Quarantena e salute mentale: a chi chiedere aiuto?

 

Siamo rinchiusi tra le mura di casa nostra da più di un mese ormai, e il traguardo sembra avanzare di qualche metro ogni volta che lo stiamo per raggiungere. La quarantena è sicuramente una possibilità, un bonus inaspettato di tempo da dedicare a migliorare noi stessi. Non possiamo negare, d’altra parte, quanto questa situazione sia logorante dal punto di vista emotivo.

Uno studio pubblicato a fine febbraio su Lancet dal Dipartimento di medicina e psicologia del King’s College di Londra ci mostra come gli effetti dello stato di reclusione avranno ripercussioni su di noi per molti mesi, anche dopo la fine della quarantena. Proprio per questo motivo, lo studio propone di predisporre in modo tempestivo degli interventi per sostenere la salute mentale sia della popolazione che degli operatori sanitari sobbarcati dello stress della responsabilità delle cure altrui e della propria salute.

Abbiamo deciso di parlare di quarantena e salute mentale con una professionista del settore. Laura Maltese è una giovane psicoterapeuta in formazione che ha deciso di offrire gratuitamente il suo supporto a chiunque ne sentisse il bisogno.

Tra le difficoltà dell’isolamento prolungato c’è la necessità di affrontare sé stessi, quali sono gli ostacoli di questa sfida? «Dover stare con sé stessi è una cosa che spaventa tutti, alcuni hanno avuto questa preoccupazione sin dall’annuncio della quarantena, altri se ne sono resi conto dopo, quando il tempo ha cominciato ad allungarsi. Sicuramente la mancanza di una fine certa di questa condizione e gli interrogativi sulla vita che verrà dopo, che non ci permettono di fare programmi, possono provocare insicurezza e sfiducia. Non dobbiamo, però, dimenticarci dell’opportunità che questa situazione porta con sé. I ritmi della vita normale non ci permettono di fermarci a parlare con noi stessi, a riflettere sulla nostra condizione, sicuramente non abbastanza. È necessario sottolineare, poi, che è possibile anche stare bene in questa situazione, non per forza se ne deve soffrire».

Parliamo dell’importanza di chiedere aiuto in questo momento storico. «Sempre, non solo adesso, quando ci sentiamo in difficoltà, dobbiamo essere in grado di chiedere aiuto, ricordandoci che non sempre l’appoggio dei nostri familiari o amici può essere abbastanza. Questa condizione esaspera al massimo condizioni pregresse quali disturbi alimentari o emotivi che, magari, in condizioni sociali avevamo imparato a tenere sotto controllo. La frequenza con la quale giornali e social parlano della questione ci fa capire come il malessere sia comune e riconosciuto, e, sempre affidandoci solo a fonti affidabili, ci aiutano a capire se necessitiamo di un aiuto professionale o se basta qualche accortezza. In questo momento sono stati attivati diversi sistemi di supporto simile al mio, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, ad esempio, fornisce aiuto con l’iniziativa #psicologionline. Mi auguro, comunque, che questa attenzione alla salute mentale venga promossa anche dalle successive azioni governative, in modo da garantire un aiuto a tutti anche dopo che la situazione sarà conclusa e quando tutti vedremo cambiare le nostre vite».

Cosa ti ha spinto ad attivare il tuo servizio di consulenza gratuita online? «Le motivazioni sono state diverse, innanzitutto la situazione di impotenza che ho provato quando ho capito la gravità della situazione e la costrizione alla lontananza fisica da chi avrei potuto aiutare con il mio sostegno psicologico.  Poi, la posizione in prima linea di mia sorella, medico di pronto soccorso a Bergamo in prima linea da subito sull’emergenza Coronavirus, era impossibile rimanere indifferente ai suoi racconti. In un primo momento avrei voluto dedicarmi proprio al benessere del personale sanitario, ma al momento della chiusura mi sono trovata in Svizzera e quindi impossibilitata a partecipare al bando della Croce Rossa che istituiva una Task Force di Psicologi anche per gli ospedali. Quindi ho deciso di fare ciò che potevo e, sapendo che la terapia via videochiamata è ormai scientificamente approvata, ho deciso di portare avanti questa iniziativa».

Credi che il personale sanitario abbia un supporto psicologico adeguato? «L’ospedale di mia sorella ha dedicato un professionista al loro supporto, ma i turni infiniti, i dispositivi di protezione, le condizioni in generale, rendono difficile usufruirne, nonostante se ne senta il bisogno».

Quali sono le maggiori difficoltà che tutti noi ci troviamo ad affrontare in questa condizione? «La situazione è anomala e ci obbliga a modalità di vita inconsuete. Tra le difficoltà ci sono: l’angoscia per il futuro lavorativo, la necessità di conciliare lo smart-working con la cura dei figli, la solitudine di chi deve affrontare quarantena da solo, così come la difficoltà di trovare degli spazi per sé stessi per chi invece è in compagnia. Ogni cosa viene esasperata in queste condizioni».

Ci sono degli accorgimenti generali per prenderci cura della nostra salute mentale, in questo momento particolare? «Ce ne sono e, anche se possono apparire banali, dovremmo impegnarci per applicarli:

  • Crearsi una routine o mantenere il più possibile quella a cui siamo abituati;
  • Mantenere una distinzione tra giorni feriali e weekend e rispettare gli orari di lavoro senza sforarli ove possibile;
  • Esporsi alla luce per normalizzare il nostro ciclo sonno-veglia;
  • Ritagliarsi una mezz’oretta al giorno per fare movimento. Non c’è bisogno di essere bodybuilder, basta accendere la musica e ballare, per permettere il rilascio nel corpo degli “ormoni del buonumore”;
  • Mantenere e coltivare le relazioni sociali, non sottovalutiamo la possibilità che la tecnologia ci dà di restare vicini ai nostri amici o riallacciare rapporti con chi non sentivamo da tempo.»

Potete mettervi in contatto con Laura Maltese per una consulenza via Skype contattandola su Instagram: (lauramaltese.psy)


 
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