Eurogruppo, l’accordo sulla riforma del MES

Il 30 novembre scorso, i Ministri delle Finanze degli Stati membri dell’Eurozona hanno raggiunto un accordo sulla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità.


Il 30 novembre scorso, i Ministri delle Finanze degli Stati membri dell’Unione Europea (UE) rientranti nell’Eurozona hanno raggiunto, in seno all’Eurogruppo, un importante accordo che rappresenta un tappa significativa per l’integrazione economico-monetaria e per la resilienza dell’UE contro le future crisi. Nello specifico, dopo un’assenza di qualche mese dal dibattito politico comunitario, dovuta all’intenso negoziato sul Recovery Fund, sono stati posti al centro della discussione la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) e lo sviluppo dell’Unione bancaria.

Il fenomeno epidemiologico del Coronavirus (SARS-CoV-2 o COVID-19) e i relativi effetti socio-economici avevano già portato l’Eurogruppo, durante la riunione del 7-9 aprile scorsi, ad intervenire sul MES, riconoscendo agli Stati membri che ne facessero richiesta la possibilità di beneficiare delle risorse ivi previste, con una condizionalità semplificata rispetto a quella tradizionale e limitata al semplice obbligo di destinare i fondi alle spese sanitarie dirette ed indirette, per un ammontare non superiore al 2% del Prodotto Interno Lordo (PIL) del Paese richiedente. Si tratta di una misura di sostegno economico a cui, ad oggi, nessuno Stato membro ha fatto ricorso e sul quale l’Eurogruppo, nella sua ultima riunione del 30 novembre scorso, non si è espresso.

Il MES, com’è noto, è un’organizzazione internazionale – costituita con un Trattato che si inserisce fuori dal quadro giuridico dell’UE – che è nata nel 2012, a seguito degli shock economico-bancari dell’ultimo decennio, ossia la Grande Recessione e la crisi dei debiti sovrani. La sua istituzione, da parte di 17 Stati membri dell’Eurozona, è connessa alla volontà di salvare i Paesi in gravi difficoltà finanziarie mediante la concessione di prestiti, seppur a fronte di una rigida condizionalità, legata alla firma di un Memorandum of Understanding (MoU) che definisce con precisione e rigore quali misure si impegna a prendere lo Stato richiedente in termini di tagli al deficit/debito e di riforme strutturali. 

Si tratta, nello specifico, di un fondo permanente che presenta due linee di credito: la Precautionary Conditioned Credit Line (PCCL), riservata a tutti i Paesi dell’area euro la cui situazione economica e finanziaria è fondamentalmente solida e che rispettano i parametri di bilancio previsti dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE); l’Enhanced Conditions Credit Line (ECCL), accessibile a tutti gli Stati dell’Eurozona con una situazione economica e finanziaria in generale solida, senza però rispettare alcuni dei criteri di ammissibilità per l’accesso alla PCCL.

Muovendo da tale impostazione, l’accordo sulla riforma del MES – raggiunto dai Ministri delle Finanze dei Paesi dell’Eurozona – prevede una nuova struttura degli aiuti tradizionali, mediante l’accesso semplificato alle linee precauzionali, con l’obiettivo di prevenire le future crisi e di evitare di doverne mitigare gli effetti, una volta scoppiate, attraverso il ricorso a rigidi programmi di aggiustamento. Nello specifico, il rafforzamento e la semplificazione dell’uso degli strumenti messi a disposizione dal meccanismo verrebbero realizzati attraverso la sostituzione del Memorandum – che in passato ha posto gravissime condizionalità economiche alla Grecia, votate all’austerità – con una lettera di intenti che assicuri il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita (PSC).

La riforma delineata dai Ministri delle Finanze dei Paesi dell’Eurozona conferisce al MES un’ulteriore funzione, a tutela dei contribuenti: quella di backstop per il Fondo unico di risoluzione (Single Resolution Fund). Nel dettaglio, come affermato dal Presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe, si tratta di «una risorsa “di ultima istanza”, un’ulteriore rete di sicurezza» che contribuirà al rafforzamento dell’Unione Economica e Monetaria (UEM) e «a garantire che il fallimento di una banca non danneggi l’economia in generale o non provochi di fatto un’instabilità finanziaria». In aggiunta, l’accordo prevede l’introduzione anticipata al 2022, rispetto al 2024, di tale sostegno comune, sotto forma di linea di credito del MES; una scelta, questa, giustificata dall’accertamento di una significativa riduzione dei rischi nei bilanci delle banche dell’area euro.

La soluzione raggiunta in seno all’Eurogruppo costituisce uno strumento fondamentale per rafforzare l’economia e il sistema bancario comunitari, ma anche la resilienza dell’UE nei confronti dell’eventuale ondata di insolvenze derivanti dalla scadenza, nel prossimo anno, dei programmi nazionali di sostegno alle imprese. A tal proposito, secondo le stime della Banca Centrale Europea (BCE), nonostante i crediti deteriorati totali nelle principali banche della zona euro si siano più che dimezzati a 506 miliardi di euro negli ultimi anni, la crisi pandemica potrebbe far sì che i prestiti in sofferenza presso tali istituti di credito raggiungano l’ammontare di 1,4 triliardi di euro, superando i livelli della Grande Recessione del 2008.

Sebbene l’accordo politico analizzato richieda ancora la firma formale della nuova versione del Trattato – prevista per gennaio 2021 – e la successiva ratifica da parte dei Parlamenti nazionali per entrare ufficialmente in vigore, gli elementi di novità presi in esame rappresentano un chiaro segnale di convergenza verso l’integrazione fondata sulla solidarietà e sull’equità, in totale distacco rispetto all’approccio ragionieristico creditore-debitore che ha caratterizzato la risposta degli Stati membri durante gli shock finanziari del decennio passato. Come sottolineato dal Vicepresidente esecutivo della Commissione europea Valdis Dombrovskis, «l’Eurogruppo ha compiuto progressi decisivi verso il completamento dell’Unione bancaria, concordando la rapida introduzione del backstop e della riforma del MES. Questi passaggi rafforzeranno la rete di sicurezza che abbiamo creato per i cittadini europei».

Foto in Copertina © EC audiovisual service


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