Il “Fiscal Monitor” del Fondo Monetario Internazionale

Di Francesco Paolo Marco Leti – Le recenti raccomandazioni del Fondo Monetario Internazionale hanno provocato forti reazioni nella politica nazionale, accompagnate da aspre critiche. Nodo centrale di tali polemiche è stato l’invito ad introdurre una tassazione più incisiva in materia di patrimoni e immobili.

o.434594In realtà, l’indicazione del FMI è stata semplificata e banalizzata dai commentatori nostrani. L’idea posta alla base di tale ragionamento, infatti, non è tanto quella di un semplice inasprimento della tassazione, quanto piuttosto di una sua traslazione dal lavoro verso settori meno dinamici dell’economia, al fine di spostare il peso fiscale dal costo del lavoro verso i patrimoni e gli immobili, a parità di prelievo.

Le ragioni sono abbastanza chiare: la diminuzione della tassazione sul costo del lavoro ha un impatto diretto sul costo delle merci e, quindi, sulla loro competitività internazionale. Inoltre, se il prelievo diminuisse anche sul reddito disponibile per il lavoratore, un probabile effetto sarebbe un aumento del consumo e, di conseguenza, una crescita della domanda interna. L’obiettivo è, quindi, quello di rafforzare la ripresa economica e di rilanciarla.

Una misura di riduzione della tassazione sul lavoro potrebbe essere compiuta anche in solitaria, senza rimodulare il carico fiscale, spostandolo su patrimoni e immobili. Questo, però, potrebbe comportare un peggioramento dei conti pubblici, perché sarebbe effettuato in deficit e, in un’ultima analisi, andrebbe ad aggravare il debito pubblico del paese. L’invito del Fondo Monetario Internazionale diventa abbastanza chiaro, cioè rilanciare la ripresa senza intaccare la sostenibilità dei conti pubblici.

95b0709b-482a-4a55-ae91-b928181c778b.c10Inasprire la tassazione sui patrimoni e sugli immobili ha anche un’altra motivazione: incentivare gli investimenti. Patrimoni e immobili hanno la tendenza ad essere, per propria natura, “poco produttivi” per l’economia, costituendo tutt’al più dei produttori di rendite per chi li possiede. Sono capitali immobilizzati nel sistema che potrebbero essere meglio indirizzati verso investimenti generatori di effetti economici positivi e, nell’ipotesi migliore, nella creazione del lavoro. Un inasprimento della tassazione potrebbe spingere i possessori d’ingenti capitali ad indirizzare le proprie risorse verso investimenti più produttivi piuttosto che sull’acquisto di immobili.

L’indicazione, che apparentemente può sembrare “irrazionale”, ha delle fondamenta economiche robuste e degli effetti nel complesso desiderabili. Gli elettori, tuttavia, tendono a ricordare più gli aumenti delle tasse che i relativi tagli, con la logica conseguenza che decisioni di tale indirizzo siano accompagnate da un costo politico che potrebbe concretizzarsi in una perdita di consensi in ambito elettorale.