La Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza compie 30 anni

Di Beatrice Raffagnino – Ricorrono oggi i 30 anni dall’approvazione, da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, della Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Convention on the Rights of the Child – CRC), che codifica i principi guida che gli Stati membri hanno accettato di considerare universali, applicabili cioè a tutti i bambini e agli adolescenti, senza alcuna discriminazione.

Dal 1989, la Convenzione è divenuta il trattato in materia di diritti umani con il più alto numero di ratifiche: oggi sono 196 gli Stati, che si sono impegnati nel rispetto dei diritti in essa riconosciuti. Il documento è stato costruito armonizzando differenti esperienze culturali e giuridiche, dopo quasi un decennio di lavori preparatori. La Convenzione rappresenta un testo giuridico di eccezionale importanza poiché riconosce, in forma coerente, tutti i bambini e tutte le bambine del mondo come titolari di diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici.

È composta, in particolare, da 54 articoli e da tre Protocolli opzionali, concernenti i bambini in guerra, lo sfruttamento sessuale e le procedure di reclamo. Il testo è ripartito in tre parti. La prima contiene l’enunciazione dei diritti (artt. 1-41), la seconda individua gli organismi preposti e le modalità per il monitoraggio della Convenzione (artt. 42-45), mentre la terza descrive la procedura di ratifica (artt. 46-54).

L’impalcatura normativa della CRC poggia su 4 principi fondamentali:

a)     Non discriminazione (art. 2): “I diritti affermati nella CRC si applicano a tutti i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, senza distinzione di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza”.

b)     Superiore interesse (art. 3): “In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente”.

c)     Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino e dell’adolescente (art. 6): “Gli Stati devono impegnare il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini, anche tramite la cooperazione tra Stati”.

d)     Ascolto delle opinioni del minore (art. 12): “Gli Stati parti garantiscono al bambino capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo riguarda, le opinioni del bambino, essendo debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità. A tal fine, si darà in particolare al bambino la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che lo concerne, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un organo appropriato, in maniera compatibile con le regole di procedura della legislazione nazionale.”

La Convenzione presenta anche un meccanismo di controllo sull’operato degli Stati, che devono presentare ad un Comitato ONU sui diritti dell’infanzia un rapporto periodico sull’attuazione dei diritti dei bambini e adolescenti nel proprio Paese. A febbraio 2019, quest’ultimo ha pubblicato le Osservazioni conclusive al quinto e sesto rapporto dell’Italia, esprimendo apprezzamenti per i miglioramenti compiuti in termini di tutela e formulando delle raccomandazioni che lo Stato Italiano dovrebbe seguire e impegnarsi a mettere in pratica nel corso dei prossimi anni.

In particolare le principali aree di preoccupazione riguardano: l’allocazione delle risorse, la non discriminazione, l’istruzione, i minorenni richiedenti asilo e quelli generalmente coinvolti nelle migrazioni. A tale proposito il Comitato ha raccomandato all’Italia di condurre una valutazione complessiva dell’impatto delle misure di austerità sulla realizzazione dei diritti dei minori. È importante assegnare adeguate risorse umane, finanziarie e tecniche a tutti i livelli di governo per l’attuazione di ogni piano o programma relativo all’infanzia e all’adolescenza nonché creare meccanismi inclusivi attraverso i quali la società civile possa partecipare a tutte le fasi del processo di bilancio. Ulteriormente, prendendo atto delle disparità esistenti tra le Regioni relativamente all’accesso ai servizi sanitari, allo standard di vita essenziale e all’istruzione, il Comitato richiede il potenziamento delle misure volte a contrastare gli atteggiamenti negativi tra i rappresentanti dello Stato e il pubblico e, se necessario, l’adozione di azioni incisive a favore dei minorenni e in particolare di quelli in situazioni svantaggiate e di emarginazione, come i richiedenti asilo, gli apolidi, i nati da genitori non sposati tra loro, i minori LBGT, i disabili.  

Ancora, preoccupazione destano gli elevati tassi di abbandono scolastico dei minorenni Rom, Sinti e Camminanti, anche in conseguenza di sgomberi forzati, lo stato fatiscente di numerosi edifici scolastici (che ha portato al crollo dei soffitti in 112 occasioni tra il 2014 e il 2016), come pure i fenomeni, sempre più diffusi, di bullismo e cyberbullismo. Occorre in tal senso accelerare l’integrazione dell’anagrafe nazionale e delle anagrafi regionali degli studenti per individuare tutti i minorenni in età di obbligo scolastico che non frequentano e non sono in formazione professionale né in apprendistato ed utilizzare un approccio basato sui diritti umani per l’intero sistema scolastico.

Necessaria a detta del Comitato sarebbe inoltre la creazione di un registro degli edifici nonché la loro manutenzione costante; la creazione di un organismo di coordinamento presso il Ministero dell’Istruzione per la collaborazione con le Regioni e le amministrazioni locali; l’introduzione di standard strutturali, organizzativi e qualitativi uniformi per quanto concerne l’assistenza e l’educazione per la prima infanzia. Infine emerge dalle Osservazioni Conclusive una decisa esortazione affinché l’Italia faciliti l’accesso al sistema di asilo per i minorenni bisognosi di protezione internazionale, stabilisca adeguati meccanismi di accoglienza per i minori non accompagnati, adotti un protocollo uniforme sui metodi di accertamento dell’età e dia attuazione in modo efficace alla previsione normativa relativa alla nomina di tutori volontari.


Foto in copertina da Pxhere

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