Gli Eurobond per aiutare i migranti? “Nein” da Berlino

Gli scontri nei Balcani, le politiche fallimentari di ricollocazione, le minacce austriache di costruzione di muri al Brennero, la chiusura delle frontiere, ma soprattutto un numero sempre crescente di rifugiati e migranti, e ahinoi di cadaveri raccolti in mare dalle navi militari e di soccorso. Questa è diventata l’Europa, nelle sue acque e confini, da qualche tempo, dimostrazione di una grave mancanza, una linea comune europea su un tema così complesso, che rischia di mettere in discussione l’essenza stessa dell’Unione. I tentativi passati non hanno mai raccolto risultati sostanziali. L’ultimo tentativo in ordine cronologico in direzione di una soluzione solidamente applicabile, giunge dall’Italia.

“La gestione dei flussi di migranti non è più sostenibile senza una cooperazione mirata e rafforzata con i Paesi terzi di provenienza e di transito. Molto è stato fatto ma molto di più dobbiamo rapidamente fare se vogliamo scongiurare l’aggravarsi di una crisi sistemica.” Queste sono alcune delle parole caratterizzanti la lettera inviata dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, all’attenzione della Commissione Europea e del Consiglio Europeo. Nello specifico, la proposta verte su un patto, il migration compact, utile a tenere sotto controllo i flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo, auspicando una collaborazione reciproca tra Ue e i paesi di origine e di transito. L’obiettivo, sotto il coordinamento europeo, dovrebbe essere quello di riuscire a costituire infrastrutture, progetti e procedure (soprattutto d’identificazione, distribuzione e rimpatri) per permettere un controllo più incisivo e legale sull’arrivo dei migranti e dei rifugiati, evitando quindi che si prosegui a tentoni e con singole politiche nazionali, che, come si è visto, si concretizzano più che altro in azioni poliziesche.

La vera novità della proposta, però, sta nel modello di finanziamento dell’intero sistema. Renzi ne propone uno condiviso a livello europeo, ossia l’emissione da parte di una (ancora non specificata) agenzia dell’Unione, di eurobond, obbligazioni di debito pubblico dei paesi dell’Eurozona, i quali, tra l’altro, ne dovrebbero essere i primi garanti. Oltre che a speciali bond euro-africani per assicurare a quest’ultimi, a fronte di una collaborazione, una prospettiva di sviluppo e di crescita grazie ad aiuti economici e finanziari.     

Iniziativa, quella italiana che nasce, molto probabilmente, dalla consapevolezza di non avere geograficamente un paese vicino con cui instaurare un dialogo e strategie comuni. Com’è la Turchia per la Grecia, ad esempio. Causa soprattutto il fallimento e la divisione della Libia, il governo di Roma teme un preoccupante isolamento, che potrebbe far degenerare ulteriormente la situazione. Il piano ha già destato l’attenzione, e la soddisfazione di Donald Tusk e di Jean Claude Juncker. Quest’ultimo ha accolto con “grande favore” l’iniziativa italiana, “che conferma l’esigenza di un approccio europeo al tema europeo delle migrazioni.” D’altronde, la questione migranti, esplosa inevitabilmente per il dilatarsi dei conflitti in Siria e Iraq, obbliga l’Europa a non guardarsi più indietro e trovare una strada quanto più condivisa con le sue componenti.

Rimaniamo, però, ancora ai discorsi preliminari, che sia chiaro, e anche qui non mancano resistenze politiche, ancorate a convinzioni più economiche che altro, di alcuni leader. Soprattutto la Germania di Angela Merkel, la quale ha fin da subito bocciato l’idea degli eurobond. “Il governo tedesco non vede per ora le basi per l’emissione di debito comune in modo da pagare le spese dei governi nazionali sul fronte migrazione”. Queste le parole sintetizzanti la posizione tedesca, rilasciate dal portavoce dell’esecutivo, Steffen Seibert. Concetti ribaditi anche nell’incontro bilaterale Merkel-Renzi del 5 Maggio. E allora? Il primo ministro, prendendo atto della risposta fredda da Berlino, non ha di certo mollato. Anzi ha rilanciato la questione, durante la conferenza stampa di chiusura della giornata di riunione con i tedeschi. “A noi interessa il risultato, non è importante se con o senza eurobond”. Parole, che suonano da monito, al di là degli eurobond o meno, ad intervenire e a prendere posizione quanto prima, tanto per gli altri alleati europei quanto per le istituzioni comunitarie. Perché sulla questione migranti, l’Europa si gioca molto della sua già titubante credibilità e consistenza politica.

Mario Montalbano