Germania, Grosse-Koalition doveva essere e Grosse-Koalition sarà. O no?

Di Mario Montalbano – Dopo il fallimento delle trattative con Liberali e Verdi, l’ultima possibilità per Angela Merkel di evitare il ritorno alle urne era trovare un’intesa per un governo di coalizione con l’Spd di Martin Schulz.

Sono servite ventuno ore di negoziati tra l’11 e il 12 gennaio, ma alla fine la cancelliera uscente ce l’ha fatta. O meglio ce la dovrebbe aver fatta. Un condizionale quanto mai doveroso visti gli attuali equilibri del Bundestag, dove la nuova Grosse-Koalition disporrebbe solo del 52% della maggioranza parlamentare, e soprattutto in attesa dell’approvazione, tutt’altro che scontata, da parte del congresso dell’Spd.

Quel che si può certamente sostenere è che l’accordo di coalizione rilancia, senza dubbio, la figura politica di Angela Merkel. Uscita nettamente sconfitta dalle elezioni dello scorso settembre, e di conseguenza criticata per aver condotto il proprio partito al risultato più negativo della storia, la cancelliera uscente ha dovuto, quasi dovesse farsi perdonare, anche su spinta del presidente della Repubblica federale tedesca, Frank-Walter Steinmeier, ricercare una soluzione all’inevitabile ritorno alle urne. Uno smacco, quest’ultimo, di cui la Germania, dall’alto della propria posizione dominatrice in Europa, avrebbe fatto volentieri a meno.

E allora, ecco arrivare l’accordo con i socialdemocratici e con gli alleati storici della Csu. Una vittoria personale per la Merkel, che ha visto così premiata la sua pazienza nelle negoziazioni, raggiungendo quella che fino a qualche settimana appariva un’intesa impossibile. A proposito, questa non poteva che vertere attorno ai temi maggiormente discussi. E quindi migranti, tasse e ovviamente il destino dell’Unione europea. Specie sull’ultimo punto, su cui si era arenata la trattativa con i Liberali, è emersa la volontà comune da parte di Schulz e Merkel di riformare e, di conseguenza, rafforzare la zona euro, tanto a livello istituzionale quanto economico, prevedendo persino un aumento dei contributi al bilancio comunitario. Un modo anche per rilanciare il ruolo della Germania nella sfida lanciata qualche giorno prima da Emmanuel Macron sulle riforme europee.

Adesso, però, non resta che l’ultimo passo, tutt’altro che banale e scontato, l’approvazione dell’accordo di coalizione da parte del congresso dell’Spd, previsto per il 21 gennaio. Qui, l’ostacolo maggiore per Schulz sarà convincere la base, specie quella più a sinistra dopo mesi a sostenere il contrario, che un nuovo governo con la Merkel sia utile, o quantomeno non sia deleterio come nelle convinzioni socialdemocratiche per il partito e, soprattutto per la stessa Germania. Una missione complessa, però, in molti a Berlino sono pronti a scommettere nella buona riuscita. In primis la rediviva e paziente Angela Merkel.


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