Colpire i migranti per attaccare l’Europa. La strategia elettorale del governo italiano

Di Mario Montalbano – Dopo giorni di tira e molla, il caso della Diciotti, la nave “pattugliatore” della Guardia costiera italiana ormeggiata al porto di Catania, trova definitiva risoluzione finalmente, quantomeno dal punto di vista fattuale.

Il ministro degli Interni, Matteo Salvini, ha autorizzato nella notte di domenica lo sbarco di tutti i 177 migranti, che in seguito sono stati identificati e accolti all’hotspot di Messina, in attesa della successiva distribuzione tra Chiesa Italiana, che ne accoglierà un centinaio, Albania e Irlanda, che, invece, ne dovrebbero prendere una ventina ciascuno.

Diverso è il discorso dal punto di vista politico, dove la vicenda sembra tutt’altro che conclusa. A maggior ragione, dopo la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati del ministro degli Interni, Matteo Salvini, su richiesta del procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio. Sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio, le ipotesi di reato contestate al capo del Viminale, che da par sua non ci sta, rilanciando la propria sfida contro tutto e tutti, che siano le opposizioni, la magistratura e, immancabilmente, l’odiata Unione europea.

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Proprio con quest’ultima, lo scontro si prospetta duro. Lo si evince dai toni delle dichiarazioni dei diversi rappresentanti politici del governo italiano di questi giorni. In particolare dello stesso Salvini, che nel dare l’annuncio della svolta della Diciotti non si è fatto mancare un «vergogna ai francesi». Così come l’altro viceministro Luigi Di Maio e il premier Giuseppe Conte, hanno voluto lanciare una sorta d’avvertimento, per non dire di minaccia, secondo cui l’Italia è pronta a porre la propria riserva al bilancio del prossimo Consiglio europeo.

Sul caso della nave Diciotti, come in quello dell’Aquarius, la colpa per i rappresentanti del governo italiano è senza alcun dubbio dell’Unione europea. Lo è adesso per quanto riguarda la questione dell’immigrazione, e lo sarà a breve, come ha già lasciato intendere lo stesso Di Maio, quando sul tavolo del dibattito politico si parlerà della legge di bilancio. Una strategia elettorale ben precisa, in continuità con quanto realizzato prima dello scorso 4 marzo, che attualmente sembra pagare sul lato dei consensi, specie per la Lega data in ulteriore ascesa nei sondaggi. Il tutto secondo un motivetto già ampiamente ripetuto in passato, e diffuso oggi più mai coerentemente con quella idea euroscettica che questo governo ha dato di sé fin dalla sua formazione. E che chissà potrebbe essere perfetto alibi per un’eventuale fuoriuscita, che tutti sono pronti a smentire a parole. Ma, non con i fatti.


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