Chi è Kim Jong-un?

 
 

Kim Jong-un. Crudele assassino, responsabile della morte dello zio e del fratellastro, feroce dittatore con una spaventosa passione per il nucleare, oggetto di ironia e di meme in rete, nemico-amico di Donald Trump. Protagonista di momenti storici nel 2018, quando ha stretto la mano al presidente sudcoreano Moon Jae-in presso il confine militarizzato fra le due Coree. Sono alcune delle immagini che circondano il suo “mito”, la cui vita privata è avvolta nel mistero.

La stessa data di nascita del leader nordcoreano è un enigma. Ci sono versioni conflittuali su quando sia nato e da chi. Secondo alcuni è nato nel 1983, secondo altri nel 1984. Cresciuto dalla terza moglie di Kim Jong-il, Ko Yong-hui, girano voci in base alle quali sarebbe invece figlio della segretaria tecnica del padre, Kim Ok. I racconti della crudeltà di Kim Jong-un riguardano già la sua infanzia. Sembra che il piccolo Kim Jong-un si fosse deliziato a strappare le ali ad una libellula, sotto lo sguardo soddisfatto del padre.

Negli anni ’90 Kim Jong-un studia in Svizzera con uno pseudonimo. La cultura occidentale non lo tocca: se non è a scuola, il giovane Kim Jong-un è a casa o al più a cena con l’ambasciatore di Pyongyang. «Avevo sentito che fosse il figlio dell’ambasciatore… era molto silenzioso durante le lezioni» racconta un compagno di classe.

In principio gli analisti dubitano che il giovane abbia la stoffa o l’opportunità di vestire i panni di leader supremo: lo sguardo è fermo sul fratellastro, Kim Jong-nam e sul fratello maggiore, Kim Jong-chol. Tuttavia le carte in tavola sono destinate a cambiare: il fratellastro viene deportato dal Giappone e la stella del fratello maggiore si affievolisce al crescere delle voci che quest’ultimo manchi di virilità. Inizia la scalata al potere del futuro leader sotto il manto protettivo del padre, che gli assegna numerose posizioni di potere.

Due settimane dopo la morte di Kim Jong-il nel dicembre del 2011, il “Re della Stella del Mattino”, come lo chiama sua madre, è a capo del partito, dello Stato e dell’esercito. Il 15 aprile 2012, al centesimo anniversario del compleanno del fondatore Kim Ill-sung, Kim Jong-un annuncia la sua dottrina militarista. Il tempo in cui la Corea del Nord poteva essere minacciata era “finito per sempre”.

Otto anni – e quattro test nucleari – dopo è proprio questa ricorrenza a gettare dubbi sulla salute del leader nordcoreano. Kim Jong-un non si vede. La stampa nordcoreana non risponde alle voci, messe in giro da fonti di intelligence americana, di una sua presunta morte. Le uniche menzioni sono i ringraziamenti ufficiali inviati ad alcuni lavoratori, prive di fotografia. Le speculazioni aumentano.

Seoul respinge le congetture. Durante un’intervista andata in onda ieri su CNN, il consigliere speciale del presidente sudcoreano Moon Jae-in ha risposto senza battere ciglio. «La posizione del nostro governo è ferma» ha dichiarato. «Kim Jong-un è vivo e sta bene». Per poi sottolineare che la Corea del Sud non ha rilevato alcuna attività “sospetta” che possa lasciar intendere un simile sconvolgimento nella leadership del Nord.

Il sito 38 North, che registra via satellite i movimenti all’interno del Paese, ha pubblicato il 24 aprile una foto che mostrerebbe il treno della famiglia Kim fermo presso una città della costa orientale, Wonsan, almeno dal 21 aprile. Se questo non aggiunge molto alle condizioni di salute del leader nordcoreano, di certo ne dà indicazioni sulla posizione. «In base a quanto abbiamo scoperto Kim è rimasto a Wonsan dopo aver lasciato Pyongyang dove ha presieduto un incontro del Partito dei Lavoratori l’11 aprile» afferma un funzionario di Seoul. «A quanto abbiamo capito Kim, accompagnato dai suoi collaboratori, ha portato avanti una serie di attività».

In rete alcuni sostengono che Kim potrebbe essere in gravi condizioni. Idea che sarebbe sostenuta dall’arrivo nel Paese di 50 dottori cinesi, riportato da alcuni media internazionali. Tuttavia, secondo fonti cinesi citate dal quotidiano giapponese Asahi Shimbun, questi potrebbero essere un sostegno che Pechino ha inviato per aiutare la Corea del Nord ad affrontare il Covid-19 – per quanto Pyongyang affermi la totale assenza di casi nel proprio territorio. Effettivamente, 50 dottori sembrano un numero eccessivo per il solo Kim Jong-un.

Inoltre, va detto che questa non è la prima volta che Kim scompare dalla scena pubblica. Nel 2014, scomparve per sei settimane sollevando dubbi e speculazioni affini a quelle di oggi. Riapparve sostenuto da un bastone. Al tempo, l’intelligence sudcoreana riportò che aveva rimosso una cisti dalla caviglia.

Verità o fake news, il fermento di queste settimane ha riportato l’attenzione su una figura che negli anni ha conquistato spazio nei media internazionali. Kim Yo-jong, sorella minore e – come ribattezzata da alcuni media – la “regina PR di Pyongyang”. Negli ultimi giorni le battute e i commenti su Twitter si sono sbizzarriti sulla sua figura, secondo alcuni papabile a succedere il fratello, quando l’hashtag #KIMJONGUNDEAD è diventato trending topic. Kim Yo-jong, “sociopatica”, più crudele del fratello. Da una foto di Cersei Lannister ad alcuni commenti – a parer di chi scrive un filo sessisti – di un Kim Jong-un “con il ciclo”.

Come tutta la famiglia, Kim Yo-jong è avvolta dal mistero. Dovrebbe avere circa 30 anni, e si pensa condividere uno stretto rapporto con Kim Jong-un. Nella primavera del 1996 raggiunse i fratelli in Svizzera, dove studiò in una scuola elementare vicina a quella di Kim Jong-un. Del periodo non si sa molto. Sembra che vi sia un video amatoriale in cui i due si vedono a una recita scolastica e che – come racconta un impiegato dell’istituto – la ragazzina fosse strettamente sorvegliata da “diverse donne”. Pare che per “compensare” l’isolamento sociale, il padre avesse mandato a farle compagnia alcuni membri delle famose orchestre nordcoreane Poch’o’nbo e Joy Brigade.

Quel che è certo è che Kim Yo-jong ha accompagnato Kim Jong-un per tutta la sua salita al potere e che serviva dietro le quinte anche quando il padre era ancora vivo. Nel 2011 era un membro fisso dell’entourage di Kim Jong-il e ha contribuito al rafforzamento della posizione del fratello. Fonti accreditate sottolineano che, insieme alla sorellastra Kim Sul-song (figlia di Kim Jong-il e Kim Young-sook, altra favorita fra i figli del defunto leader), Kim Yo-jong sia dietro il meccanismo decisionale di molte problematiche geo-strategiche. Di certo occupa una posizione importante nel partito e all’interno dell’ufficio esecutivo del fratello, come è apparso evidente nel febbraio del 2018, quando ha rappresentato la Corea del Nord alle Olimpiadi di Pyeongchang.

Nonostante i dialoghi siano poi falliti fra Stati Uniti e Corea del Nord, in quell’occasione in molti avevano sperato di veder avvicinarsi un futuro più pacifico per la penisola coreana. Erano anche ripartiti gli incontri fra i membri superstiti – ormai pochi – delle famiglie separate durante la guerra di Corea. Pyongyang aveva usato un diverso ramo dell’esercito nordcoreano – quello del fascino, composto da cheerleader, belle donne e musicisti guidati da Kim Yo-jong. E in una certa misura, la mossa ha funzionato. I media sembravano più interessati alle lentiggini sul naso di Kim Yo-jong che al fatto che il suo nome sia nella lista nera USA per abusi sui diritti umani. In fondo era la prima volta in assoluto in cui un membro della famiglia Kim metteva piede in Corea del Sud.

«Vedere un membro della famiglia Kim in carne ed ossa in quel modo è così insolito per i sudcoreani che non sorprende fossero affascinati da lei» commentava Jean Lee, ex membro del gabinetto di Pyongyang all’agenzia Associated Press. «Ma mostra anche quanto siano furbi i nordcoreani. Hanno mandato le donne più carine. Quando vai in Corea del Nord, vedi questi giovani che sono straordinariamente belli. Mi hanno detto a volta che il loro lavoro è quello di sedurre, in modo che per noi è come se, il Paese e il popolo, non siano così male».

Una politica non esattamente nuova a Pyongyang, che cerca di nascondere le gravi povertà e la fame che perseguitano i cittadini e i continui e sistematici abusi sui diritti umani sotto un teatro di recite perfettamente orchestrate. Non è infatti una sorpresa che alcune delle leggende che circondano Kim Jong-un non vengano dal web, ma anche dai media nordcoreani. Secondo la KNCA Kim Jong-un avrebbe inventato una medicina miracolosa a base di ginseng che con un’iniezione può curare malattie come l’AIDS e l’ebola, oltre a una serie di tumori. Kim Jong-un avrebbe inoltre scoperto la tana di unicorno. Niente in confronto a suo padre, tuttavia, che avrebbe cominciato a camminare alla tenera età di tre settimane e avrebbe avuto il potere di controllare il clima.

Kim Jong-un è un essere umano. A capo di una delle più terribili dittature in corso e con un curriculum di violazioni dei diritti umani lungo e agghiacciante. Responsabilità di cui è difficile credere che dovrà mai rendere conto a un tribunale internazionale, lui meno che il resto della sua famiglia. Di certo la Cina ha interesse che la dittatura dei Kim proceda senza intoppi. Se il Paese socialista crollasse nel caos, per il gigante asiatico e per la vicina Corea del Sud significherebbe un’ondata di rifugiati incontrollabile. Ciò nonostante, sarebbe bene rimuovere l’aura di mito che li circonda e affrontarlo per quello che è: un uomo in carne ed ossa, o per la penisola coreana e il Giappone la speranza di un giorno in cui guardare il cielo non farà paura resterà lontana.


 
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