Banca centrale europea, BCE si esprime sull'andamento di inflazione e crescita

Banca Centrale Europea, i tassi restano immobili

Lo scorso 7 marzo, il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea si è riunito per fare il punto sulla politica monetaria.


Il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea (BCE) si è riunito lo scorso 7 marzo per fare il punto sull’andamento economico dell’Eurozona e stabilire un’adeguata politica monetaria alla luce dei dati. I due parametri macroeconomici principali analizzati per decidere la linea di politica monetaria sono l’andamento del tasso d’inflazione e la dinamica della crescita economica. I due dati presentano un quadro contrastante. Analizziamoli nel dettaglio.

Per quel che concerne l’andamento dell’inflazione, le proiezioni – rilasciate in sede di conferenza stampa – confermano come i picchi degli scorsi due anni siano definitivamente alle spalle: la previsione per l’anno 2024 prevede un tasso d’inflazione al 2,3%, il 2% per l’anno 2025 e l’1,9% per l’anno 2026. Siamo ben lontani dai picchi del 5,4% dello scorso anno. 

Banca Centrale Europea

Nonostante le buone notizie, l’inflazione non è del tutto sotto controllo. Alcuni settori, in particolare quello dei salari, stanno provando a compensare i differenziali inflattivi subiti, recuperando almeno in parte il calo marcato del potere di acquisto subito nello scorso biennio. In presenza di fattori esogeni importanti e inattesi, un’ulteriore fiammata inflattiva non potrebbe essere del tutto esclusa.

Le note più dolenti provengono dalle previsioni di crescita per il prossimo triennio. Il dato rilasciato dalla Banca Centrale Europea prevede un aumento dello 0,6% quest’anno, seguito da una crescita dell’1,5% il prossimo anno e dell’1,6% nel 2026. Il dato della crescita per il 2024 è stato limato dalle precedenti previsioni dell’Istituto di Francoforte dello 0,2%; un dato, questo, che rappresenta un quarto rispetto a quello precedente che prospettava una crescita dello 0,8%. 

L’andamento del prodotto interno lordo è quello che potrebbe creare le maggiori sorprese: la politica monetaria restrittiva applicata finora, infatti, sta creando una notevole pressione al ribasso sulla domanda di beni e servizi, con effetti che potrebbero autoalimentarsi. A causa proprio della politica monetaria, un settore che presenta un deterioramento crescente al momento è quello immobiliare, caratterizzato da una forte sofferenza dovuta, soprattutto, agli elevati tassi di interesse applicati sui mutui. Quello immobiliare non è un caso isolato: il rischio è quello di erodere lentamente, ma inesorabilmente, la crescita delle economie della zona Euro nell’anno 2024.

Al riguardo, i tassi di crescita fin qui riportati e le previsioni sui prossimi mesi delle due principali economie manifatturiere dell’area, Germania e Italia, non sono per nulla lusinghieri. Soltanto le positive previsioni francesi e spagnole permettono di tirare un sospiro di sollievo, ma non bastano a riequilibrare del tutto il dato complessivo. Infine, al peggioramento delle previsioni ha contribuito con forza l’andamento negativo dell’ultimo trimestre dell’anno precedente delle principali economie europee. 

L’ambiente economico mondiale in cui l’economia europea si muove non permette, inoltre, facili rassicurazioni. La prosecuzione della politica monetaria restrittiva da parte della Federal Reserve, con il suo impatto negativo sulla domanda globale, non agevola una crescita trainata dall’export. A queste condizioni monetarie svantaggiose, vanno aggiunti gli effetti economici creati dall’instabilità nelle principali aree di crisi politica globale dalla Russia al Medio Oriente.

Una delle crisi internazionali che, protraendosi, potrebbe peggiorare in modo deciso sia la crescita che l’andamento dell’inflazione nell’Eurozona è quella del mar Rosso: da quel braccio di mare transita una fetta notevole del commercio europeo. Un incremento dell’instabilità creerebbe le condizioni per una crescita dei prezzi di trasporto, sia a causa dell’aumento dei costi per la copertura dei maggiori rischi, sia per l’utilizzo di rotte alternative più lunghe e costose, con effetti sia sull’inflazione che sulla crescita.

Alla luce del quadro fin qui delineato, la decisione del Consiglio Direttivo è stata di mantenere i tassi di interesse principali della zona Euro invariati: «I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%». 

In conclusione, sembrerebbe che i Governatori abbiano preso tempo in attesa di capire meglio le dinamiche che si consolideranno nel corso di quest’anno. Se l’inflazione dovesse comprimersi e la crescita languire, come sembrerebbe all’orizzonte, è probabile che la Banca Centrale Europea inizi a tagliare i tassi a partire dal terzo trimestre di quest’anno. I dati complessivi del primo trimestre saranno decisivi per dissipare i dubbi.

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