L’Italia più al centro del Mediterraneo

Di Augusto Manzanal Ciancaglini – Al di là della incertezza elettorale, l’Italia sta attraversando un periodo speciale della propria storia: dopo la crisi economica iniziata nel 2008, si stanno verificando situazioni che modificano gradualmente la sua società. Questa trasformazione è sempre più rafforzata dall’interazione di processi interni ed esterni: i confini dell’Italia sono arrivati a un punto di permeabilità bidirezionale che richiede un’attenta analisi.

All’interno delle emergenze politiche, economiche e sociali che collocano l’Italia in un periodo di decisioni strategiche inevitabili, ci sono due particolarità che offrono ottimismo a queste aspirazioni: nonostante alcuni evidenti sintomi di fragilità, da un lato, l’Italia ha espletato correttamente molti compiti relativi alla gestione umanitaria nel Mar Mediterraneo, e, dall’altra parte, le azioni compiute dalle sue forze di sicurezza si sono dimostrate efficaci nella lotta contro il terrorismo jihadista all’interno dei propri confini.

Il prestigio che questa risposta garantisce è un combustibile insostituibile. L’accumulo di sfide ha messo all’angolo l’Italia; su una lenta ripresa economica, Roma è alla ricerca di se stessa e solo nel Mediterraneo trova il suo riflesso. La pressione migratoria, il pericolo del terrorismo jihadista, l’alternativa energetica e l’espansione commerciale emergono dal Nord Africa, tutto laccato da un imbarazzato senso di responsabilità storica.

Mentre la Russia scende nel Mediterraneo l’Italia sale verso il Baltico: ognuno annusa la sfera di influenza dell’altro, più per contesa che per avanzata nel caso dell’Italia. Nonostante questo, il primato russo nella fornitura di energia all’Italia rimane intatto.

Allo stesso tempo, nel nord, la Germania mantiene quella solidità economica che le conferisce un ruolo predominante all’interno dell’Unione Europea. E la Francia, d’altra parte, accentua il suo protagonismo politico con la fuga del Regno Unito.

Così, in Europa, l’Italia può scalare posizioni attraverso il ritiro britannico, l’avvicinamento alla Francia e l’ utilizzo di posizioni chiave; Federica Mogherini è a capo della diplomazia europea, mentre Mario Draghi detiene la presidenza della Banca centrale europea e Antonio Tajani è il presidente del Parlamento europeo.

Nel Mediterraneo, l’Italia trova la sua storia oltre a problemi e opportunità; più profondamente in Africa, tra tutte le circostanze citate, si possono vedere una sfida e un’opportunità non meno importanti: quella rappresentata dalla Repubblica Popolare Cinese.

La congiunzione di tutti questi eventi intorno all’Italia ha dato forma alla sua reazione: costretta dal suo presente, Roma attraversa il passato per incontrare il suo futuro; senza cadere nelle puerili pretese neocolonialiste, dovrà decidere se si accontenta di essere un pivot geopolitico o intende diventare un giocatore geostrategico.

Se la politica estera italiana riuscirà a raccogliere gradualmente le risposte imposte dal contesto attuale, il risultato sotto forma di indiscussa potenza del Mar Mediterraneo garantirà la continuità di questo progresso. Con questo scopo, dovra lavorare fianco a fianco con la vasta gamma di attori della zona: dai partner agli avversari, perché sono tutti un po’ l’uno e l’altro.

Una politica estera sagace verso il sud significa andare da ovest a est, vale a dire, partendo da un’alleanza cooperativa con la Spagna ad una competitiva con la Francia, verso le contraddittorie relazioni con la Russia e la Turchia come destinazione, rivalità che possono favorire la leadership del’Italia nella regione.