fine al genocidio a Gaza nel conflitto Israele Hamas

Gaza, ai palestinesi gli aiuti umanitari, a Israele le armi

Con gli occhi del mondo puntati sul conflitto Israelo-Palestinese, a Gaza si vive un presente distopico in cui si gioca con la vita dei civili.


Il mondo aveva i suoi favoriti all’inizio di questo conflitto, i campioni che avrebbero dovuto facilmente vincere contro i cattivi, per mostrare ai ribelli quali sono le conseguenze dell’insurrezione. Poi i campioni hanno cominciato a prenderci gusto, e la breve punizione di uno è  diventata la guerra contro tutti. 

Dall’inizio della guerra a Gaza il conteggio dei civili che hanno perso la vita continua a crescere esponenzialmente e, un numero alla volta, i campioni non sono più  i favoriti agli occhi del mondo.

Il resto del mondo, dal canto suo, non rimane a guardare immobile anzi, sbraita, tifa e favorisce, in un momento piu` che in un altro, la parte che ritiene aver subito maggiori danni.

Prima Israele, per il tragico attacco subito lo scorso ottobre, poi il popolo palestinese che, in un infausto e disarmante déjà-vu storico, subisce sulla sua pelle, le conseguenze delle azioni di altri.

Su Gaza un enorme riflettore rende fin troppo chiare le dinamiche degli attacchi di Israele, perpetrati con armi inviate dai suoi sponsor di sempre USA (70 per cento), Germania (24 per cento) e Italia (5,6 per cento), e che non sembrano voler provare a distinguere il covo segreto di un terrorista da una fila di civili che attende la propria razione di cibo.

I palestinesi muoiono di bombe e di fame. Sono costretti a nutrirsi con il mangime per gli uccelli perché Israele impedisce il passaggio dei beni di prima necessità, tra cui la farina. 

Si muore di stenti e malattie, perché non c’è acqua da bere, figuriamoci per lavarsi, e così le infezioni si diffondono più facilmente. 

L’enorme riflettore che ci mostra tutto questo non permette a nessuno di restare indifferente di fronte a tanto orrore, nemmeno agli sponsor del campione che, spesso senza mai smettere di porgere armi con una mano, cercano di porgere aiuti con l’altra ai contendenti di questa scellerata versione degli Hunger Games nella vita vera.

Ai palestinesi vanno gli aiuti umanitari, da raccogliere dal cielo e dal mare; a Israele arrivano le armi, che colpiscono i palestinesi che cercano cibo e rifugio. 

Sarebbero disposti a dare forfait i civili, probabilmente da entrambi gli schieramenti, chiudere questa edizione senza dichiarare un vincitore e poter tornare alla vita normale, ma non hanno loro il controllo e nemmeno noi.

Noi restiamo inermi spettatori di questo macabro reality show dal quale non possiamo concederci di cambiare canale, che non possiamo smettere di guardare, perché se tutto questo accade a riflettori accesi, non si può immaginare l’orrore che accadrebbe se si dovessero spegnere.

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