che attirano investitori privati, bisogna, inoltre, elaborare numerosi progetti di lungo periodo, per evitare che tutti i finanziamenti si concentrino su pochi beneficiari e che i processi si interrompano prima del tempo.
Quindi sintetizzando vi deve essere: la priorità e piani nazionali di sviluppo sostenibile; un cantiere di progetti ben articolato; un processo di assegnazione nazionale legato agli SDG (Obiettivi di sviluppo sostenibile); la creazione di un “piano di finanziamento strategico” nazionale per gli SDG.
Sicuramente il panorama della finanza per lo sviluppo è cambiato significativamente negli ultimi due decenni e sono stati compiuti progressi significativi, dal 2000, per quanto riguarda gli Obiettivi di sviluppo del millennio e gli sforzi per colmare il deficit di finanziamento per lo sviluppo. Non vi è dubbio che i Paesi abbiano intensificato i loro sforzi per sviluppare strategie coordinate (tenendo conto dei loro vari livelli e fasi di sviluppo) che aiutino a raggiungere obiettivi globali, come quelli nell’accordo di Parigi e negli SDG.
Secondo il Rapporto, bisogna tener presente, però, che il coordinamento nazionale, sancito durante gli Accordi di Parigi sul clima è necessario, ma non è sufficiente per il raggiungimento degli Obiettivi, perché i finanziatori privati devono essere coinvolti in ogni fase del processo di investimento. Allo stesso modo i responsabili delle politiche a livello nazionale, come le banche di sviluppo, insieme alla comunità finanziaria nazionale e internazionale devono contribuire, aiutando i Paesi nell’allocazione dei capitali.

Il progresso più significativo verso un finanziamento per lo sviluppo delle comunità è stato il progresso e i progressi fatti sull’argomento e sulla pratica della finanza mista. In particolare, tale tipo di finanza ha come obiettivo quello di impiegare scarse risorse pubbliche (internazionali e nazionali) per stimolare gli investimenti privati laddove esiste il potenziale di sostenibilità a lungo termine (commerciale) e dove tale integrazione può consentire un’efficace condivisione e dimostrazione dei rischi per favorire l’attuazione di progetti che, altrimenti, non potrebbero trovare sviluppo.
Nonostante questi progressi, però, permangono lacune che impediscono sia il ridimensionamento della finanza per affrontare il costante deficit nel soddisfare le esigenze di investimento e le modifiche fondamentalmente trasformazionali e sistemiche necessarie per sostenere lo sviluppo sostenibile nel lungo periodo.
I principali ostacoli nel raggiungimento degli standard di investimento, secondo il Rapporto, sono l’insufficienza dei capitali nella prima fase del progetto, che comporta una sottostima delle sovvenzioni alla ricerca di dati; la mancanza di propensione al rischio di investimento e al rischio di cambio, che non tiene presente la volatilità della valuta locale, nonostante la maggioranza dei finanziamenti sia erogata dagli istituti di sviluppo finanziario in valuta forte.
Il Rapporto conclude con l’Agenda 2019 del Global Future Council on Development Finance (Gfc), uno dei 38 consigli riuniti all’interno del World Economic Forum, che prevede di affrontare gli ostacoli che impediscono di inserire il capitale per gli SDGs nelle fasi di pianificazione nazionale.
In questo senso, il Gfc, commenta il Rapporto, può svolgere un ruolo fondamentale nell’assistenza tecnica, nello sviluppo di capacità e di approcci nazionali, attraverso la creazione di una piattaforma che identifichi le lacune, che valuti i progetti e che identifichi i possibili finanziatori. Si spera, così, che sarà una finanza a sviluppo sostenibile senza le classiche bolle speculative che hanno portato alle recenti crisi finanziarie che noi tutti conosciamo.
Pingback: Recovery Fund e diritti umani: tra ripartenza ed economia sostenibile |