Il diritto di scelta nel caso Indi Gregory

Indi Gregory, affetta da una rara malattia mitocondriale, è morta lunedì 13 novembre dopo la decisione dei medici di sospendere la terapia, nel miglior interesse della bambina. Indi aveva ottenuto la cittadinanza italiana per poter essere curata al Bambin Gesù di Roma. Tuttavia, la concessione della cittadinanza mette in evidenza contraddizioni ideologiche del Governo.


La vicenda della piccola Indi Gregory, affetta da una rara malattia mitocondriale, ha suscitato un acceso dibattito in merito ai diritti umani e alla libertà di cura, richiamando alla memoria i casi simili – per età dei bambini coinvolti, sviluppi ed esito – di Alfie Evans, affetto da una malattia neurodegenerativa, e Charlie Gard, che ha lottato fin dalla nascita contro la mitocondriopatia, una malattia che, come per Indi Gregory, pregiudica il corretto funzionamento dei mitocondri. 

Nel caso di Indi, la malattia rallenta lo sviluppo dei muscoli: “I mitocondri”, come riporta il Post, “sono piccoli organi cellulari presenti in buona parte delle cellule animali e vegetali. Sono attivi nel citoplasma, la parte fluida della cellula contenuta entro i confini della membrana cellulare, e hanno il compito di regolare la respirazione cellulare e la produzione di energia per mantenere in vita la cellula. 

L’attività dei mitocondri è fondamentale per la funzionalità delle cellule, e di conseguenza degli organismi. Il problema è che a volte il DNA mitocondriale può subire mutazioni, rendendo i mitocondri meno funzionali”.

Durante le prime settimane di novembre, la bambina è stata trasferita in un hospice e sono stati attivati i protocolli per la sospensione dei supporti vitali. La malattia, definita incurabile dai medici e dai giudici inglesi, ha portato alla morte di Indi. In questo contesto così delicato, è emersa una serie di contraddizioni che sollevano interrogativi sulla tutela dei diritti umani e sulla coerenza delle decisioni adottate dal Governo italiano, coinvolto dai genitori della bambina, i quali – dopo il parere dei medici inglesi – ne avevano richiesto il trasferimento all’ospedale Bambin Gesù di Roma.

La decisione dei medici e dei giudici

Oltremanica, la decisione in merito alla prosecuzione delle cure spetta ai medici e non ai genitori, come invece si verifica in Italia, supportata dai giudici dell’Alta Corte inglese, che in questo caso si sono espressi per l’interruzione della terapia, in virtù del criterio del massimo interesse del minore al fine di evitare inutili sofferenze. 

I giudici, come nei casi Evans e Gard, hanno deciso – date le specifiche condizioni – di sospendere le cure, corroborando la posizione già espressa dai medici che hanno curato la bambina nel corso dei mesi. Dopo la sospensione dei trattamenti vitali, i genitori di Gregory si sono rivolti alla Corte d’Appello e alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), presentando ricorso formale. Tuttavia, anche la Corte d’Appello e la CEDU hanno confermato la sentenza dell’Alta Corte.

Il Governo italiano concede la cittadinanza 

La concessione della cittadinanza italiana, da parte del Consiglio dei Ministri, rappresentava potenzialmente per i genitori di Indi Gregory la possibilità di intraprendere un nuovo percorso di terapia curativa. Tuttavia, l’intervento del governo italiano è stato pressoché inutile: secondo i giudici inglesi, l’Italia non poteva avere giurisdizione sul caso, e hanno confermato i provvedimenti già presi nei giorni precedenti.

La decisione del Consiglio è stata possibile grazie all’articolo 9 sulla legge della cittadinanza del 1992: «La cittadinanza può essere concessa allo straniero quando questi abbia reso eminenti servizi all’Italia, ovvero quando ricorra un eccezionale interesse dello stato». Secondo questo articolo, escludendo che Indi abbia reso eminenti servizi all’Italia, si fa appello alla difesa di un eccezionale interesse dello Stato. Probabilmente, la tutela della vita stessa. Tuttavia, il filosofo Gianfranco Pellegrino si chiede cosa porti lo Stato italiano a riscrivere le sorti di una storia segnata da un destino ineluttabile – parlando di sacralità della vita – quando molte storie simili, segnate dal destino di un naufragio, non vengono riscritte concedendo la cittadinanza italiana. 

Inoltre, questo solleva domande sul ruolo delle autorità nella definizione di cosa costituisca un “interesse eccezionale dello Stato”.

Contraddizioni ideologiche e sacralità della vita

La decisione del Consiglio mette in luce contraddizioni ideologiche nel governo. Da un lato, si parla di sacralità della vita e libertà di cura negata – come sostengono la ministra Roccella e il legale in Italia della famiglia Gregory, l’ex senatore Simone Pillon – mentre, dall’altro, emergono scelte politiche che sembrano divergere da questi principi. La battaglia per la vita della piccola Indi diventa un riflesso delle incongruenze presenti nelle politiche governative, specialmente quando si tratta di individui vulnerabili.

La vicenda di Indi Gregory evidenzia una serie di complessità etiche e contraddizioni che coinvolgono i diritti umani, la libertà di cura e le decisioni dello Stato. Mentre la famiglia lotta per il diritto di scelta, si solleva un appello più ampio per una riflessione critica sulle politiche che coinvolgono individui vulnerabili e sul rispetto dei diritti umani fondamentali, indipendentemente dalle circostanze. 

Inoltre, la scelta del Governo si conferma essere più che altro simbolica e politica, dal momento che – in Italia – le leggi sul fine vita, soprattutto nel caso di persone che non abbiano ancora sviluppato capacità cognitive, sono molto simili a quelle inglesi: nella casistica richiamata, in territorio nazionale sarebbero stati coinvolti i medici e, in caso di conflitto con la scelta dei genitori – il cui parere non è vincolante – i giudici che avrebbero dovuto considerare gli eventuali benefici di una nuova o diversa terapia, così come le conseguenze per la qualità della vita della bambina.

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