Zagara, salsedine e un fiume di parole: buon viaggio Maestro

Oggi il Commissariato di Vigata è tirato a lustro, aleggia una brezza di scirocco. Il Commissario Montalbano stamattina si è svegliato stranamente presto, senza nessuna chiamata di Catarella.

Prende il caffè mentre è assorto davanti la finestra a mirare e rimirare quel meraviglioso mare, come tutte le volte in cui è successo qualcosa di importante e lui, uomo di azione ma anche di testa, si sta prendendo il suo tempo per realizzare, in questo preciso istante, quale sia la forma dell’acqua. C’è una luce così bella all’alba, tutto sembra quasi fermo ed immobile per salutare il Sole che passa…

C’è commozione, si è un po’ sgomenti, forse come quando Mimì guarda Salvo cercando di capire se stia scherzando o meno, dicendogli quello che gli ha appena detto. Oggi ci sono cuori che piangono che provano a trovare le parole giuste per un saluto ad un Maestro che ci vedeva benissimo, nonostante la cecità, ed anche meglio, come da lui stesso sostenuto.

Maestro, ci dispiace se siamo troppo indegni per lei, ma sappia che tutto questo viene dal cuore, che questo dì profuma un po’ più di zagara, salsedine e di tutte le parole che lei ci ha detto e scritto in questi anni, nei suoi racconti, nelle sue interviste. Ripensiamo ai suoi libri, alle estati roventi, alle parole snocciolate con cura, lette velocemente ma nitide. Come quando si mangia di corsa un gelato e non si vuole finisca, ma ci si rende conto che sta terminando solo quando si sta mordendo la punta croccante del cono, e allora non resta che assaporarlo a pieno.

Sono 93 anni di saggezza ed uno spirito ed una tempra da ragazzo, con la forza ed un bagaglio grande di esperienza, umanità e cultura. Ma la scrittura e, di rimando, la lettura – ed in genere l’arte – hanno mille e più poteri.

Ci piace immaginarla lì, che sale una scala fatta di nuvole, pulviscolo dorato e polvere preziosa delle librerie e degli scaffali che traboccano di parole, speranze e sogni che compongono le anime dei lettori. La vediamo lì che bussa ad una porta semi aperta, chiedendo con la sua voce forte e decisa «posso entrare?». Le hanno già detto di mentre lei sta finendo la frase. Mentre si accomoda, vedrà che sistemano la sua poltrona con una piccola scrivania di lato.

C’è profumo di zeste, cannella e miele. Ci sono foglie di alloro qua e là, arriva qualche nota di malinconica bellezza. Versi in greco, latino, siciliano, francese, spagnolo, arabo. Tutti intrisi della forza dei racconti. Ad attenderla ci sono i più grandi maestri della scrittura. So che le sembrerà di essere di troppo ma non è così, quel posto lì lei se lo è conquistato.


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