Cesare Battisti, il progressista che amò l’Italia fino alla fine

Chi era Cesare Battisti? Giornalista, scrittore, geografo, cartografo, deputato progressista a Vienna ed infine tenente durante la Prima guerra mondiale nel Regio Esercito italiano. Egli è sconosciuto al grande pubblico, ma fu uno dei principali sostenitori dell’indipendentismo trentino e dei diritti sociali.

Nato a Trento il 4 febbraio 1875, si laureò a Firenze nel 1898 dopo aver concluso i suoi studi in ambito geografico. In quel periodo, la contea del Tirolo comprendeva l’Alto Adige, il Trentino e tutto il passo del Brennero. Essa si trovava sotto la giurisdizione dell’impero austriaco. Battisti compose numerosi scritti sul territorio trentino e curò varie guide turistiche per gli italiani che visitavano la contea del Tirolo. I suoi studi geografici saranno importanti per pianificare gli assalti strategici dell’esercito italiano tra le Alpi nel 1916.

A Firenze, Battisti ebbe modo di approfondire la conoscenza del progressismo italiano e lottò per i diritti dei cittadini italiani nel Tirolo. Si formarono due grandi percorsi nella sua vita, uno come attivissimo giornalista e l’altro come deputato socialista.

Nel 1900 fondò insieme alla moglie Ernesta il giornale “Il Popolo”. Egli divenne consigliere comunale nel 1902, deputato presso il parlamento di Vienna nel 1911 e, poi, presso la dieta di Innsbruck nel 1914. Difensore dei diritti sociali e politici, contrario alla pena di morte, Battisti si scagliò contro il governo imperiale di Vienna che lo censurò numerose volte. Cesare chiedeva un potenziamento dell’industria e dell’agricoltura, più partecipazione delle minoranze italiane e l’istituzione presso l’università di Innsbruck di corsi in lingua italiana. Sarà quest’ultima richiesta a scatenare numerose polemiche e perfino violenti scontri nel 1904 tra studenti austriaci e italiani.

Nei suoi numerosi scritti, Battisti si confrontò col socialismo italiano e col direttore del giornale Avanti Benito Mussolini che attaccò pubblicamente. Allo scoppio della Grande guerra la sinistra italiana era divisa tra neutralisti ed interventisti. Mussolini sosteneva l’astensione, ma fu proprio Battisti a convincerlo con una lunga e dettagliata lettera del 14 settembre 1914 a passare all’azione, sostenendo che il Tirolo dovesse tornare italiano.

«Caro Mussolini, Vedo in una corrispondenza romana del tuo giornale messa in burletta una eventuale guerra italo-austriaca, per liberare coloro che non hanno assolutamente alcun desiderio di staccarsi dall’Austria. Io non ho, né mi arrogo, caro Mussolini, il diritto di parlare in nome di tutti gli irredenti, per quanto mi giungano da Trieste e dall’Istria voci di consentimento; ma sento di potere, di dovere anzi dire una franca parola in nome del Trentino. Il Trentino ci tiene a staccarsi dall’Austria. Se tu fossi stato lassù nei giorni angosciosi della mobilitazione te ne saresti convinto. Avresti assistito alla partenza coatta di oltre trentamila uomini, montanari, contadini, gente abituata da preti e da poliziotti alla rassegnazione” […] “Eppur tutti fremevano d’odio, tutti partivano lanciando all’Austria la maledizione…».

Battisti, dopo l’inizio del conflitto, scese in Italia l’11 agosto 1914 e portò la causa dell’irredentismo in molte piazze italiane e si arruolò volontario nel Regio Esercito. Nella sua visione il Trentino doveva tornare italiano. in seguito a numerose azioni eroiche nel sud Tirolo riuscì col tempo a conseguire il grado di tenente e ad entrare nel sesto reggimento degli Alpini. Grazie alle sue conoscenze del territorio, diede grande aiuto ai generali italiani per studiare i monti del Brennero.

Il 10 luglio gli venne ordinato di occupare il Monte Corno della Vallarsa, ma gli austriaci riuscirono a respingere l’assalto e lo catturarono assieme ai suoi uomini. Cesare fu incatenato e portato a Trento come traditore, umiliato e offeso dai suoi cittadini. Venne istituito un processo, dove venne accusato di alto tradimento in quanto deputato austriaco. Battisti non negò ciò che aveva fatto e ribadì la sua volontà nel voler liberare il Tirolo.

«Ammetto inoltre di aver svolto, sia anteriormente che posteriormente allo scoppio della guerra con l’Italia, in tutti i modi, la più intensa propaganda per la causa d’Italia e per l’annessione a quest’ultima dei territori italiani dell’Austria; ammetto d’essermi arruolato come volontario nell’esercito italiano, di esservi stato nominato sottotenente e tenente, di aver combattuto contro l’Austria e d’essere stato fatto prigioniero con le armi alla mano. In particolare ammetto di avere scritto e dato alle stampe tutti gli articoli di giornale e gli opuscoli inseriti negli atti di questo tribunale al N. 13 ed esibitimi, come pure di aver tenuto i discorsi di propaganda ivi menzionati. Rilievo che ho agito perseguendo il mio ideale politico che consisteva nell’indipendenza delle province italiane dell’Austria e nella loro unione al Regno d’Italia».

La sentenza fu immediata: condanna a morte per impiccagione. Cesare Battisti accettò con serenità il verdetto, consapevole di non potersi difendere. Chiese al giudice di essere fucilato per non umiliare l’uniforme italiana, ma gli venne negata la richiesta. La mattina del 12 Luglio 1916 venne incatenato e deriso con larghi vestiti con motivi quadrettati per farlo apparire ancor più ridicolo.

Venne chiamato il boia Joseph Lang per la sua esecuzione. Battisti conosceva bene Lang poiché lo aveva attaccato nei suoi scritti descrivendo la sua disumanità verso i condannati. Non gli venne concessa nemmeno la grazia simbolica della corda, perché qualora la corda si fosse rotta non sarebbe stato risparmiato. Venne portato nel fossato del Castello del Buonconsiglio di Trento e prima di essere impiccato gridò «Viva Trento italiana! Viva l’Italia!».

Le foto del cadavere divennero cartoline in tutto l’impero austriaco come monito ai traditori. Il 26 maggio 1935 venne concluso il mausoleo sul Doss Trento dove sono state trasportate le due spoglie. Il patriottismo non riguarda solo il sacrificio o l’amore per la propria terra. Significa essere fedeli a se stessi e coerenti verso la società.


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