Le ferrovie del Sud: indifferenza o altro?

Di Giuseppe Sollami – Il recente incidente ferroviario, che è costato la vita di 27 persone, tra Andria e Corato, in Puglia, solleva il polverone su un caso che da anni è sempre lo stesso: la difficile situazione delle linee ferrate del Meridione. I treni che la percorrono fanno sì che quella da Salerno a Palermo sia una delle tratte ferroviarie più arretrate dell’intero continente europeo.

I fondi della Comunità Europea e del Ministero delle Infrastrutture arrivano ma la maggior parte di essi resta ferma nelle zone settentrionali del nostro Paese. Il Decreto “Sblocca Italia” e le recenti leggi di stabilità hanno finanziato le ferrovie italiane, ma con netta disparita tra Nord e Sud del Paese, con 4mld e 800 milioni di Euro nelle tratte del Nord e solo 60 milioni per “modernizzare” le tratte del Sud.

Nel Nord, già potenziato da anni con linee a doppio scartamento e linee ad alta velocità, si possono introdurre sistemi e mezzi ancora più all’avanguardia come il potente e veloce V300 (conosciuto impropriamente come “FrecciaRossa 1000”), che tocca velocità vicine ai 400 km/h.

Al Sud invece, il movimento rotabile è ancora gestito su scartamenti singoli ed in alcuni casi – come ad esempio le linee tra Palermo e Trapani, tra Agrigento e Siracusa ed in molte zone della Calabria e della Basilicata – si viaggia ancora in linee non elettrificate, dove a regnare sono le mitiche automotrici AL n 668.1224, vecchie carrozze a diesel immatricolate in media nel 1981. Nei casi più “moderni”, nelle tratte soprannominate “veloci”, si notano esemplari di “minuetto”, un treno considerato moderno ma che conta già 16 anni di vita.

Il problema della scarsa valorizzazione delle ferrovie nel Meridione è da ricercare soprattutto nella mancata convinzione dei viaggiatori che il treno sia il mezzo più utile per gli spostamenti da città a città. Per anni si è preferito il trasporto su gomma, con le autolinee di gestori privati che, con l’ausilio di contributi regionali, hanno imposto il monopolio nel settore dei trasporti civili, garantendo servizi scadenti, orari scomodi e tratte che assicurano il maggior profitto possibile.

RFI, la derivata di Ferrovie dello Stato che si occupa della gestione delle linee ferrate, ha deciso negli anni di sopprimere numerosi servizi, divenuti ormai spese inutili per l’ente: prima ha soppresso il servizio commerciale – tranne nelle zone metropolitane, in corrispondenza di porti ed aeroporti – e poi ha iniziato a tagliare sul trasporto persone, eliminando le tratte interregionali (ad eccezione delle le più importanti come la Palermo-Milano) e investendo sempre di meno sulle tratte, riducendo tutto a mera manutenzione ordinaria.

Oggi il servizio ferroviario sta conoscendo una nuova espansione nel Sud ed è arrivato il momento di destinare le somme necessarie a modernizzare le ferrovie, con linee a scartamento doppio e treni più moderni, cercando di risolvere il gap tra viaggiatori di serie A e di serie B. Chissà che questa possa essere la strada giusta per vedere, un giorno lontano, un’alta velocità da Salerno a Palermo.


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