Paraguay schiacciato dalle multinazionali OGM

Paese sudamericano caratterizzato da 416.000 km2 di biodiversità, un paradiso terrestre ricco di piante e paesaggi unici al mondo. L’unico paese tropicale esportatore di grano e l’ottavo esportatore mondiale di carne, il quarto produttore al mondo di soia 100% transgenica ed il primo produttore ed esportatore mondiale di energia elettrica. Paese con il più basso sistema tariffario sud americano e con grandi incentivi agli investimenti esteri. È così che il Paraguay si vende al mondo.

Eppure, il Paraguay è un paese che soffre, schiacciato dal peso di un’oligarchia molto potente, spalleggiata dagli interessi delle grandi multinazionali statunitensi come Monsanto e Cargìl. Un paese che trae pochi – se non nessuno – benefici dalla coltivazione e dalla vendita di grano e dalla produzione di elettricità (solo il 13% dell’energia prodotta in Paraguay viene consumata all’interno del Paese).

Segnato da una lunga storia di espropriazione, di violenza, di ingiustizia sociale e di disuguaglianza, il Paraguay è un paese difficile da analizzare e la distribuzione iniqua della terra è la chiave di lettura dei problemi attuali della nazione.

Circa il 2% della popolazione possiede l’80% delle terre, il 7% della popolazione possiede il 90% delle ricchezze del paese. Terre che oggi sono proprietà dei “fazenderos”, un tempo affidate ai “campesinos” (contadini) con l’obbligo di coltivarle e di abitarvi. Un paese dominato per anni da sanguinose dittature e da pesanti forme di repressione delle libertà.

Per tali ragioni l’opinione pubblica non si stupì quando alcuni dati mostrarono che tra il 1989 ed il 2003 vennero uccisi circa 150 campesinos durante le campagne di estrazione delle terre condotte dalla polizia locale. Dalla fine degli anni 90, infatti, tantissimi contadini sono stati cacciati dalla terre che avevano abitato per anni e spinti verso i centri urbani o i sobborghi delle città.

Nel 2008, l’elezione di Fernando Armindo Lugo Méndez – l’ex prete che mise fine ai 61 anni di governo del Partido Colorado – aveva dato ai contadini una speranza nuova a cui aggrapparsi: quella delle riforme della terra. Il governo di Lugo però non ebbe vita facile fin dall’inizio, in quanto fu bersagliato da innumerevoli tentativi di impeachment, fino a quando non venne trovato il modo di rimuoverlo dalla sua carica tramite un “legal impeachment” nel 2012. Lugo fu vittima di una cospirazione dell’oligarchia che rivoleva al potere il Partido Colorado, accompagnata da una nuova – e potente – forza alleata: le multinazionali statunitensi.

Il massacro di Curuguaty del 2012, la morte di 17 persone durante uno scontro tra polizia e campesinos durante un’operazione di espropriazione delle terre, l’insabbiamento delle prove dell’accaduto, l’accusa al governo Lugo per irresponsabilità, furono la prova del modo sconvolgente in cui le grandi società commerciali agiscono – usando mezzi legali e non – per il raggiungimento dei propri fini, anche al costo della vita dei contadini.

Solo con Franco, infatti, è stato dato il via libera alle multinazionali OGM. Lugo si era a lungo schierato a favore della biodiversità e dei diritti dei contadini, facendo passare leggi che bloccavano l’operato delle multinazionali, come il progetto Deforestación cero, che bloccava il processo di deforestazione dell’alto Paraguay inaugurato dai latifondisti e dai monopoli internazionali.

Come sappiamo, gli OGM sono organismi geneticamente modificati, prodotto dell’ingegneria genetica. Si tratta di sostanze che vengono iniettate nelle piantagioni, contenenti geni provenienti da altri organismi. Nel caso delle piante, e più specificatamente della soia, si tratta di un batterio che modifica il DNA dell’organismo con cui viene a contatto, in modo da creare prodotti o tessuti resistenti agli attacchi di agenti esterni. Peccato però che tali nuovi organismi diventino poi di esclusiva proprietà delle multinazionali.

Durante gli ultimi decenni la produzione di soia OGM è più che raddoppiata, aumentando però a sua volta le perdite di biodiversità del territorio ed il tasso di inquinamento dei suoli coltivati con sostanze chimiche letali – quali glifosato e pesticidi.

Frutteti, boschi, piccole aziende, grandi appezzamenti di terreno, sono tutti contaminati da sostanze chimiche ed alcuni tra gli splendidi paesaggi paraguayani ormai non esistono più. Tutto lascia spazio alle monocolture promosse dalle multinazionali, che raccolgono la soia OGM, distruggono il territorio e ripiantano soia transgenica portando allo sfruttamento intensivo dei terreni.

Inoltre, essendo tra le top 5 dei produttori mondiali di soia, il Paraguay è anche uno dei principali fornitori di soia in Europa, che viene utilizzata soprattutto per la produzione di mangimi per gli animali da allevamento e destinata in minima parte alla realizzazione di biocarburanti. Ed anche qui, si tratta per lo più di soia OGM. Sostanze con cui noi, cittadini europei, veniamo indirettamente a contatto.

Tutto ciò sta causando anche pesanti rivolte sociali in Paraguay. Ultimamente è stato rivelato che molte sostanze cancerogene presenti nelle piantagioni OGM hanno contaminato i fiumi, causando ai contadini numerosi problemi di salute.

Non basta il forte “NO” dei contadini paraguayani a fermare la produzione intensiva di soia transgenica. Espropriati dai loro campi, colpiti dagli effetti di pesticidi e sostanze chimiche nel territorio e nei fiumi, i paraguayani non vengono ascoltati. Il loro governo è il primo a voltare loro le spalle e le multinazionali sono i veri dittatori di questo Paese.

Monica Purpura