Selay Ghaffar e la “guerra pacifista” in Afghanistan

Selay Ghaffar nasce il 5 Ottobre del 1983 nella provincia di Farah, nell’Afghanistan Occidentale. Rivoluzionaria e combattente, Selay Ghaffar ha ereditato la sua forza, la sua tenacia e il suo spirito di ribellione dalla sua famiglia, quella stessa famiglia che fuggì dall’Afghanistan verso l’Iran e, successivamente verso il Pakistan, quando lei aveva appena tre mesi di vita. Una fuga dettata dall’esigenza di liberarsi da un sistema fatto di violenza e discriminazione, nonché dal desiderio di assicurarsi un futuro diverso.

L’Afghanistan è «il posto peggiore in cui una donna può nascere», così come lo ha definito la stessa Ghaffar. Uno Stato nel quale l’85% circa delle donne è analfabeta, non ha accesso all’istruzione ed è costretta a contrarre matrimonio prima dei sedici anni di età. Quell’Afghanistan a lei tanto caro eppure tanto lontano dai bisogni e dai desideri delle donne, nonché dal rispetto dei diritti di cui invece ogni donna, indistintamente, dovrebbe godere. Quello Stato del quale Ghaffar, oggi e da sempre, non si sente parte e a cui, sin dall’adolescenza, ha nutrito la profonda necessità di ribellarsi.

Nel 1999, quando il paese era ancora dominato dal regime talebano, Selay Ghaffar ha fondato (e ne è tuttora a capo) l’HAWCA, l’Organizzazione per l’assistenza umanitaria per le donne e i bambini dell’Afghanistan”, al fine di fornire una maggiore tutela alle donne, assisterle sia giuridicamente che moralmente e consentire loro di vivere una vita dignitosa, lontana dalla violenza e dalla sopraffazione. La condizione delle donne afghane viene monitorata, costantemente, dall’Osservatorio del CISDA (Coordinamento Italiano a Sostegno delle Donne Afghane) che, in collaborazione con l’HAWCA, si occupa di tenere in costante aggiornamento i dati relativi alla violenze perpetrate ai danni delle donne e dei bambini.

Oltre a ricoprire questo importantissimo ruolo, Selay Ghaffar è portavoce di Hambastagi, il “Partito della solidarietà”, l’unico partito politico e laico presente a Kabul, che da 700 membri, nel giro di pochi anni, ha raggiunto circa 40.000 iscritti, tra cui moltissime donne. Un risultato appagante, che necessita di ulteriore crescita. Obiettivi principali del partito sono il raggiungimento dell’emancipazione femminile, la sconfitta del fondamentalismo islamico, l’incremento dell’alfabetizzazione e l’ampliamento della sfera dei diritti delle donne.

Recentemente, la Ghaffar è stata protagonista, insieme ad altre due donne, del documentario diretto da Benedetta Argentini, dal titolo “I Am The Revolution”, il cui scopo è quello di mostrare al mondo intero il coraggio che queste donne hanno avuto e, continuano ad avere, nel provare a cambiare ciò che deve essere cambiato e invitare le altre donne ad alzarsi e combattere per i propri diritti. La Ghaffar sostiene, infatti, che «non può avvenire nessuna rivoluzione e nessuna di essa avrà successo se non vi è la partecipazione femminile. Le donne devono prendere parte alla rivoluzione in ogni Paese. Le donne sono esse stesse la Rivoluzione».

Infatti, nonostante l’Afghanistan non sia più sottoposto al regime talebano e nonostante nel 2009 sia stata emanata un’importantissima legge, quale l’EVAW (Elimination of violence against Women), la condizione delle donne afghane è sempre la stessa. Conta poco il fatto che alle stesse sia stata concessa la possibilità di sedere nel Parlamento afghano, o che sia stata concessa loro la libertà di non indossare il burqa, in quanto queste, nella realtà, sono libertà ristrette; espressione di una libertà inesistente, che vige solo sulla carta.

Le donne, ancora oggi, vengono massacrate ed uccise dai propri mariti o si suicidano per sfuggire alle loro violenze. Le donne vengono sfregiate con l’acido, lapidate, stuprate. E nessuno parla, nessuno ne ha il coraggio di farlo.

Selay Ghaffar combatte contro questi orrori e lo fa in modo pacifico, con la cultura, con l’istruzione, con il coraggio e la forza che da sempre la contraddistinguono. Selay è ciò che ogni donna dovrebbe essere. Determinata. Coraggiosa. Viene minacciata di morte, ma continua a combattere. Continua a portare avanti quella rivoluzione nella quale crede fermamente. Sin da bambina.