proposta di legge per la settimana corta, riduzione orari di lavoro

Settimana corta, le proposte di legge al vaglio del Parlamento

Si è riacceso in Italia il dibattito sulla settimana corta, a seguito delle proposte di legge presentate al Parlamento ed esaminate dalla Commissione Lavoro.


Lo scorso 4 aprile, la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati ha esaminato le tre proposte di legge ordinaria sulla riduzione dell’orario di lavoro, presentate rispettivamente dai partiti Alleanza Verdi e Sinistra (AVS), Movimento 5 Stelle (M5S) e Partito Democratico (PD). I testi mirano ad abbattere il muro delle 40 ore lavorative settimanali, introducendo strumenti di flessibilità produttiva a vantaggio dei lavoratori e dei rispettivi datori di lavoro.

Entrando nel merito delle proposte, la prima in ordine cronologico di presentazione al Parlamento – 13 ottobre 2022 – è quella di AVS. Secondo i relativi sostenitori e firmatari, l’orario lavorativo settimanale andrebbe ridotto a 34 ore effettive, con la possibilità di percepire la medesima retribuzione. In aggiunta, per favorire il raggiungimento di tale obiettivo, i deputati di AVS hanno previsto l’istituzione di un Fondo di incentivazione, finanziato da una patrimoniale e destinato a quei datori che adottino una diminuzione di almeno il 10%  del monte-ore settimanale.

La proposta di legge, inoltre, prevede per i lavoratori il diritto ad una pausa di 15 minuti ogni ora, limiti agli straordinari di 2 ore al giorno e 6 a settimana, nonché sanzioni da 500 euro a lavoratore in caso di violazione delle regole per gli orari e le pause e di mille euro per chi non agisce in conformità alle norme sugli straordinari o sul lavoro notturno.

proposta di legge per la settimana corta, riduzione orari di lavoro

Per quanto concerne il testo del M5S, presentato il 15 marzo 2023, la proposta si muove su un triplice fronte. In primo luogo, il testo mira ad introdurre un orario lavorativo settimanale pari a 32 ore, pur sempre a parità di retribuzione; secondariamente, si prevede che le disposizioni sperimentali sulla riduzione del monte-ore vengano attuate attraverso accordi definiti nell’ambito della contrattazione collettiva, così da riconoscere alle organizzazioni sindacali dei lavoratori e ai datori di lavoro più rappresentanza a livello nazionale; da ultimo, la proposta di legge intende esonerare i datori medesimi dal versamento dei contributi previdenziali e assicurativi fino a 8.000 euro annui per i primi tre anni.

Infine, il testo presentato dal Pd il 20 ottobre 2023 punta ad una riduzione dell’orario di lavoro in chiave sperimentale e progressiva, non stabilendo in tal senso un tetto fisso del monte-ore, a differenze delle precedenti proposte analizzate. Tale progressione viene considerata sempre a parità di retribuzione e su un ammontare di 4 giorni di lavoro settimanale. Anche il PD, inoltre, ha considerato nel proprio testo l’introduzione di un esonero contributivo del 30% per chi aderisce alla sperimentazione; esonero, questo, che aumenterebbe fino al 40% per i lavori usuranti.

Al di là delle proposte sin qui esaminate, è opportuno chiedersi quali sarebbero i vantaggi (o gli svantaggi) della settimana corta. Secondo uno studio condotto dall’Università di Cambridge nel 2022, su un campione di 61 aziende inglese, a distanza di sei mesi dall’inizio della sperimentazione era già possibile constatare alcuni effetti positivi, sebbene in realtà si trattasse di realtà lavorative di piccole dimensioni e già propense all’adozione della settimana corta.

Nel dettaglio, il 39% dei lavoratori dichiarava una diminuzione dello stress e il 71% di questi riportava un calo notevoli dei sintomi di burnout. Dalla sperimentazione, inoltre, risultava una riduzione del 65% dei giorni di malattia, nonché del 57% delle dimissioni. In virtù di tali risultati, il 92% delle aziende partecipanti ha espresso la volontà di mantenere la settimana lavorativa a 4 giorni e il 51% di queste l’ha resa permanente.

Non manca, tuttavia, chi ad oggi si mostra riluttante nei confronti della rispettiva introduzione. Esistono, infatti, coloro che ritengono la settimana corta potrebbe richiedere una maggiore concentrazione del lavoro in un lasso di tempo minore, al fine di mantenere la stessa produttività; o chi sostiene che tale strumento di organizzazione legherebbe i dipendenti ad una cultura del lavoro imperniati su vincoli di orario, piuttosto che su una logica di obiettivi; oppure, chi teme che i soli 4 giorni lavorativi influenzerebbero negativamente i legami sociali tra colleghi.

Il dibattito politico e legislativo rimane ancora aperto. A tal proposito, merita menzione l’apertura da parte del Governo alle proposte di legge esaminate. In tal senso, il Sottosegretario al Lavoro della Lega, Claudio Durigon, ha manifestato la propria approvazione alla previsione di «strumenti per incentivare la contrattazione collettiva e aziendale per la sperimentazione della riduzione dell’orario lavorativo a parità di salario e a parità di produttività».

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