L’America in marcia

Il malcontento popolare per l’elezione di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti d’America , ha trovato massima espressione nelle varie manifestazioni di questi giorni.

Già durante la cerimonia del giuramento, si sono registrati momenti di tensione quando alcuni manifestanti anti-Trump sono venuti a contatto con dei sostenitori del tycoon che partecipavano a un evento organizzato anche da un gruppo di estrema destra. Gli agenti in tenuta antisommossa sono riusciti a riportare la situazione alla calma e a disperdere i manifestanti.

La manifestazione principale è stata la Women’s March, tenutasi a Washington il giorno dopo l’insediamento ufficiale alla Casa Bianca di Trump. Ci sono tutti i colori dell’America che il nuovo Presidente non vuole vedere: donne, sostenitori dei diritti LGBT, minoranze etniche, immigrati, difensori dei diritti civili, ambientalisti.

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Manifestanti in piazza a Washington

L’idea della marcia, fu di Teresa Shook, una nonna delle Hawaii frustrata dal sessismo del milionario che ha lanciato l’idea di scendere su Washington con berrettini rosa in testa. Ieri però, a manifestare non erano solo le donne, ma uomini, bambini, musulmane col cappuccio rosa sotto al velo del hijab, afro-americani, ispanici, asiatici tutti col copricapo rosa. Un raduno nel nome della diversità con un messaggio comune: non staremo in silenzio per i prossimi quattro anni e non permetteremo che Trump ci ignori. Una miriade di “pussy cap” rosa, per rinfacciare a Trump l’uso di quella parola volgare usata tempo fa riferendosi alle libertà che si prende con le donne. Non è stata concepita come una marcia di protesta, ma come una rivendicazione del proprio ruolo nella società Usa. “I diritti delle donne sono i diritti civili”, si legge sui cartelli sventolati dalla folla.

Molti i vip che hanno preso parte alla marcia, tra cui la cantante Madonna, le attrici Scarlett Johanson e Charlize Theron, il regista Michael Moore. E’ stato un modo per contarsi, per far sapere alla Casa Bianca e alla politica che la maggioranza di questo Paese non approva e non accetta il verso che stanno prendendo le cose.

Se negli Usa la protesta è contro colui che non si ritiene essere il proprio presidente e in difesa dei diritti civili, in Europa e nel resto del mondo si manifesta e si esprime preoccupazione per il populismo e il protezionismo di Trump, e i loro effetti anche sulla pace.

Francesca Rao

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