Elezioni Usa: La Clinton si avvicina per inerzia alla Casa Bianca

Un altro piccolo passo in avanti verso la Casa Bianca, ma non ancora decisivo. Il secondo duello tv tra Hillary Clinton e Donald Trump ha tendenzialmente ripercorso l’andamento del primo. Non nei contenuti e nei toni, sicuramente più aspri e al limite della rissa, piuttosto nel risultato finale. Meglio la Clinton, certo, ma Trump, nonostante l’imbarazzo e le gaffe, è riuscito a resistere nel più classico “barcollo ma non mollo”. Poteva, e doveva essere, la serata decisiva per mettere al tappeto l’avversario repubblicano, e invece l’ex first lady ha preferito giocare di rimessa, parando prima di tutto i colpi sui terreni più insidiosi, su cui Trump la incalzava.

Emailgate come al solito, ma anche i tradimenti del marito Bill. Un punto su cui il magnate newyorkese aveva promesso di ritornare nelle settimane scorse, e che puntualmente ha riproposto anche a strumento per scacciare le recenti accuse di maltrattare le donne che lo hanno travolto. In molti attendevano una reazione del tycoon fin dalle ore successive al “pacato” primo dibattito televisivo. E in questo senso, bisogna dar merito a Trump di aver sfoggiato l’aggressività che ha caratterizzato sin qui la propria campagna elettorale. Trump è ritornato a fare Trump, in sostanza, nel bene ma soprattutto nel male. E a dir il vero, un aiuto gli è giunto dal contesto su cui è ruotato l’intero dibattito per la maggior parte del tempo. Ovvero non i temi politici ed economici, affrontati nella parte finale del duello, piuttosto gli argomenti centrali dei rispettivi scandali. Uno spettacolo molto americano, che ha permesso a Trump di giocare nel terreno a lui più congeniale. Anche se il suo è stato un tentativo strenuo di difesa, che non è riuscito a scalfire più di tanto la candidata democratica.

L’eco mediatico del video sessista, risalente al 2005, in cui si vantava di poter fare di tutto alle donne, ha messo in moto un meccanismo di forte critica nei confronti di Trump. Al punto che il partito repubblicano stesso, nelle parole del vice Mike Pence, non ha avuto la forza di prenderne le difese, valutando seriamente a distanza di meno di un mese dall’electionday,la possibilità di sfiduciarlo e di proporre una candidatura alternativa.

Ipotesi questa, che sembra ormai definitivamente caduta, così come, però, sembra crolla ad oggi ogni possibilità di rimonta da parte di Trump nei confronti della Clinton. I sondaggi, d’altronde, parlano chiaro. Il risicato vantaggio che l’ex first lady aveva prima dei due dibattiti si è andato via via allargando, favorito ovviamente dai recenti scandali che hanno colpito la campagna elettorale del magnate. 46% contro il 35 secondo le stime dei principali quotidiani e siti statunitensi. Una forbice ampia che appare pressoché impossibile recuperare, anche di fronte ad un’avversaria, che certo non ha dato sensazioni di impermeabilità alle critiche nel corso della propria campagna elettorale; anzi tutt’altro. Paradossalmente in queste settimane, solo le vicende di Trump sono riuscite a far passare in secondo piano le nuove rivelazioni sulla Clinton, relative ai rapporti dell’ex segretario di Stato con il mondo di Wall Street. Un assist che la candidata democratica ha saputo cogliere, non esagerando nei commenti, consapevole che il terreno degli scandali personali potesse ritorcersi contro. Il prossimo ed ultimo dibattito del 19 ottobre promette di affrontare in maggior parte le tematiche politiche ed economiche. Le prime indiscrezioni parlano di un Trump, che a differenza della prima occasione, si stia preparando a dovere su ogni singolo dossier, specie su quelli internazionali, su cui la Clinton ha dimostrato di saper giostrare con disinvoltura grazie alla propria esperienza e competenza. Un ulteriore vantaggio non indifferente per l’ex first lady, che dopo una campagna elettorale balbettante sembra vedere sempre più lo striscione del traguardo finale; anche e soprattutto per demeriti del suo avversario.

Mario Montalbano