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Legge sul ripristino della natura, la posizione del Parlamento europeo

Lo scorso 12 luglio, il Parlamento europeo ha adottato la propria posizione con riguardo alla dibattuta legge sul ripristino della natura.


La Conferenza sul Futuro dell’Europa (CoFoE), inaugurata ufficialmente il 9 maggio 2021 e conclusasi ad un anno esatto di distanza, ha fornito ai cittadini dell’Unione Europea (UE) la possibilità di intervenire all’interno di uno spazio di discussione, volto ad affrontare le sfide e le priorità comunitarie. Tale inedito esempio di democrazia partecipativa, aperto e inclusivo, ha consentito l’elaborazione di 49 proposte e 326 misure a corredo, basate principalmente sulle raccomandazioni formulate dai panel europei e nazionali di cittadini.

Tra queste, i cittadini dell’Unione hanno sollevato l’esigenza di sviluppare un’agricoltura sostenibile, che preveda il rispetto della natura e dei lavoratori, nonché di ridurre drasticamente i pesticidi e i fertilizzanti chimici in tutti i tipi di aziende agricole; necessità, queste, che sono state accolte con favore dalla Commissione europea, la quale, il 22 giugno dell’anno passato, ha presentato la propria proposta normativa sul ripristino della natura (Nature Restoration Law).

La proposta della Commissione europea

La proposta normativa – nel dettaglio, un Regolamento – elaborata dalla Commissione durante il giugno 2022 ha posto l’accento sull’importanza di ripristinare gli ecosistemi danneggiati e riportare la natura in tutta Europa, concretizzando in tal senso un punto chiave del Green Deal europeo, ossia invertire la perdita di biodiversità e, per l’appunto, ripristinare la natura. L’Istituzione comunitaria, inoltre, ha proposto di ridurre del 50% l’uso e il rischio dei pesticidi chimici entro il 2030.

In tale prospettiva, muovendo dalle esperienze maturate in materia per il tramite di particolari misure (ad es. rinaturalizzazione, reimpianto di alberi, rinverdimento delle città), la Commissione europea ha prospettato la riparazione dell’80% degli habitat europei in cattive condizioni, così come un nuovo ritorno della natura in tutti gli ecosistemi, assegnando agli Stati membri UE degli obiettivi giuridicamente vincolanti, ad integrazione della normativa esistente.

Nel dettaglio, la Commissione europea ha richiesto l’intervento di misure di ripristino in grado di coprire il 20% delle superfici terrestri e marine dell’UE entro il 2030, estendendosi infine a tutti gli ecosistemi entro il 2050. Come ben si comprende, si tratta di una strategia volta a prevenire i peggiori impatti dei cambiamenti climatici, costituendo altresì un essenziale investimento a garanzia della sicurezza alimentare, della salute e del benessere di tutti i cittadini dell’Unione.

Gli obiettivi della proposta

Sebbene la normativa in esame assegni la massima priorità agli ecosistemi con il maggiore potenziale di rimozione e stoccaggio del carbonio e di prevenzione o riduzione dell’impatto delle catastrofi naturali, il Regolamento proposto dalla Commissione europea troverebbe applicazione – una volta entrato in vigore – con riferimento alla generalità degli ecosistemi, non limitandosi alle zone protette e senza che ciò costituisca una preclusione all’esercizio delle attività economiche (foreste gestite, terreni agricoli e città).

Alla luce di quanto sopra precisato, l’Esecutivo comunitario ha elaborato il testo normativo in esame, avendo a mente, quali obiettivi: l’arresto del declino delle popolazioni di impollinatori entro il 2030 e, successivamente, il rispettivo aumento; nessuna perdita netta di spazi verdi urbani entro il 2030, un aumento del 5% entro il 2050, una copertura arborea minima del 10% in ogni città, piccola città e periferia europea e un guadagno netto di spazi verdi integrati negli edifici e nelle infrastrutture; l’aumento della biodiversità negli ecosistemi agricoli e forestali; il ripristino di habitat marini e di specie marine emblematiche; l’eliminazione delle barriere fluviali in modo che almeno 25.000 km di fiumi siano trasformati in fiumi a flusso libero entro il 2030.

A tali obiettivi vanno aggiunti quelli relativi alla riduzione dell’uso di pesticidi chimici e alla garanzia di sistemi alimentari più sostenibili. Nel dettaglio, la Commissione europea ha previsto target giuridicamente vincolanti a livello dell’UE e nazionale per ridurre del 50% l’uso e i rischi dei pesticidi chimici e l’uso di quelli più pericolosi entro il 2030, con annesse norme maggiormente rigorose concernenti il controllo degli organismi nocivi e divieto di utilizzo nelle aree sensibili, come parchi o giardini pubblici.

La posizione del Parlamento europeo

A distanza di più di un anno dalla presentazione della proposta da parte della Commissione europea, ed esattamente lo scorso 12 luglio, l’Europarlamento ha adottato la propria posizione negoziale con riferimento al quadro normativo designato come Nature Restoration Law. Nello specifico, gli eurodeputati si sono espressi con 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astensioni. 

Va precisato che tale risultato è stato preceduto da una mozione, avanzata dal Partito Popolare Europeo (PPE) e dai gruppi di destra, per respingere in toto la proposta dell’esecutivo comunitario; mozione, questa, che non ha ricevuto l’approvazione dell’Europarlamento (312 voti a favore, 324 contrari e 12 astensioni) e che era stata promossa dal PPE poiché i rispettivi eurodeputati – o la maggioranza degli stessi – ritenevano eccessivamente oneroso e penalizzante per il settore agricolo il testo relativo alla proposta di Regolamento.

Superato con successo l’ostacolo della mozione, il Parlamento europeo  ha adottato – come sopra precisato – la propria posizione con riguardo alla legge sul ripristino della natura. Nel dettaglio, gli eurodeputati hanno sottolineato l’importanza di rispettare gli impegni internazionali dell’UE, in particolare quelli indicati nel quadro globale sulla biodiversità delle Nazioni Unite di Kunming-Montreal, così come la necessità che gli Stati membri UE identifichino le aree da ripristinare, al fine di conseguire nel migliore dei modi gli obiettivi previsti dalla normativa di cui si discute.

I membri del Parlamento europeo, inoltre, hanno introdotto un articolo concernente le infrastrutture di energie rinnovabili. Nello specifico, gli eurodeputati hanno evidenziato come tali impianti debbano essere considerati – e siano in larga misura – di interesse pubblico e il quadro relativo alla Nature Restoration Law non ne impedisce la costruzione, né impone la creazione di ulteriori aree protette.

Prossime tappe

Con quanto verificatosi lo scorso 12 luglio, il Parlamento europeo ha aperto ufficialmente i negoziati con il Consiglio dell’UE, nell’ambito della procedura legislativa ordinaria che dovrebbe portare alla definitiva adozione e approvazione della legge sul ripristino della natura. In tale prospettiva, l’esigenza di intervenire quanto prima appare evidente, in considerazione dei dati negativi che emergono in materia, come la presenza di cattive condizioni nell’80% degli habitat, nonché la riduzione delle zone umide del 50%, tra 1970 a oggi nell’Europa occidentale, centrale e orientale.

In tale scenario, caratterizzato pur sempre dalle divergenze socio-economiche sussistenti tra i Paesi UE e alla luce dell’esperienza della pandemia di COVID-19, il Parlamento europeo si è espresso a favore di un meccanismo di rinvio degli obiettivi di ripristino in caso di shock eccezionali ad effetti negativi non solo per gli Stati membri ma altresì per l’Unione intesa nel suo complesso.


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