Commissione europea, le previsioni economiche d’autunno 2023

Lo scorso 15 novembre, la Commissione europea ha pubblicato le consuete Previsioni economiche d’inverno, segnalando una modesta ripresa del PIL dell’UE.


L’economia dell’Unione Europea (UE) ha affrontato – e continua ad affrontare – un 2023 assai arduo e complicato, perdendo slancio rispetto a quelle che erano le aspettative della Commissione europea. Nel dettaglio, l’inasprimento della politica monetaria ad opera della Banca Centrale Europea (BCE), l’elevato costo della vita, nonché l’indebolimento della domanda esterna hanno provocato un rallentamento nella crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’UE.

Le Previsioni economiche d’autunno 2023

Quanto precisato nel paragrafo precedente trova un riscontro nelle Previsioni economiche d’autunno 2023, pubblicate dalla Commissione europea lo scorso 15 novembre. Secondo le stime dell’Istituzione comunitaria relative all’anno corrente, vi sarà una crescita del PIL dello 0,6% sia nell’UE che nell’Eurozona, ovvero 0,2 punti percentuali al di sotto delle precedenti previsioni d’estate.

Sebbene l’Unione abbia assistito ad una espansione economica solida durante tutto il 2022, il relativo PIL ha subito una contrazione alla fine dell’anno, con un lieve aumento – appena percettibile – nel corso dei primi tre trimestri del 2023. Nel dettaglio, nonostante nelle Previsioni di cui si discute si registra un’aspettativa di graduale ripresa, al tempo stesso – nel medesimo documento – la Commissione europea segnala un ribasso della crescita sia in termini di PIL che per quanto concerne l’inflazione.

Con specifico riguardo al primo aspetto, come mostrato dalla figura sopra riportata, la situazione progressiva del PIL comunitario si attesta per come segue: si prevede una crescita dello 0,6% nel 2023, dell’1,3% nel 2024 e dell’1,7% nel 2025. Con riferimento al contesto dell’Eurozona, invece, le Previsioni indicano un aumento dello 0,6% nel 2023, dell’1,2% nel 2024 e dell’1,6% nel 2025. Al tempo stesso, alcuni Stati membri mantengono valori negativi per l’anno corrente, come l’Estonia (-2,6%), la Germania (-0,3%), il Lussemburgo (-0,6) e la Svezia (-0,5%).

Le Previsioni economiche e l’ipotesi del ristagno

Il panorama generale descritto dalle Previsioni della Commissione europea suggerisce, inoltre, il paventarsi di un ristagno nell’ottica della crescita economica. Quanto appena precisato è dimostrato dai dati relativi agli andamenti trimestrali del PIL dell’Eurozona e dell’UE nel complesso. Nel dettaglio, come mostrato dalla figura che segue, nel primo caso si assiste ad una progressione 0,0%, 0,2%, -0,1%; con riguardo all’Unione, invece, la traiettoria vede i valori 0,1%, 0,0%, 0,0%.

Un dato significativo riguarda il trimestre luglio-settembre; periodo, questo, nel quale 8 sui 20 Stati membri dell’Eurozona registra un segno negativo nella propria prospettiva di crescita, mostrando una condizione di recessione: in particolare, Austria (-0,1%), Estonia (-0,2%), Finlandia (-0,3%), Germania (-0,1%), Irlanda (-1,8%), Lituania (-0,1%), Portogallo (-0,2%) e Slovenia (-0,3%), con Italia e Paesi Bassi fermi a 0,0%.

Le Previsioni economiche sull’inflazione

Con specifico riguardo al profilo dell’inflazione, i dati contenuti nelle Previsioni segnano ancora una tendenza al ribasso, arrivando al 2,9%  – soglia più bassa dal 2021 – rispetto al tetto massimo del 10,6% raggiunto nel precedente anno. Nel dettaglio, per quanto concerne l’Eurozona, le stime prevedono una riduzione dal 5,6% nel 2023 al 3,2% nel 2024, per attestarsi al 2,2% nel 2025; per l’UE nel suo complesso, la Commissione europea indica una diminuzione dal 6,5% nel 2023 al 3,5% nel 2024, sino a raggiungere il 2,4% nel 2025.

Diversi, in tal senso, i fattori che hanno inciso sull’indice inflazionistico. In particolare, la riduzione dell’inflazione presenta una base maggiormente più solida rispetto all’anno precedente, costituita – oltre che dal notevole ribasso dei prezzi dell’energia – anche dalle principali categorie di consumo, quali i settori alimentare, dei prodotti finiti e dei servizi; settori, questi, che subiscono una minore pressione inflazionistica, in contemporanea agli effetti che l’inasprimento della politica monetaria adottata dalla BCE continua ad esercitare sull’economia.

Come si evince, quindi, l’Unione nel suo complesso sta affrontando un periodo in cui stenta ad accelerare in termini di crescita. Oltre alle ripercussioni della questione russo-ucraina, ad oggi ulteriori sfide possiedono la capacità di incidere sull’economia comunitaria e degli Stati membri, come gli obiettivi del Next Generation EU e dei Recovery Plan nazionali, nonché le incertezze legate al conflitto israelo-palestinese in Medio Oriente.


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