Oriana Fallaci: la giornalista del coraggio e della libertà
Come racchiudere in poche battute Oriana Fallaci? Definirla è impossibile, non servono semplici etichette. Non era semplicemente una giornalista, una scrittrice, una donna. Nata a Firenze il 29 giugno 1929, era la prima di quattro sorelle tutte diventate giornaliste come lei. A soli 14 anni Oriana si trovò già in prima linea nella Resistenza partigiana: quella prima linea che non avrebbe mai più abbandonato e che anno dopo anno l’avrebbe condotta all’Olimpo del giornalismo italiano.
Con la sua bicicletta, Emilia – questo il suo nome di battaglia – accompagnava verso le linee alleate i prigionieri inglesi e americani fuggiti dai campi di concentramento italiani dopo l’8 settembre, in viaggi che duravano giornate intere. Si occupava di consegnare ai compagni partigiani armi, giornali clandestini e messaggi segreti, superando i posti di blocco dei nazifascisti che di lei non potevano dubitare. Insieme al rifiuto della guerra cresceva dentro di lei l’amore per la letteratura.
Per la Fallaci il giornalismo era uno strumento, un semplice mezzo per raggiungere un fine: Oriana era una scrittrice. Il più grande lascito che la Fallaci con la sua Olivetti ha potuto lasciare all’Italia e al mondo intero è il piacere di poter leggere un suo libro.
Lei stessa diceva: «Io più che il giornalista ho sempre pensato di fare lo scrittore. Quando ero bambina, a cinque o sei anni, non concepivo nemmeno per me un mestiere che non fosse il mestiere di scrittore. Io mi sono sempre sentita scrittore, ho sempre saputo d’essere uno scrittore, e quell’impulso è sempre stato avversato in me dal problema dei soldi, da un discorso che sentivo fare a casa: “Eh! Scrittore, scrittore! Lo sai quanti libri deve vendere uno scrittore per guadagnarsi da vivere? E lo sai quanto tempo ci vuole a uno scrittore per esser conosciuto e arrivare a vendere un libro?”»
Fallaci non si è lasciata intimorire da nessuno dei suoi intervistati: da Kissinger a Khomeini. Un solo uomo, Panagulis, ha avuto l’onore e l’onere di averla al suo fianco. “Lettera a un bambino mai nato” è il monologo sempre attuale e complesso che Fallaci ha lasciato in eredità a noi donne e a noi soltanto. Perché solo una donna, una donna innamorata sa quale sacrificio possa essere rinunciare a un bambino, al frutto del proprio amore. Eros e Thanatos, odi et amo, fiamme e fuoco: in quel libro c’è violenza, passione, aborto, illegalità, dolcezza, poesia.
«Tutte le volte che si cerca di raccontare la verità si è tacciati di (essere) cattivi, poi quando ci si fa la fama di cattivi lo si è anche se si scrive che il cielo è azzurro». In realtà questa fama molto probabilmente se l’era guadagnata per il modo in cui conduceva le interviste: domande dirette, ben costruite, studiate fin nei minimi particolari. Oriana Fallaci non voleva risposte accomodanti: cercava la verità, quasi conducesse un interrogatorio più che un’intervista.
Di Annarita Caramico
Pingback: Oriana Fallaci: la giornalista del coraggio e della libertà – TheAnnie'sMag
Complimenti vivissimi per la forma e la stesura del post . Arricchisce e fa riflettere interiormente su cosa siano le persone oltre le semplici apparenze . Grazie di questo insegnamento !
Pingback: Oriana Fallaci: la giornalista del coraggio e della libertà – ☆Costellazioni Spirituali☆