Snowden aveva ragione

 
 

Le manovre di sorveglianza della National Security Agency sono state dichiarate illegali, a 7 anni dalle rivelazioni di Edward Snowden. Ma la storia continua.


Storie di spionaggio, complotti informatici, controllo di linee telefoniche e internet, il tutto scoperto grazie a una talpa che decide di rivelare tutto quanto è riuscito a scoprire e che alla fine ottiene giustizia. Sembrerebbero gli ingredienti di un classico film d’azione e invece sono tutti pezzi di una storia vera, incluso l’agente pentito che ha portato alla luce tutti i dettagli: il suo nome, Edward Snowden.

La sua storia, prima del momento di fama, è relativamente breve: una carriera di studi breve, un tentativo di entrare nell’esercito nel 2004 che termina con un incidente che gli causa la rottura di entrambe le gambe e poi l’ingresso nella CIA nel 2005. Viene spedito nel 2007 a Ginevra, sede chiave data la gran quantità di organizzazioni internazionali e di diplomatici presenti e lì inizia ad avere i primi dubbi. Nel 2009 abbandona il suo lavoro, per diventare consulente privato della National Security Agency (NSA) e da là viene poi trasferito nelle Hawaii, il luogo che sarà la sua base per rivelare i dati di cui era venuto a conoscenza nel suo lavoro, tra cui la storia che lo ha reso noto.

La vicenda che ha portato a galla nel 2013, durante l’amministrazione Obama, è uno scandalo non di poco conto, qualcosa che gli stravolge la vita anche solo per averla rivelata: la NSA teneva sotto controllo tutte le linee telefoniche facenti riferimento a Verizon, AT&T, e Sprint, tutte e tre compagnie telefoniche presenti all’interno del territorio degli Stati Uniti. Secondo i dati che l’ex agente avrebbe fatto trapelare ai media, a Verizon, per esempio, sarebbe stato imposto di consegnare tutti i tabulati telefonici interni agli Stati Uniti e quelli sulle telefonate dagli USA verso l’estero. 

Ma questa non sarebbe stata la sola violazione: a quanto pare la NSA avrebbe avuto accesso, attraverso le banche e le società di emissione delle carte di credito, ai dati relativi agli acquisti effettuati con le stesse. Inoltre, con la collaborazione dell’FBI, sarebbero stati hackerati anche i server di nove grandi aziende internet americane: Google, Facebook, Youtube, Yahoo, Microsoft, Apple, Skype, AOL e PalTalk. Tutte le compagnie negano di aver fornito accesso diretto ai loro server, aggiungendo quindi un altro carico di accuse sulla NSA.

Dopo aver rivelato tutti i dati ai media, Snowden si rifugia, in un primo momento, in una Hong Kong non ancora sotto il pieno controllo della Cina. La sua situazione è molto delicata: buona parte degli abitanti della città, e anche parte dei cinesi al di fuori, vogliono proteggerlo dagli Stati Uniti e dalle ripercussioni statunitensi. D’altro canto, le autorità cinesi vogliono interrogarlo per ottenere informazioni di varia natura, tra cui dati sulle intercettazioni che il governo americano avrebbe operato nei confronti della Cina.

Nel frattempo, lo scandalo divampa ferocemente: le agenzie di intelligence, sia americane che britanniche, condannano duramente le parole di Snowden e si ritrovano a dover difendere le proprie azioni, cercando prima di negarle, e poi, di fronte alle prove dell’ex agente, di ridurre l’entità delle indagini. Ma la storia continua a diffondersi, portando anche alla creazione di un documentario e di un film sulla figura di Snowden e sulle sue rivelazioni, creando ulteriore risonanza in un evento che sia l’amministrazione Obama che quella di Trump avrebbero voluto smorzare.

Gli sforzi di Snowden sono serviti tra le altre cose ad aumentare l’attenzione sul problema delle violazioni della privacy in nome della sicurezza. Anche il suo libro scritto nel 2019, “Permanent Record” (“Errore di sistema” nel mercato italiano) cerca proprio di sottolineare questo problema. Il libro di Snowden, uscito il 17 settembre 2019, è stato oggetto di una causa legale da parte del governo americano, per accordi di non divulgazione.

E in questi giorni, a circa 7 anni dall’inizio di questa vicenda, le corti americane si sono pronunciate: Snowden ha avuto ragione nel mostrare queste gravi violazioni, alle quali si dovrà ora porre rimedio, probabilmente anche con la cancellazione del programma di controllo e dei dati da esso raccolti. Lo stesso ex agente, pur felice e quasi incredulo del risultato, ha dichiarato che questo è solo l’inizio e che ora che la gente è consapevole si può iniziare ad affrontare il problema. «La nostra lotta è appena cominciata», aveva dichiarato già due anni fa Edward Snowden, prevedendo una dura lotta in un mondo in cui sicurezza e privacy combattono una vera e propria guerra nei meandri della rete.