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Stati Uniti, la Fed conferma i tassi d’interesse

Il Consiglio della Federal Reserve (Fed), nella recente riunione della Federal Open Market Committee, ha mantenuto invariati i tassi di riferimento negli Stati Uniti.


Il Consiglio della Federal Reserve (Fed), nella riunione della Federal Open Market Committee (FOMC) che si è tenuta nei giorni del 19 e 20 marzo scorso, ha deciso di mantenere invariati i tassi di riferimento della politica monetaria statunitense.

Le ragioni di tale scelta sono state dettate da due ordini di fattori: il primo è la persistenza dell’inflazione nell’economia a stelle e strisce; il secondo è la resilienza della crescita degli Stati Uniti, che mantiene un andamento più che soddisfacente.

L’inflazione continua a mantenersi, infatti, come da previsioni di dicembre, intorno al 2,4% con un peggioramento, però, rispetto alle stime, dell’inflazione di fondo, passata dal 2,4% di previsione per quest’anno al 2,6%. Questo dato ha portato l’Autorità di politica monetaria americana ad adottare una strategia maggiormente conservativa sui tassi, mantenendoli fra il 5,25% e il 5,5% ancora per qualche mese.

Nelle previsioni dello scorso dicembre, erano previsti ben sei tagli dello 0,25% dei tassi per l’anno in corso; adesso, se non vi saranno ulteriori rallentamenti nella riduzione dell’inflazione, sono previsti appena tre tagli da un quarto di punto. Il primo di questi potrebbe essere annunciato intorno al mese di giugno.

La resilienza economica negli States

Quello che sorprende è la resilienza dell’economia statunitense. Nelle previsioni di dicembre per l’anno in corso, era prevista una crescita dell’1,4%: essa sarà ben superiore, toccando il 2,1% quest’anno e riducendosi leggermente al 2% per il 2025 e il 2026, comunque ben al di sopra delle stime di dicembre, che prevedevano un valore dell’1,8% per il 2025 e dell’1,9% per il 2026. 

Un altro dato sintomatico di una certa resilienza economica è la stabilità del tasso di disoccupazione, che mostra una decrescita dello 0,1% quest’anno, rispetto alle stime di dicembre, segnando un secco 4%.

I dati fin qui esposti sono riportati chiaramente nella tabella in basso presente nel documento della Federal Reserve.

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In conclusione, l’inflazione negli Stati Uniti viaggia a un ritmo ancora troppo elevato per permettere una riduzione dei tassi di interesse. In questo è presente una forte coincidenza di politiche con quanto stabilito dall’altra parte dell’Atlantico da parte della Banca Centrale Europea.

Sia al di qua, che al di là dell’oceano, dovremo attendere l’estate per osservare un allentamento della politica monetaria restrittiva delle banche centrali. Sperando che non vi siano cambiamenti che portino a un ripensamento.

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