Elezioni Usa: Se gli scandali finiscono per avere più peso dei programmi…

Occhio a Trump. Se fino a qualche settimana fa, i giochi secondo un po’ tutti sembravano già fatti, le ultime ore lasciano spazio a ben altri tipi di valutazioni. Il sondaggio lanciato dall’Abc Washington Post lo vede in rimonta sulla Clinton, parlando addirittura di vantaggio. D’altronde lo avevamo detto nelle scorse puntate del nostro dossier (consigliamo di rileggere il pezzo di Daniele Monteleone).

Guai a pensare a un Donald Trump già sconfitto, anche di fronte ai sondaggi e alle impressioni degli analisti ed esperti dei dibattiti pubblici. Resta la convinzione che nel complesso la Clinton resti leggermente in vantaggio. Ma, The Donald rimane lì, nonostante tutto e tutti.

Merito anche dell’ennesimo colpo di scena di questa campagna elettorale americana, tra le più anomale e forse scadenti dal punto di vista qualitativo degli ultimi decenni. L’annuncio da parte del direttore dell’Fbi, James Comey, della riapertura delle indagini sull’uso dell’account privato di posta elettronica da parte di Hillary Clinton quando era Segretario di Stato, ha scompaginato nuovamente le carte sul tavolo delle elezioni. Le nuove e-mail sono venute allo scoperto quasi per caso, visto che l’Fbi stava indagando su un presunto scandalo sessuale che coinvolgeva un ex parlamentare, Anthony Weiner, marito di una delle collaboratrici della Clinton, Huma Abedin. Uno strano segno del destino che sembra spingere la candidata democratica ciclicamente a far i conti con i fantasmi del suo recente passato. E questa volta, la strategia difensiva e conservativa della Clinton, adottata nelle ultime settimane e specie nel corso dei dibattiti pubblici, potrebbe non servire. Gli americani a stretto cerchio ed in prossimità del voto potrebbero volere delle risposte nette, che l’ex first lady non sta dando. Se non quelle in cui ha attaccato il capo dell’agenzia federale di voler incidere nella campagna elettorale. Poco per far cambiare idea agli elettori. Poco soprattutto per impedire a Trump di approfittarne.

Cosa che infatti è puntualmente accaduta. L’imprenditore newyorkese non ha mancato di attaccare la concorrente democratica, sfruttando la sponda anche per allontanarsi, dopo settimane, dal centro delle attenzioni mediatiche. Obiettivo non raggiunto, però. Neanche il tempo di esultare per le disgrazie della propria avversaria che ecco, spuntare un’altra scomoda indiscrezione sul proprio conto. Anche in questo caso, un remake di un fatto già esploso nel corso della campagna elettorale: lo storico fiscale e contabile di Trump. A colpire è nuovamente il New York Times, che mette in discussione l’asserzione del candidato repubblicano di aver utilizzato scappatoie fiscali del tutto legali per non pagare imposte per anni. Il riferimento torna alle perdite dichiarate per 916 milioni di dollari delle società appartenenti a Trump, servite per evitare di pagare le tasse federali per successivi vent’anni. Ebbene, dagli ultimi elementi raccolti dal quotidiano queste sarebbero frutto di una manovra ai limiti della legalità. Un ulteriore grana per il tycoon, specie nel momento in cui i sondaggi lo danno in rimonta.

Già i sondaggi, gli stessi che fino a un paio di giorni fa lo davano spacciato senza possibilità di replica. Dimostrazione di una volatilità che è elemento distintivo di tutta questa campagna elettorale americana. Di certezze ve ne sono davvero poche. Se non la preoccupante sensazione che il vincitore possa uscire tra due soggetti che, in un modo o nell’altro, si ritroveranno a far i conti con i propri scheletri dell’armadio anche nelle vesti da presidente. In barba ai programmi, che forse sono passati in secondo piano da troppo tempo.

Mario Montalbano